Intervista ai Pinguini Tattici Nucleari: “Il nostro nome nasce da…”. E su Sanremo…

Hanno appena scollinato i 23.000 “Mi Piace” su Facebook e con la loro musica irriverente, ma ricercata, stanno cominciando a farsi conoscere in lungo e in largo per i confini del Bel Paese, in tre parole: Pinguini Tattici Nucleari, Band bergamasca che ha voluto rilasciare allo Sbuffo un’intervista divertente, semiseria e ricca di contenuti comico-musicali.

Tutta da leggere:

Come è cominciata la storia dei Pinguini Tattici Nucleari?
La storia dei Pinguini è nata a Bergamo (la Liverpool del nord Italia) nel 2012 (Il 1960 del nord Italia). Un gruppetto di amici ha deciso che era arrivato il momento di fare il grande passo: ritrovarsi nella saletta prove dell’oratorio per suonare canzoni di Chiesa rivisitate in chiave metal. Fu questa ribellione a sancire il successo di pubblico immediato dei PTN: al primo concerto, a Villa di Serio, si contavano già 14 appassionati, che dopo un anno erano già diventati 16.

Come nasce il nome della vostra band?
Il nostro nome deriva da un’uscita in una birreria che tre dei membri fondatori (Cris, Cuter e Bernu) fecero in terra bresciana. Questi membri fondatori ora non ci sono più, perché per ragioni di immagine abbiamo deciso che non erano più funzionali al progetto e li abbiamo cacciati rinfacciandogli la loro bruttezza estetica. Durante questa uscita, scoprirono questa birra, ormai fuori produzione, e se ne innamorarono. Tornati in sala prove, proposero il nome ai restati membri della band, ma nacque come uno scherzo: era un nome brutto, stupido, lungo. Tutti lo odiavano tanto, loro tre compresi. E fu proprio nell’odio che trovammo l’unità, l’armonia, il quieto vivere, quindi decidemmo di tenere questo nome.

Oltre alla musica che suonate, quale vi piace ascoltare maggiormente?
Ci piacciono moltissimo i primi Beatles, quando cantava Peter Gabriel, e i Queen di fine carriera, quelli di “I Don’t Want To Miss a Thing”, per intenderci. In aggiunta, ci piacciono molto gli Atheist, i Torsofuck, i Cannibal Corpse e Nina Zilli (soprattutto l’album L’Amore è Femmina).

In alcuni dei vostri brani sembrate avere nei vostri testi influenze che variano da Fabrizio De Andrè a Samuele Bersani: quanto, e se, vi ha ispirato il cantautorato italiano degli ultimi trent’anni?
Ci ha influenzato moltissimo. Bersani ci piace molto, ma anche i Marta sui Tubi, per esempio. Siamo cresciuti ascoltando gruppi come i Musica Per Bambini, FASK, I Ministri e i Tre Allegri. Alcuni di loro ci hanno insegnato che certe frasi hanno un sapore diverso se urlate davanti a un muro di chitarre distorte, altri ci hanno insegnato che a volte non conta quello che dici, ma come.

Facciamo un gioco. Dove vi vedete fra 10 giorni, 10 mesi, 10 anni?
Fra 10 giorni ci vediamo concorrenti a X Factor. Fra 10 mesi ci vediamo giudici a X Factor. Fra 10 anni ci vediamo concorrenti a X Factor di nuovo.

Tutti quelli che in Italia fanno musica si devono inevitabilmente confrontare con la parola “Sanremo”. A voi che effetto provoca: entusiasmo, tensione o indifferenza?
Mah Sanremo non è male, certo ci sono località marittime più interessanti ma anche Sanremo va bene, sai i fiori, il caldo, il pesto, i liguri…

Siete una band di sei elementi, è difficile coniugare tutte le anime del gruppo?
A dire il vero non è molto difficile: in quanto musicisti abbiamo venduto la nostra anima al diavolo firmando un regolare contratto di cessione dei nostri diritti. Il diavolo è il nostro manager, paga i contributi e riceve regolare stipendio. Lui
 per lavoro si deve muovere molto: non gestisce soltanto noi, spesso, quando siamo in tour, lui magari è a Medjugorje per qualche possessione o alla Casa Bianca dove lavora come consigliere. Dati tutti i suoi impegni, non è sempre reperibile telefonicamente: gli Iron Maiden infatti scrissero una canzone riguardo alla frustrazione che provoca il fatto che il diavolo non risponda mai al telefono, “The Number of The Beast”. 
Ad ogni modo è molto ammanicato, e ci ha aiutato molto durante la nostra carriera fino ad ora, quindi ci sentiamo di ringraziarlo.

L’opinione pubblica vi percepisce come una band indie, genere in Italia di cui adesso si fa del gran parlare, voi cosa pensate del momento musicale del Paese?
Noi siamo indie, nella più pura accezione del termine: siamo indipendenti, completamente autogestiti almeno per ora. Non seguiamo logiche di mercato, non abbiamo particolari strategie: facciamo quello ci va, quando ci va. Alla gente sembra andare bene, ma non è detto che non proveremo a fare in modo diverso per il prossimo album. C’è da dire che questo momento è molto positivo per questo tipo di musica: sarebbe ipocrita non dire che i cachet sono aumentati (per tutti, non solo per noi) e che la richiesta, soprattutto per i festival estivi, è maggiore. Sicuramente finirà, non si sa quando. Quando finirà, ci metteremo subito a fare il prossimo genere di moda. Siamo abbastanza sicuri sarà il death metal.


 

Pagina Facebook dei Pinguini Tattici Nucleari

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