Lezione numero 3: mai giudicare un libro dalla copertina, o in questo caso, delle persone dalla maschera che indossano.
“Iowa” e l’album di debutto Slipknot hanno abituato i fans o, comunque sia, il pubblico ad una violenza ed un’aggressività, a livello musicale, uniche nel loro genere. Sia dal punto di vista sonoro, sia per quanto riguarda i testi, gli Slipknot esprimono, fin dagli albori, rabbia ed inquietudine ritmate da percussioni e dalla straordinaria abilità di Joey Jordison (batterista) con le bacchette.
“Tutto molto bello”, direbbe qualcuno, fino a che non si arriva a maggio del 2004, L’Unione Europea si allarga, Michael Jackson viene accusato di abusi su minorenni e la band mascherata pubblica Vol. 3 (the subliminal verses), più precisamente il 25 di questo mese.
E non a caso cattura l’attenzione di tutti, anche se è difficile dire come.
“Non più Slipknot”, potrebbe dire qualche appassionato di musica metal, patito di Spiderman.
Ma, come si può notare nell’album, i nostri supereroi posano i loro costumi da operaio rossi e le celebri maschere, vedasi il videoclip del singolo “Before I Forget”, per affrontare qualcosa di diverso.
O la loro consacrazione di tutto quello che avevano prodotto in passato, o loro rovina.
Rimane tutt’ora questo dubbio, ma molti si sono già sbilanciati.
Ennesima band che prometteva faville con i primi album (Slipknot nel 1999, Iowa nel 2001), preferisce cambiare genere per vendersi al mercato discografico.
Mai fornire giudizi scontati dopo il primo ascolto.
Un album dove si può assistere ad una sorta di maturazione individuale che porta la band ad un salto di qualità notevole. Suono più curato, ordinato ed “asciutto”, dove la voce (Corey Taylor, cantante) sofferente ed espressiva è accompagnata da chitarre distorte (Jim Root e Mike Thompson, chitarristi solisti)
alquanto nitide, con la presenza di alcuni assoli, tamburiritmati ed elementi più melodici.
Insomma, l’approccio non è più come quello di un tempo e la volontà di potenza, caratteristico negli album
precedenti, diventa puro atto, dando vita a composizioni più varie ed accurate.
Certo, può piacere o meno, ma sta di fatto che dietro quel travestimento si cela un talento mostruoso unico
nel suo genere, ma viene ostacolato dall’apparenza poiché quelle maschere sono troppo belle da distrarre
l’ascoltatore.