Valigie di parole – La letteratura di viaggio

“Il viaggio è una porta attraverso la quale si esce dalla realtà come per penetrare in una realtà inesplorata che sembra un sogno” scriveva Guy De Maupassant nel 1884. Da sempre viaggiare ha esercitato molto fascino sull’essere umano, come esperienza costitutiva di un’innata tensione verso la conoscenza e la scoperta. Il viaggio è attesa e speranza, è desiderio e mistero, è superamento di confini, è un topos culturale che arriva a influenzare l’atto stesso della scrittura. Nasce così la letteratura di viaggio che risponde al bisogno quasi fisiologico di raccontare le proprie esperienze, il prezioso ingresso in una “alterità spaziale”, lo stimolante incontro con individui e culture diverse.

Il Settecento è un secolo cosmopolita, tanto da essere definito da Attilio Brilli “l’età d’oro del viaggio”, poiché circolano non solo le idee, trasportate dalla ventata illuminista, ma anche le persone. L’uomo è da sempre un essere itinerante, ma prima del 1700 si viaggiava per ragioni pratiche precise, identificabili nella guerra, nella politica, nel commercio e nei pellegrinaggi religiosi. Nel secolo dei lumi nasce il viaggio modernamente inteso, come esperienza culturale, formativa e di piacere, che si svilupperà poi nell’800 e ancora di più nel ‘900 quando farà la sua comparsa il viaggio di massa.

La letteratura di viaggio – o odeporica, dal greco odoiporein, camminare- vede una grande espansione proprio nel ‘700 grazie alla pratica del Grand Tour, un viaggio colto e consapevole tipico della classe aristocratica con lo scopo di completare il percorso di formazione una volta conclusi gli studi. La meta prediletta era l’Italia, anche per l’interesse che i suoi tesori archeologici suscitavano in tutta Europa: giungono nel bel paese molti nobili, tra cui grandi scrittori come Goethe e Stendhal che in Viaggio in Italia e in Roma, Napoli e Firenze raccontano le suggestive città italiane, caratteristiche per varietà di costumi, cucina e dialetti. Questi viaggi erano molto costosi e la preparazione era lunga: il Grand Tour poteva durare anche fino a un anno, il rampollo aristocratico era spesso accompagnato dal precettore, dalla servitù e da pittori incaricati di immortalare i paesaggi e, inoltre, venivano studiate le lingue dei territori che ci si apprestava a visitare per trarre il massimo profitto dall’esperienza. Naturalmente anche gli aristocratici italiani viaggiavano e in questo caso di parla di Grand Tour alla rovescia perché essi si dirigevano per lo più verso nord.

Spesso chi intraprendeva un viaggio simile compilava diari e lettere di viaggio, alcune realmente spedite e altre fittizie, che andavano a formare testi e opere di viaggio che ripercorrevano e rielaboravano l’esperienza, in cui era fondamentale la componente avventurosa e realistica. Naturalmente non tutte le scritture di viaggio sono prodotti letterari: se alla scrittura di viaggio appartiene qualsiasi testo redatto da un viaggiatore a prescindere dalla qualità e dall’identità del viaggiatore, nella letteratura di viaggio confluiscono esclusivamente testi artisticamente connotati e di eccellente qualità, presentandosi quindi come sottoinsieme della prima.

William Turner, Ulisse – 1829

Va tuttavia sottolineata una sostanziale differenza tra la letteratura di viaggio (true travel account) e il viaggio in letteratura (fiction travel). L’Odissea, La Divina Commedia e Don Chisciotte sono esempi di viaggio in letteratura: queste opere hanno un’organizzazione topografica molto precisa, l’impatto sul pubblico è dato anche dalle descrizioni dei luoghi e del viaggio che ha una forza icastica e rappresentativa, ma raccontano esperienze fantastiche e immaginarie, il tema del viaggio è utilizzato come elemento strutturale. La letteratura di viaggio, invece, racconta un’avventura realmente vissuta e presuppone un patto di carattere memorialistico in cui l’autore coincide con il narratore e con il protagonista.

La letteratura di viaggio, comunque, è un genere letterario di ampie proporzioni, non è canonico e, alla nascita, non aveva modelli tradizionali a cui ispirarsi. Fondato su un unico principio tematico, questo genere presenta toni narrativi, registri stilistici, finalità informative e affabulatorie tra i più diversi, un mosaico che tenta di raccontare l’esperienza concreta, sfuggente e affascinante del viaggio.

Fonti

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