L’UOMO E L’OMBRA

Quando si parla di handicap non ci si riferisce solo ad una limitazione prettamente fisica: l’handicap difatti, può assumere anche altre forme, che generalmente riguardano le interazioni tra l’individuo e la sfera del sociale.

Tutti i giorni ci troviamo di fronte a casi di handicap sociali, il vero problema sta nell’incapacità di riconoscerli.

La depressione, ad esempio, può essere catalogata come disabilità sociale: senso di solitudine, incapacità di relazionarsi con l’esterno e di esprimere il proprio dolore, quindi di chiedere aiuto.
In questi casi forse, uno sguardo più sensibile a chi ci è vicino potrebbe fare la differenza.

Ma quando si parla di malattie psichiatriche non ci si riferisce soltanto ai casi clinici; difatti, come sostiene Borgna, tutti quanti, almeno una volta nella vita, siamo stati affetti da sintomi psichiatrici: basti pensare alle ossessioni, alle paranoie, a sintomi riconducibili a forme lievi di depressione ecc…
Questo porta a rendere i confini della malattia poco delineabili: quando si può parlare di vera e propria malattia?
Non vi è solo l’anoressia o la bulimia, moltissimi sono i casi di ragazzi che presentano “atteggiamenti” anoressici o bulimici; la depressione post – parto, è un disturbo dell’umore che colpisce ben il 20% delle donne nel periodo immediatamente successivo al parto.
Discorso molto più ampio richiederebbe la schizofrenia, attualmente la malattia mentale più studiata, proprio a causa della sua vastissima incidenza (si stima che circa 240.000 persone siano affette da tale disturbo in Italia).
L’aspetto peggiore di tali malattie però, è proprio l’irreversibilità del male: da queste non si guarisce.
E’ un qualcosa che ci si porterà sempre dentro: certo oggi grazie alle recenti scoperte scientifiche si può tenere sotto controllo, se ne possono alleviare gli effetti, ma è un male con il quale si deve imparare a convivere.
La possibilità di guarigione dalla depressione a seguito di sedute psichiatriche è tra il 48 e il 60% (secondo i dati aggiornati al 2001 dell’OMS) , ma i tassi di ricaduta sono altrettanto alti, circa il 70%.

Ma il vero handicap non è nella malattia in sé, quanto nel silenzio sociale che l’avvolge: un approccio più aperto alla malattia permetterebbe a chi ne è affetto di riuscire a parlarne, e a chi ne è spettatore di riuscire a dare un aiuto concreto

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