Bisogna solo aspettare che gli occhi si abituino all’oscurità

È un capolavoro introspettivo, un romanzo diverso dal solito, sorprendentemente convincente. Lascia immaginare la solitudine, i sentimenti spesso nostri padroni; chiede di arrendersi alla propria esistenza in quanto esseri umani imperfetti, in dovere, alle volte, di sbagliare.

S’intitola Norwegian Wood, esce nel 1987 e l’autore è Murakami Haruki. Egli, per la prima volta nella sua produzione narrativa, prova a descriverci un mondo non onirico ma reale, e in quanto tale spaventoso ma tremendamente emozionante.

 

È la storia di un ragazzo, Watanabe Tōru, e della sua vita, descritta introspettivamente, quasi dipinta sul cuore di ognuno di noi.

Narrato in prima persona, il romanzo è un lunghissimo flashback raccontato dal protagonista stesso. Egli, atterrato ad Amburgo, al suono di “Norwegian Wood” dei Beatles ricorda un fatto avvenuto molti anni prima (diciassette per la precisione), e che l’ha segnato profondamente.

Principalmente il suo ricordo si focalizzerà su Naoko, ragazza della quale si era innamorato, precedentemente fidanzata con il suo migliore amico Kizuki, morto suicida pochi mesi prima. Grazie a questo ripercorrerà gli anni della sua adolescenza, gli amori, le indecisioni, le lotte con sé stesso, il periodo dell’università e del collegio.

Il tutto è ambientato verso la fine degli anni ’60, anche se il riferimento storico servirà unicamente a sottolineare quanto Watanabe sia chiuso in sé, concentrato su ciò che sente, percepisce. Viene evidenziata la sua natura introspettiva che lo estranea dai fatti, dalle rivoluzioni che accadono attorno a lui; la sua è una testimonianza di vita volta a scoprire quelle parti di se stessi ancora al buio, un racconto dell’adolescenza, quella caratterizzata dalla continua lotta fra il desiderio di omologarsi agli altri e rimanere fedeli al proprio essere, scoprirsi, con le proprie mancanze e i propri punti di forza.

Soprattutto l’amore e l’indecisione saranno spunto di riflessioni per il protagonista, che imparerà a seguire il proprio istinto, il tanto temuto sesto senso. Rivaluterà la morte, quasi accettandola, capirà che fa parte, è intrinseca alla vita stessa.

Un romanzo di formazione di una delicatezza unica, accessibile a chiunque ma non per questo scontato o banale. Un viaggio all’interno di un’anima fragile, specchio di una fase vissuta, prima o poi, da ognuno di noi. Un libro da segnare sulla lista e da vivere, assolutamente.

 

FONTI:

testo: conoscenze personali

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