Sul libro di Maurizio Cucchi ”Malaspina”

Tra i maggiori poeti italiani viventi vi è Maurizio Cucchi, una figura che spesso vaga per Milano, con un Toscanello tra le labbra e uno sguardo tra la terra e il cielo, sempre attento, circospetto.

Una delle sue ultime raccolte di poesie, Malaspina, edita da Mondadori, è un lavoro cesellato, con alcune prose poetiche, in cui non ci si incentra sul di dentro, ma sul di fuori: Cucchi guarda, osserva, fa un collage di vita, e ritratta delle sue passeggiate in poesia, cavando un’essenza di tutto da briciole.

In questo esplorare traccia un esilio dal tempo, in cui raccoglie i ricordi e le persone (“(…) nel paradosso semplice del mondo,/giacciono strati, subsidenze, depositi/di inesplorata materia remotissima.”) afferra sempre più un modo di essere nel mondo (“(…) persuasa infine del tutto diffuso/in aperta adesione e armonia,/nel presente assoluto, animato/dalla pace normale dell’esserci (…)”).

Non volendo però lanciarmi in un’interpretazione troppo aleatoria, e molto singolare, mi limito a consigliarvi di leggerlo, non perché si legge poca poesia contemporanea e via dicendo, ma perché è un libro che tratta di come stare al mondo, ritrovando e dando senso all’Essere nella sua materia di condivisione (“Noi animali amiamo/spargere tracce del nostro/irrilevante passaggio, imprimere/il nostro odore, marcare, appunto,/il territorio di gestione. (…)”). Cucchi spesso sottolinea come si è parte di una comunità, e in essa bisogna viverci, entrarci, pronti a tracciare con uno sguardo la giusta direzione di un mondo che è disperso nel vuoto della fretta. In Malaspina ricorre molto la lentezza, il passeggiare, lo sguardo, e forse a partire da questi elementi bisogna costituire una letteratura nuova, ma soprattutto una poesia nuova, volta più verso il di fuori, piuttosto che il di dentro. Questo non per andare contro il lirismo introspettivo, ma per rinnovare lo spirito di uno sguardo verso qualcosa, già che gli occhi son fatti per guardare di fuori, non di dentro, come un giorno mi disse lo stesso Cucchi.

A cura di Victor A. Campagna

 

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