Istruzione pubblica ma a pagamento

Il 10 dicembre del 1948 veniva firmata a Parigi la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Questo documento garantisce, tra i tanti, anche il diritto allo studio come uno dei diritti fondamentali e inalienabili della persona. Ma proprio pochi giorni prima che la Dichiarazione festeggi i suoi 68 anni arriva dalla stessa capitale francese una pugnalata diretta al cuore del diritto all’ istruzione. E la pugnalata arriva da Marine Le Pen.

 

Le Pen e la scuola senza immigrazione

In un comizio tenutosi a Parigi, in vista delle presidenziali di aprile 2017, la candidata del Rassemblement National, partito di estrema destra francese, ha infatti cavalcato ancora una volta il tema della lotta all’immigrazione che, insieme all’uscita dall’Unione Europea, la contraddistingue maggiormente dall’avversario repubblicano Francois Fillon. Questa volta non si è limitata a colpire i profughi che cercano di entrare in Francia, ma bensì ha posto la sua attenzione verso i più giovani: i figli degli immigrati. “La ricreazione è finita. Non ho nulla contro gli stranieri, ma se vengono nel nostro Paese non devono aspettarsi cure e assistenza, né tantomeno di poter frequentare le nostre scuole gratuitamente”, ha detto la candidata.

Le Pen ha poi precisato che non parlava degli immigrati in generale, ma solo dei clandestini, puntualizzando che comunque secondo lei ogni straniero che usufruisce di un servizio sociale in Francia dovrebbe essere tenuto a pagare un’ imposta.

L’istruzione come integrazione?

La situazione sembra quasi surreale se si pensa che alcuni dei migranti scappano in Europa, non solo per fuggire da guerra, carestie e difficoltà economiche, ma anche per garantire ai propri figli un diritto all’istruzione quasi sempre inesistente nel proprio Paese d’origine. Emigrano per garantire un futuro migliore. E sembra ancora più surreale visto che proprio in questi giorni si alza un grido da molte associazioni umanitarie a causa dell’impossibilità dei bambini siriani di poter frequentare la scuola. Senza perdersi però in facili populismi in difesa dei bambini che fuggono da zone devastate dalle guerre e da mille altri problemi, incolpevoli del loro status di migranti, e che con una decisione del genere si vedrebbero chiusa anzitempo l’opportunità di un futuro migliore, la scelta di negare loro l’istruzione pubblica andrebbe analizzata da un punto di vista sociale.

L’istruzione è infatti un veicolo fondamentale per garantire l’integrazione tra i migranti ed il tessuto sociale già esistente, ed evitare così la formazione di ghetti de facto, dove prospererebbero ignoranza, diseguaglianza sociale, analfabetismo e odio. Dove troverebbero terreno fertile anche quegli estremisti combattuti in Francia e che, probabilmente, una politica che mira a escludere gli immigrati dall’istruzione finirebbe per alimentare.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.