Il Bondage è (anche) arte

Il bondage è da tempo sdoganato nella cultura contemporanea. Tra manette, corde, sadomaso e cinquanta sfumature di grigio, nero, rosso e via dicendo. Come ogni novità, è stato banalizzato, ridotto ad un acronimo che raccoglie, in verità, pratiche molto diverse: BDSM. B&D sta per Bondage and Discipline, D&S è Domination and Submission, S&M infine, è Sadism and Masochism.

Questo per spiegare quando varia ed articolata sia la realtà racchiusa in quattro semplici lettere, rilette in chiave dispregiativa, sussurrate tra amiche dopo lunghe e perniciose letture di manga ed altro ancora. No, il bondage non è solo una pratica sessuale e no, non è qualcosa di totalmente fai da te, ma ha una sua storia e una sua “poetica”, se così si può dire.

Qualche cenno storico

Il bondage nasce nel Giappone del XV secolo, con il nome di shibari( 縛り shibari) o kinbaku(緊縛 kinbaku). Era utilizzato dalla polizia e dai samurai al fine d’immobilizzare i prigionieri, e tale rimase fino al XVIII secolo. Allora la presenza del metallo era assai scarsa, mentre abbondavano canapa e iuta. Ma lo shibari era anche parte della cultura rituale giapponese: nelle tradizionali cerimonie si era soliti applicare anche l’utilizzo di corde e quanto altro, per simboleggiare il legame intrinseco tra divino ed umano. Divenne pratica sessuale solo nel periodo Edo (1603-1868), e tutt’ora viene inteso non solo come sollazzo insolito tra le lenzuola e fuori, ma come vera e propria forma di scultura vivente.

Il bondage tra cultura, costume e arte

L’Italia, anche se non sembrerebbe, ferve di ammiratori e continuatori di questa arte. Locali, perfomance, seminari di legatura e molto altro, offrono ai profani la possibilità di capire ed imparare questo tabù che s’è banalizzato, sporcato dalle idee falsate dei più.

E la moda, luogo di ricezione e rielaborazione delle tendenze e delle novità, non perde tempo a rielaborare il messaggio di trasgressione e curiosità che il mondo propone.

Alcuni fotografi di moda, ad esempio, decidono di inserire la tanto diffamata canapa all’interno dei loro lavori. Frederic Fontenoy, fotografo francese, dedica tutta una serie di fotografie al gioco del bondage e del BDSM, creando degli autoscatti erotici e densi, nei quali il corpo femminile è tentato e messo alla prova, teso e stracciato come fosse carta.

Altro nome da tenere bene in considerazione è quello di Hikari Kesho (dal giapponese, Trucco Leggero), il quale è stato capace di unire il tratto performativo ed estetizzante del bondage con quello prettamente estetico e vezzoso della modaGrande fotografo e grande personalità eclettica, ha suscitato scalpore legando, poco tempo fa, una modella nuda in piazza S.Marco a Venezia.

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