Mare d’aprile

Sta guardando dalla finestra, Nina.
Trentaquattro anni e ancora crede che bastino un orizzonte nebbioso e mezza sigaretta a rivelarle qualche miracolo segreto.
Non che si aspetti qualcosa in particolare, per quanto ne sa il mondo è stupore per chi vuole stupirsi, in quanto a lei, ormai preferisce avere in mano pochi fili ma sicuri.
Così, a quest umido Aprile, Nina chiede solo un minuto. Pochi secondi di silenzio, a guardare per guardarsi, insieme tesa e morbida, come un panno al vento.
Il tessuto serico della vestaglia si adagia con rispetto sul suo corpo, scarno e ostile come la cruna di un ago, i piedi lattiginosi sul freddo marmo tengono Nina in equilibrio, per metà lei per metà un’altra, per metà li per metà altrove, per metà in ombra e per metà alla luce debole e metallica di Milano.
Ha capito, Nina, che la vita non è uno dei suoi luminosi scatti.
Esattamente cos’è che è andato storto? La luce? L’esposizione forse, o la messa a fuoco?
Nello specchio non riesce a vedere che se stessa, cosa vedrà Lei?
E’ troppo tardi per chiederselo.
….
Sta guardando dalla finestra, Marta.
Una finestra sconosciuta, che da su un mondo sconosciuto, in un tempo indefinito.
“Ti porto a fare un viaggio Nica, fidati di me, ci divertiremo” così le aveva detto Nonna Ro.
Non per quanto, non per dove, non perchè.
Rosalia sapeva che Marta era una bambina con la testa piena di avventure, lo ricordava bene, da piccoli non esistono paure ma solo speranze. Non ci aveva messo molto a convincerla, era bastato un biglietto aereo e il sogno di un volo.
L’adrenalina le aveva chiuso gli occhi con pesantezza, Marta aveva dormito per buona parte del viaggio e ora, da quella finestra, non capiva neanche se fosse mattina o sera: il sole non c’era. Era alto e accecante nel cielo? Oppure basso, arancio, che quasi tocca il mare?
 In effetti non riusciva neanche a vederlo, il mare.
-“Nonna Ro?”
-“Dimmi nicuzza”
-“Dove sta il mare? ”
-“Nica qui non c’è il mare, è lontano”
-“Dobbiamo andarci con la macchina?”
-“No, molto lontano”
Silenzio.
-“Quindi qui nessuno ha mai visto il mare?”
-“Ma certo che l’hanno visto nica, saranno andati in vacanza in qualche posto con il mare”
-“La signora di sotto sicuro non ci è andata in vacanza, hai visto che faccia cattiva?”
-“Nica…”
-“Lo dici sempre tu che il mare ci regala “dell’azzurro la paci, del sale lu sapuri e dell’onda la foizza”
-“E’ vero!”
-“Beh quindi non tutti ce l’hanno se il mare non sta ovunque!”
Rosalia guarda quegli occhi impetuosi come puledri, Marta le ricorda un po’ Vito, il suo Vito, come se non bastasse il nero a ricordargli ogni giorno che ormai Vito non c’era più.
-“Nica il mare fa quello che può, dove non arriva lui arrivano quelli che lo portano dentro”
E’ un metro e venti centimetri scarsi, al davanzale ci arriva a stento, solo grazie ad un vecchio sgabello di legno d’acero e ad una buona dose di ostinata determinazione.
E’ scomoda, in punta di due piedi che amano stare senza scarpe, sfrega il sinistro con insistenza sul polpaccio destro per sconfiggere, in una piccola odissea, le rosse e innumerevoli punture di zanzara.
In una mano: pane morbido e marmellata che divora con successo, un grumo di uva zuccherata le rimane sull’angolo della bocca, ma Marta non se ne accorge.
Non lo sa, non può capirlo ancora, ma è circondata dalla grazia. Capisce la bellezza.
La frangia del caschetto castano caldo è troppo lunga e i ciuffi le cadono in disordine sugli occhi scuri scuri, li sposta infastidita con la mano appiccicosa e si concentra su quella distesa di palazzi grigi.
Si gira, improvvisamente, quasi con un balzo quei due occhi fissano gli altri azzurri, così diversi dai suoi e in piena di lacrime.
“Del sale il sapore”
Davanti a Marta: un fascio di tremori e rimpianti tiene in mano una piccola foto luminosa.
Ha capito, solo un secondo e Marta è cresciuta.
“Dell’onda la forza”
Solo un secondo e Marta perdona.

“Dell’azzurro la pace”

credits

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