“Narciso e Boccadoro” – Herman Hesse

Non è il nostro compito quello d’avvicinarci, così come non s’avvicinano fra loro il sole e la luna, o il mare e la terra. Noi due, caro amico, siamo il sole e la luna, siamo il mare e la terra. La nostra meta non è di trasformarci l’uno nell’altro, ma di conoscerci l’un l’altro e d’imparare a vedere e a rispettare nell’altro ciò ch’egli è: il nostro opposto e il nostro complemento.

La perenne ricerca dell’identità è ciò che caratterizza maggiormente i romanzi di Herman Hesse. La verità, l’essenza, il contrasto tra la materia e lo spirito. Il tema di cui tratta questo libro è indicibilmente attuale: anzi, potremmo dire intramontabile. Chi non si è mai posto la questione: “Qual è il mio scopo sulla terra? Come posso io contribuire al ciclo della natura? Qual è il cammino lungo il quale ciascuno di noi deve procedere?”

L’autore tratta spesso di temi legati all’esistenza, nei quali quasi si percepisce la tensione per un equilibrio agognato e spesso irraggiungibile, ricercato  in vari modi.
Narciso e Boccadoro è stato scritto nel 1930, dopo che in altri romanzi come Siddharta e Il lupo della steppa aveva già trattato temi legati all’ essenza dell’uomo, alla dualità e contrasto tra ciò che si è, ciò che si vorrebbe essere e ciò che si sa di non essere. Qui soprattutto, Hesse riesce a esprimere ciò che intende per Verità.

La trama è incentrata su due personaggi, apparentemente incompatibili: uno è il monaco Narciso, contemplativo, spirituale, ascetico, fedele alla scienza e al pensiero logico. Narciso parrebbe indenne ai problemi mortali, che invece emergono nell’evoluzione del personaggio, come debolezza e allo stesso tempo come conferma della sua umanità.
Il suo opposto è Boccadoro, il quale incarna il baratro tra superficialità e spiritualità: Hesse lo concretizza nella creazione di un artista vagabondo, amante delle donne e dell’amore, che ha la necessità continua di percepire con i sensi e con l’esperienza per perseguire la propria realizzazione personale.

Le vicissitudini di Boccadoro costituiscono l’ossatura del romanzo, a partire dal suo arrivo al monastero di Mariabronn, nel quale incontra Narciso. La storia procede tra la narrazione degli eventi e le riflessioni dell’autore, a volte quasi impercettibili, nascoste dietro una descrizione o un episodio, altre volte inserite nelle parole dei personaggi. Boccadoro non avrebbe ragion d’essere senza Narciso, e viceversa. La complementarietà degli opposti che creano l’intero si manifesta nella loro realizzazione e penetrazione parallela. L’equilibrio che l’autore ricerca, ispirato dalla filosofia orientale, non potrà essere mai totalmente “puro”.

Leggendo questo romanzo, mi risulta spontaneo pensare al mondo in cui viviamo.
Una realtà nella quale tutto procede così velocemente, in cui tutto è così accessibile e allo stesso tempo complicato, in cui sembra non ci siano possibilità, proprio perché ce ne sono troppe… In un mondo così, cosa è veramente importante? Per quale via dovremmo procedere, se quella dei sensi o quella del pensiero, se attraverso la materia o seguendo la ragione? Quale strada ci condurrà alla Verità? Credo che dobbiamo ricordarci dell’insegnamento che questo romanzo ci fornisce, per poterci destreggiare tra le mille strade, apparentemente inconciliabili, che ci si aprono davanti. Non si può giungere a comprendere l’altro, il diverso, se non si lavora sulla propria approvazione come individuo. Non si raggiunge la Verità se non si accetta e non si dà fiducia a ciò che è diverso da noi.
Una parola per racchiudere il senso di questo libro è: incontro.


Fonti

Wikipedia

Crediti

Copertina

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