STORIA DI UN BURATTINO-rivisitazione di una fiaba.

Pinocchio odiava i suoi fili. Era stanco di essere manovrato da qualcun altro. Viveva nel mondo dei burattini. Tutti erano burattini, come lui. Ma lui era diverso, perché lui non era nato burattino. Lui esisteva ancora prima di essere di legno. Provava una certa nostalgia a ripensarci: lui era nato coscienza. Era nato verità. Era nato libertà.
Ma in un mondo di burattini, fatto di fili e marionette, che posto poteva esserci per tutto questo? Pinocchio non vedeva soluzioni, nemmeno una luce alla fine del tunnel. Tutto quello che gli era capitato era stato un susseguirsi infinito di peripezie e disgrazie. E quello che i burattinai raccontavano ai bambini veri su di lui … era una menzogna. Suo padre non l’aveva creato per amore. L’aveva venduto per mancanza di denaro. E non c’era nessuna fata. Piuttosto una strega semmai, che lo usava per accendere il fuoco. Mangiafuoco era sempre stato crudele. E tale era rimasto. E Pinocchio si sentiva un uccellino in gabbia, continuando a sognare il Paese dei Balocchi. Iniziò a muoversi convulsamente, a tentare di staccarsi i fili che lo avvolgevano come una ragnatela. Senza successo. Si abbandonò a terra, inerte. Sebbene fosse fatto di legno, riusciva a sentire le cose. Aveva delle sensazioni e dei sentimenti. Il buio di quella stanza e di quella vita era così opprimente che gli salirono le lacrime agli occhi. “Non voglio fili, non voglio fili, non voglio fili” pensava. Come se il pensarlo più intensamente potesse renderlo vero.
Cri cri. Ehi?- si udì dal fondo della stanza.
Pinocchio si tirò su di scatto.
-Chi c’è?
C’era una lucina piccina che saltellando si avvicinava.
-Sono il tuo Grillo. La libertà che hai perduto.
-Ah complimenti! Hai anche il coraggio di farmi visita!
Al povero burattino venne voglia di allungare la mano e strozzare quell’insettaccio.
-Puoi riavermi se vuoi.
-E adesso mi prendi anche in giro!!!
Il grillo, intrepido, saltellò sulla spalla di Pinocchio.
-Sei stato tu a cacciarmi. Non ricordi? Sei stato tu a decidere che i fili non possono spezzarsi. Che tu non puoi spezzarli.
-Ma che cosa vai blaterando? Io sogno la libertà da sempre!
-E allora perché non te ne vai?
-Perché non posso spezzare i fili!
-Non puoi, dici? …. O non vuoi?
Il burattino tremò. Non sapeva neanche lui se di rabbia o di paura.
-Tu sei spaventato da quello che potrebbe esserci fuori. Sei convinto che ci sia solo qualcosa di peggio di questa vita. E quindi non ci provi nemmeno, non ci provi sul serio. Tu hai paura di ricominciare a camminare senza fili, perché non vuoi prenderti la responsabilità delle tue azioni, perché hai paura di sbagliare. Hai paura di fare delle scelte. Dell’infinita gamma di possibilità che ti si aprirebbero davanti.
Pinocchio ci pensò su un attimo, in silenzio. Poi scosse la testa: -Non é vero. Io sogno un mondo che non esiste, perché sono una marionetta, e non può esistere per me un mondo diverso.
-Tu credi? Mettiti alla prova: mangiami. Afferra la tua libertà. Se mento non avrai problemi, resterà tutto com’è. Ma se dico la verità, riuscirai a spezzare i fili. Scommetti?
Pinocchio esita. Alla fine prende il grillo.
-Se andasse male, avrei solo ucciso un grillo…- e lo mangiò, mandandolo giù senza masticare.
Fu una rinascita.
Pinocchio sentì montare in sé un coraggio e una forza sconosciuti sino ad allora. Iniziò a dimenarsi come un pazzo, e pian piano, come un miracolo, spezzò i fili. C’era una luce che non aveva mai visto: una finestrella, in alto. Si arrampicò con le unghie e coi denti fin lassù, e senza nemmeno pensare a cosa ci fosse di fuori, uscì. Ruzzolò giù per una collina, finché non si scontrò con un cancello le cui porte si aprirono subito. Si rimise in piedi. Guardò l’insegna in alto. “Il Paese dei Balocchi”. Davanti a lui si stendeva un rigoglioso regno vivace, immenso, tutto da scoprire. Si guardò alle spalle. Fino ad allora aveva vissuto in una catapecchia cascante a due passi da un sogno. Spostò di nuovo lo sguardo sull’insegna. Magari non avrebbe trovato nulla di bello oltre quella cancellata. Nulla di quel che cercava. Ma i suoi fili non c’erano più, e lui non poteva sapere come sarebbero andate le cose. La speranza prevalse sulla paura. Oltrepassò il cancello … e fu libero.

 

 

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