Tutto il mondo è paese: i gradi di separazione sono davvero sei?

Che sia stato alla festa di compleanno di un amico di vecchia data, in vacanza dall’altro capo del mondo o lungo un sentiero di montagna poco frequentato, è capitato a tutti almeno una volta nella vita di incontrare quella persona che ci ha fatto esclamare “come è piccolo il mondo!”.

Mondo: non esiste concetto più ampio e difficile da definire. Come lo immaginate voi, il mondo? Al solo pronunciare questa parola, nella mia mente si delinea l’immagine stilizzata del nostro pianeta Terra che, girando, mi lascia sbirciare cosa succede nello stesso istante in ogni suo angolo. Ed ecco il suono di migliaia di lingue che si sovrappongono l’una all’altra, un arcobaleno di colori di pelle, paesaggi che non potrebbero essere più variegati e un numero imprecisato di usi e tradizioni. Che meraviglia la diversità! E se  vi dicessi che ognuno di noi non è poi così distante da tale diversità? Ogni persona che calpesta la superficie terrestre sembrerebbe infatti essere connessa a qualunque altra da un percorso costituito da un numero limitato di collegamenti. La determinazione del numero più esatto possibile di questi nodi invisibili che si insinuano tra individuo e individuo è oggetto di fervente ricerca a partire dal secolo scorso.

Secondo la teoria dei sei gradi di separazione, ogni persona è collegata a qualunque altra da una catena di conoscenze e relazioni mediamente costituita da sei anelli. In altre parole, sei sono i passaggi che in media separano ogni essere umano da qualsiasi altro. Supponiamo quindi di estrarre a sorte una persona che abita in una qualunque parte del globo: ci saranno non più di cinque individui connessi tra loro che ci condurranno a quella persona. Questo significa che nella mia rete di conoscenze ci sarà una prima persona che a sua volta ne conosce una seconda, la quale ne conosce una terza e così via fino ad arrivare alla quinta, la quale ha dentro la sua rete di conoscenze la persona che abbiamo estratto a sorte. Sebbene il procedimento possa sembrare lungo e complesso, è in realtà sorprendente pensare che non sono poi molti i passaggi che ci separano da qualcuno che neanche lontanamente conosciamo, anzi non abbiamo mai visto in vita nostra e magari vive a migliaia di chilometri di distanza da noi.

La teoria, formulata per la prima volta nel 1929 dallo scrittore ungherese Frigyes Karinthy, ha trovato applicazione concreta nell’esperimento sociale dello statunitense Stanley Milgram del 1967. Il sociologo selezionò casualmente un gruppo di americani del Midwest e chiese a ognuno di loro di spedire un pacchetto a un estraneo del Massachusetts, conoscendo solo il nome del destinatario, la sua occupazione e la zona di residenza, ma non l’indirizzo preciso. Fu quindi chiesto a ciascuno dei partecipanti all’esperimento di consegnare il proprio pacchetto brevi manu a una persona da loro conosciuta, che a loro giudizio avesse il maggior numero di possibilità di conoscere il destinatario finale. Quella persona avrebbe fatto lo stesso con una seconda persona e così via fino a che il pacchetto non sarebbe giunto tra le mani del destinatario finale. Le previsioni parlavano di almeno un centinaio di intermediari per completare con successo la consegna del pacchetto, quando sorprendentemente ce ne vollero in media solo tra i cinque e i sette.

Non sono pochi gli esperimenti che hanno posto il numero sei sul gradino più alto del podio. La sua supremazia indiscussa ha però avuto vita breve, scalzata da un numero decisamente più basso quando la teoria del mondo piccolo si è trovata faccia a faccia con l’universo dei social network. Secondo uno studio italianissimo condotto dall’Università degli Studi di Milano nel 2011 i gradi di separazione tra una qualsiasi coppia di utenti su Facebook scenderebbero a 4,7, dato che ha subito un’ulteriore flessione negativa con il passare del tempo e non sembra conoscere ostacoli nella sua discesa. In occasione del dodicesimo compleanno del colosso di casa Zuckerberg (4 febbraio 2016), l’esperimento è stato infatti riproposto, restituendo un sorprendente 3,57 come risultato, che quasi getta nel dimenticatoio i cari e vecchi sei gradi di separazione. Tuttavia, su Facebook il concetto di amicizia assume un significato sensibilmente diverso rispetto alla vita reale e non si può perciò dire che gli stessi dati debbano essere presi come oro colato anche nel mondo fisico.

Il mondo virtuale è una copia offuscata e accelerata della realtà. La nuova unità di misura del click sta rendendo tutto troppo accessibile in tempi brevissimi: senti un irrefrenabile bisogno di far tue le scarpe all’ultimo grido che hai appena visto sul tuo fashion blog preferito? Nel giro di 24 ore saranno a casa tua, pronte da essere sfoggiate. Stai visitando una nuova città e non sai dove pranzare? I motori di ricerca ti consigliano il miglior ristorante della zona ancor prima che tu glielo possa chiedere. Assodata l’indubbia comodità che si nasconde dietro ai moderni touch screen, non ci stiamo accorgendo di perdere il piacere dell’attesa e dello sforzo. Il perderci in un luogo mai visto prima, costringendoci a fermare un passante per chiedere informazioni, il procrastinare un acquisto per mesi passando più e più volte davanti alla vetrina, così come la difficoltà di raggiungere una persona sono cose a cui siamo diventati intolleranti, dal momento che il web ci fornisce ogni tipo di risposta in un secondo e non siamo disposti ad aspettarne nemmeno uno in più del necessario, abbattendo ogni tipo di sforzo. Diciamo quindi addio a ricerche in stile FBI per mettersi in contatto con chi desideriamo, poiché ora gli step da seguire si possono contare sul palmo di una mano. Oggi con internet non c’è persona troppo lontana, troppo ricca, troppo famosa, troppo importante che non si possa in qualche modo contattare con pochi passaggi, senza nemmeno scomodarsi dalla poltrona di casa. Forse è proprio vero che non c’è “nessun grado di separazione”, come canta Francesca Michielin.

E dire che il tempo e l’impegno necessari per conseguire un obiettivo rendono ancora più dolce il taglio del traguardo.


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