L’albero delle possibilità: come la scrittura dilata il tempo, lo spazio e l’esistenza

Prendetevi un momento.
Va bene uno qualunque, un viaggio in treno, un caffè dopo pranzo, l’attimo prima di chiudere gli occhi la sera, o quei cinque minuti in più che vi concedete la mattina prima di alzarvi. Guardate un punto fisso, uscite da voi stessi, osservatevi da lontano e provate a pensare all’insostenibile leggerezza del vostro essere.
Cosa lo rende tale?
Le infinite possibilità che si dissolvono ad ogni vostra scelta, scandita dal tempo, e che proseguono la loro corsa folle in un contesto parallelo, ma inafferrabile.
Si perché l’esistenza è come il mare del signor Palomar*, cerchiamo di disegnare un riquadro entro il quale circoscriverla, ma ad ogni luce che filtra, ad ogni scelta di un punto di vista attraverso il quale osservarla, questo multiverso* (per dirla con il termine scientifico) viene irrimediabilmente turbato, scompare e diventa una sola e inequivocabile strada a senso unico.

Diversi autori riflettono sul valore di questo universo cosi intricato, e invece di una mappa per orientarci tra le possibili scelte, ne sottolineano la crudele e caotica bellezza.
In Finzioni (Ficciones), raccolta di racconti scritti tra il 1935 e il 1944 da Jorge Louis Borges, lo scrittore di Buenos Aires, da sempre interessato alla fluidità e alla plasticità della vita, ci spinge all’ammirazione, alla contemplazione del fenomeno che questo articolo tenta di analizzare.
Nella premessa ci conferma che uno dei romanzi al suo interno, Il giardino dei sentieri che si biforcano, è un poliziesco,: “I lettori assisteranno all’esecuzione di un delitto il cui scopo non ignorano, ma che non comprenderanno, mi sembra, fino all’ultimo paragrafo”.
Non ci svela però quanta metaletteratura e quanto denso pensiero filosofico ci siano dietro.
Dietro e dentro questo delitto, una storia.
Una storia lontana e vicina che parla di un libro da scrivere e di un labirinto da costruire, i quali finiranno inevitabilmente per coincidere.
“Un labirinto di simboli,- corresse. – Un invesibile labirinto di tempo.”
Ts’ui Pen, un personaggio sfocato ma dalla forte presenza “scenica”, è l’autore di questo antico e misterioso libro-labirinto (anch’esso intitolato, appunto, Il giardino dei sentieri che si Biforcano). Per comprenderne la natura, per sciogliere quello che sembra essere il nodo principale, è bene lasciare libera la voce del protagonista del romanzo di Borges, che sia lei a guidarci!
“Mi colpì la frase: “Lascio ai diversi futuri (non a tutti) il mio giardino dei sentieri che si biforcano”. Quasi immediatamente compresi; il giardino dei sentieri che si biforcano era il romanzo caotico; le parole ai diversi futuri (non a tutti) mi suggerirono l’immagine della biforcazione nel tempo, non nello spazio. Una nuova lettura di tutta l’opera mi confermò in quest’idea. In tutte le opere narrative, ogni volta che s’è di fronte a diverse alternative ci si decide per una e si eliminano le altre; in quella del quasi inestricabile Ts’ui Pên ci si decide – simultaneamente – per tutte. Si creano, così, diversi futuri, diversi tempi, che a loro volta proliferano e si biforcano.”

Da millenni l’esercizio della scrittura permette all’uomo di uscire dai binari dell’ordinario, che sia grazie all’evasione fantastica, ad una lirica introspezione o addirittura all’indagine storica o giornalistica, dove però il termine indagine deve determinarne la competenza autoriale, con la necessaria capacità di inglobare le diverse facce della realtà raccontata, sondandone le profondità e arrivando in angoli che non concedono spazio ad argomentazioni capziose.
La scrittura, con sottigliezze e virtuosismi, ci concede una dolce menzogna: nasconde la fatalità e la solitudine di un percorso unico, sostituendolo con un groviglio di variabili che proprio la mano dello scrittore intreccia con un ritmo ogni volta diverso.
L’autore si divide (voce narrante onnisciente, inaffidabile, esterna), il suo sguardo muta (focalizzazione interna, esterna, zero), il tempo si annulla (analessi, prolessi).
Scrivere è indagare, scomporre la realtà in tutte le sue forme, magari contraddittorie, e renderle possibili e coesistenti.
La fertilità dei dettagli analizzati, ovvero la loro capacità di moltiplicarsi e diramarsi, non li rende unici ma solo potenziali, cosicché nulla sia definitivo e tutto inafferrabile.

Quando si scrive ci si concede quindi uno spazio in cui essere.
Essere al massimo grado, in tutte le forme di noi stessi e in tutte quelle di chiunque altro ancora.

 

*Palomar: Romanzo di Italo Calvino, 1983.

*Multiverso: In fisica moderna il multiverso è un’ipotesi che postula l’esistenza di universi coesistenti fuori del nostro spaziotempo, spesso denominati dimensioni parallele; fisica moderna il multiverso è una teoria che postula l’esistenza di universi paralleli fuori del nostro spaziotempo.

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