Paralimpiadi: Bebe Vio fa sognare gli Italiani

Di Martina Ludovisi

L’Italia chiude con 39 medaglie questa nuova, emozionante, esperienza olimpica.

A Londra aveva concluso con 28. Splendono Martina Caironi e Monica Contraffatto che ha deciso di iniziare la carriera paralimpica, dopo una mina in Afghanistan, guardando la sua compagna Caironi correre, e vincere, i 100 metri a Londra.

Ma la stella italiana più luminosa nella notte di Rio, sembra essere la portabandiera Beatrice (Bebe) Vio, alla sua prima esperienza, ma vincitrice dell’oro nel fioretto individuale con un punteggio di 15-7 e fondamentale nella rimonta per il terzo posto, nel fioretto a squadre, dove entrata con un punteggio di 40-38 per Hong Kong, scende dalla pedana vincitrice con un 44-45 meritatissimo.

Stupisce sentir affermare ai microfoni Rai “sono una ragazza fortunata, non sarei quello che sono senza la malattia”: ricorda così la meningite fulminante che a 11 anni l’ha costretta alla perdita di braccia e gambe; una malattia prevenibile con il vaccino, ancora oggi contestato ed evitato da molti genitori, che in questo modo rischiano di mettere a repentaglio la vita dei propri figli.

Per Bebe non è la fine ma l’inizio: dopo uno stop di pochi anni per abituarsi alla nuova condizione, sale nuovamente sulla pedana e vince. Oro agli Europei, oro ai Mondiali e adesso, sul podio più alto delle Olimpiadi. Grazie alla fama ottenuta, non solo con il talento ma anche con la positività della sua indole, diventa testimonial della nuova campagna di sensibilizzazione #WinForMeningitis, con le immagini della famosa fotografa australiana Anne Geddes.

Talento e carisma che porta con sé in pedana e nelle numerose interviste, nelle quali continua il suo appello: “non importa essere disabili o normodotati, importa fare sport” .

Art4sport è infatti l’associazione creata dai genitori per aiutare, dal punto di vista economico e organizzativo, le famiglie di bambini con protesi permettendo loro di giocare e divertirsi attraverso le attività sportive.

 

E Bebe? Vive l’adolescenza come tutte le ragazze della sua età, ama Jovanotti e la sua canzone preferita è proprio “Ragazzo fortunato”.

Perché? Per forza, come fai a non sentirti fortunata quando vivi un momento come il mio?”.

Una storia come la sua è unica al mondo: l’atleta è la sola a tirare di scherma con un’amputazione quasi completa a tutti e quattro gli arti; ci sono voluti tempo e fatica anche solo per conciliare protesi e fioretto in un unico elemento.

Ma le sue urla dopo la vittoria nella finale olimpica sono contagiose e commuovono, oltre al fatto che Bebe ha lasciato gli italiani tutti con il fiato sospeso e la bocca aperta: dopotutto è solo “una ragazzina” che ha vinto la più ambita delle medaglie.

Inutile dire che il suo sorriso e la sua positività annullano qualsiasi mancanza fisica: ormai non è più nota solo come il prodigio della scherma, non è conosciuta per l’incredibile bravura, mantenuta e migliorata dopo la tragedia che l’ha colpita così giovane; Bebe Vio è adesso il volto della rinascita, si capisce anche solo dal suo sorriso, segno di una gioia che la campionessa vuole mostrare a tutto il mondo.

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