Ghost in the Shell

È finalmente arrivato il periodo d’oro per gli appassionati di anime e manga: infatti dopo l’annunciata -e criticata- produzione Netflix di Death Note, sempre più breve è anche l’attesa per il live-action -rigorosamente americano- di Ghost in the Shell, il manga -poi film anime e videogioco- thriller poliziesco fantascientifico nato dalla penna di Shirow Masamune, al secolo Masanori Ota.

La storia è ambientata nel XXI secolo -il manga è stato scritto nel 1989- e segue le vicende dell’agente Motoko Kusanagi e della Sezione di Sicurezza Pubblica numero 9, conosciuta più semplicemente come “Sezione 9”, un’unità specializzata nella risoluzione di casi e di crimini collegati all’informatica e alla tecnologia. Infatti l’ingegneria robotica e le nano macchine hanno fatto passi da gigante, diventando sempre più pervasive e trasformandosi in quotidianità non solo nel mondo esterno, ma anche “dall’interno“: tutti gli uomini infatti sono sempre collegati alla rete, tramite degli impianti situati nel loro stesso cervello ed è sempre più labile la distanza che separa gli uomini dai cyborg -definita appunto dal Ghost, l’anima, che li divide invece nettamente dai robot comuni.

Complesso, introspettivo, accattivante, futuristico e innovativo sotto tutti i punti di vista, Ghost in the Shell è stata la storia che ha sancito non solo nella cultura manga e tra i mangaka (i fumettisti di manga), ma anche più in generale nel pensiero comune, un’enorme rivoluzione della concezione del mondo della fantascienza e in particolare di come veniva vista l’intelligenza artificiale, da nemico dell’umanità a una normale evoluzione di essa -come dice Gianmaria Tammaro qui.

Ci si aspetta molto dall’adattamento live-action hollywoodiano, soprattutto in termini di scenografia e regia -si confida che i toni rimangano fedeli ai film “originali” del 1995 e 2004 di Mamoru Oshii–  e sebbene forte è il dubbio, molta curiosità c’è anche per vedere la resa di Motoko Kusanagi o, meglio, la performance di Scarlett Johansson, assente da molto in una pellicola di cui è l’unica protagonista -tralasciando il format The Avangers della Disney Marvel, l’ultimo ruolo da one-woman show risale al 2014 con il film di Luc Besson Lucy.

Curiosità sicura ma nessuno nasconde comunque una genuina preoccupazione del whitewashing degli attori, ma non dei nomi o dei contesti -cosa invece che è stata evitata per Death Note come facciamo notare qui– che potrebbero stonare nel prodotto finale -infatti, come fa notare un utente Twitter, Scarlett Johansson è pur sempre “una donna bianca che interpreta un personaggio che si chiama Motoko”.

Non è possibile speculare più di tanto e non è possibile muovere nessuna critica -in positivo o negativo. L’unica cosa che è possibile affermare con sicurezza è che il primo trailer completo rilasciato è “beyond cool” –qui– e molto simile al primo adattamento di Mamoru Oshii.

Per la regia di Rupert Sanders, Ghost in the Shell è atteso per Marzo 2017.

 

Masamune Shirow, Paramount Pictures, DreamWorks Pictures, Ghost in the Shell, locandina, 2017

Production I.G, Mamoru Oshii, Ghost in the Shell, 1995, screen

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