Disastro in Colombia: ma siamo sicuri sia colpa solo della natura?

Tra la notte di venerdì 31 marzo e sabato 1 aprile la piccola cittadina di Mocoa in Colombia è stata investita da una frana causata da forti piogge: un’enorme quantità di acqua – in poche ore circa 600 millimetri – è caduta sulla città. Il bilancio delle vittime è drammatico: sono circa 290 i morti, 340 i feriti e 200 i dispersi, tra cui si pensa due italiani.
Per questo tali date verranno ricordate dai colombiani come quelle di una delle più grandi catastrofi naturali che li abbia colpiti negli ultimi anni.

Sono molti i disastri naturali che sono rimasti nella storia. Uno dei più famosi e antichi è l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. che ha dato vita ad uno dei più importanti siti storici del nostro paese: le città di Pompei, Ercolano e Stabia, le cui vittime furono sepolte vive dai materiali eruttati dal vulcano.
Se invece si dovesse elencare alcuni dei più famosi disastri degli ultimi anni sicuramente verrebbe in mente la tragedia dell’uragano Katrina, avvenuta tra il 23 e il 30 agosto 2005, che ha causato più di ottomila vittime ed anche innumerevoli danni; o il terremoto di Haiti del 12 gennaio 2010, che causò circa 260.000 morti.
Tragico è stato anche quando, il 26 dicembre 2004, un maremoto nell’Oceano Indiano causò onde anomale che sono andate a colpire le regioni costiere dell’Indonesia, dell’India, delle Maldive, della Tailandia e di molti altri paesi limitrofi, portando centinaia di migliaia di morti. Questi sono solo alcuni dei più devastanti eventi naturali degli ultimi anni e se dovessimo pensare al nostro paese ci verrebbe subito in mente il terremoto dello scorso anno che ha colpito diverse regioni.

Ma perché avviene tutto questo? L’uomo è in grado di far fronte a questi eventi e controllarli?
In molti casi è praticamente impossibile predire e prevenire i disastri, ma nella notte del 1 aprile la situazione poteva andare diversamente in Colombia? Forse si.
Le condizioni del territorio non erano ottimali per evitare il disastro: l’enorme quantità di acqua ha creato una situazione molto delicata e fragile. Il cattivo uso dei terreni è stato il maggior problema: 4,8 milioni di ettari sono stati eliminati nella foresta amazzonica per lasciare maggiori spazi all’agricoltura e ampliare i pascoli.
Luz Marina Mantilla, direttrice dell’istituto amazzonico di ricerche scientifiche (Sinchi), incolpa infatti il processo di deforestazione e ha dichiarato che se questa espansione dovesse continuare le funzioni dell’ecosistema colombiano andranno perse.
Inoltre, la deforestazione influenza anche il clima: Esteban Alvarez Davila, ricercatore e membro della Rete dell’Inventario foresta amazzonica, ha detto che in Amazzonia siccità più gravi e frequenti colpiscono sempre di più le foreste, portando alla minor crescita degli alberi che sopravvivono.

Fermare la deforestazione non è semplice, ma dovrebbe essere prioritario per l’ambiente, per rafforzare il territorio e prevenire disastri naturali come questo.
Infatti, se il territorio fosse stato trattato meglio e fosse stato utilizzato nel modo corretto, un disastro di così ampie dimensioni come quello del 1 aprile non sarebbe capitato. Ora i colombiani dovrebbero cercare di diventare più consapevoli di ciò ed iniziare ad imparare a rispettare le risorse che il loro territorio naturalmente gli offre anche per prevenire tragedie future.

Fonti: Il Messaggero.it; elcolombiano.com , lifegate.it , natsper.org , corriere.it , giornaledipuglia.com

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