Il teatro di consumo dell’Ottocento

È ancora fresca nella memoria la prima della Scala del dramma di Madama Butterfly, alla quale hanno assistito molte celebrità. Il teatro, come quest’ultima occasione ha riconfermato, è oggi un luogo di classe e di cultura, a cui partecipano pochi appassionati e ancora meno si possono permettere di assistere ad una prima. Ma un tempo non era così.

Tra settecento e ottocento

A cavallo tra Settecento e Ottocento, la maggior parte degli spettacoli teatrali erano prime ed erano frequentati da tutte le fasce della popolazione. Alcune ricche famiglie prenotavano annualmente i palchi e le persone comuni pagavano il biglietto di ingresso senza particolari sacrifici economici, ma tutto il pubblico cercava novità, e la Commedia dell’Arte rispondeva. Una stessa compagnia di teatranti aveva in programma in contemporanea diversi testi, e uno spettacolo veniva replicato nella stessa città solo se aveva tanto successo, perché era raro che il pubblico tornasse a vedere una commedia che aveva già visto. I prodotti teatrali erano beni di consumo che perdevano molto velocemente la loro attrattiva.

Alla fine del ‘700, gli attori erano brillanti acrobati e ballerini. La trama delle opere era solo abbozzata nei canovacci, ed era un gioco di bravura dell’attore creare, improvvisando, scene comiche e battute, in coerenza con il proprio personaggio, che rimaneva fisso nel corso della carriera teatrale. Si ha così notizia di grandi attori come Antonio Sacchi, un Arlecchino (lodato perfino da Carlo Goldoni, nonostante criticasse questo genere di teatro). Fu talmente importante che oggi il suo nome d’arte Truffaldino viene ancora associato alla maschera.

Inizio ‘800

Ma all’inizio ‘8oo, i personaggi si irrigidirono e le scene divennero sempre più ripetitive. La qualità si abbassò molto, sfociando anche nel volgare, mentre aumentava contemporaneamente la quantità di commedie di repertorio. Inoltre il teatro antico e d’autore erano limitati ad un pubblico colto tanto ristretto che non toccava minimamente la maggior parte delle persone.

Eppure il pubblico apprezzava questo teatro, perché per quanto oggi possano apparire commedie vuote, erano semplici ma emozionanti e soprattutto divertenti, non molto diversi dal cabaret, dalla musica e da molte commedie cinematografiche odierne. Chi nega che non siano colti? E chi non apprezza nuovi spettacoli e nuovi film? Opere di bassa qualità continuano ad incassare migliaia di euro ogni anno, mentre le produzioni culturali sopravvivono ai margini della società, proprio come allora: il teatro di consumo ha solo cambiato forma.

 

Fonti

M. Cambiaghi, I cartelloni drammatici del primo Ottocento Italiano, Milano, Guerini e Associati, 2015

S. Ferrone, La vita e il teatro di Carlo Goldoni, Venezia, Marsilio, 2010

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