Zaino in spalla e vai: verso il Cammino di Santiago

“Quando si va verso un obiettivo, è molto importante prestare attenzione al cammino. E’ il cammino che ci insegna sempre la maniera migliore di arrivare, ci arricchisce mentre lo percorriamo, bisogna saper trarre da quello che siamo abituati a guardare tutti i giorni i segreti, che a causa della routine, non riusciamo a vedere.” Così diceva Paolo Coelho ne “Il cammino di Santiago”.

Quando arrivano le vacanze non vediamo l’ora di goderci dei momenti di relax e di svago da quella che consideriamo la nostra routine. Molti di noi si affacciano a queste settimane persi, esausti, e avendo perso quel quid che a inizio anno li ha contraddistinti. E tutto quello che si ha davanti sembra vago. Cosa fare per ritrovare la fiducia, la voglia, la spensieratezza, la leggerezza? Zaino in spalla e vai. Dove andare è la domanda che assilla la maggior parte delle persone. Tra mare o montagna, qualcuno sceglie semplicemente di camminare. Qualcuno che ha perso la propria rotta e che decide di tornare sui suoi passi, ma in maniera innovativa. E così, munito di zaino e tanta determinazione, si parte per il Cammino di Santiago.

Il fenomeno dei cammini – itinerari storici, culturali o religiosi da affrontare a piedi o in bicicletta, che conquistano sempre più il cuore di turisti, escursionisti e pellegrini – si è affermato negli anni Ottanta, tanto che questi sono stati considerati “itinerari culturali europei”. Il Cammino di Santiago di Compostela è il lungo percorso che i pellegrini fin dal Medioevo intraprendono, attraverso la Francia e la Spagna, per giungere al santuario di Santiago di Compostela, presso cui ci sarebbe la tomba dell’Apostolo Giacomo il Maggiore.

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Come si struttura un Cammino è abbastanza semplice, ma la bellezza di questo tipo di scelta sono le emozioni e gli stati d’animo che sono presenti in ogni minimo secondo di questa esperienza: ansia, il non farcela, lo sconforto, la gioia, il dolore fisico, lo smarrimento mentale, la fierezza nell’aver superato un ostacolo. Il cammino non lascia indifferenti. Porta ad un confronto con se stessi, con persone che condividono un obiettivo simile, se non uguale al proprio, ma ognuno vive l’esperienza in un modo che è totalmente suo. Si possono intraprendere camminate solitarie, ma non si è mai soli: quello che avviene molte volte è una semplice camminata a fianco di persone mai viste prima, e in quel preciso istante, capisci, che per quanto solo fisicamente, non lo sei. Macinando chilometri, capisci di appartenere a qualcosa di più grande che un semplice “Io”, capisci di appartenere a quella curiosità umana, semplice e genuina, verso il prossimo e verso la vita. Intendi il tuo percorso, non più come una prova fisica, per di più estenuante, ma una prova con te stesso; il cammino ti pone di fronte ai tuoi limiti, alle tue paure, ai tuoi insuccessi, in maniera dolce, come una ninna-nanna. Non è rude, come potrebbe sembrare da fuori, insegna a conoscere e ad apprezzare le tue debolezze, a non vederle come mancanze, ma come “parte di te”. Quello che attraversi è un cambiamento, di cui non bisogna avere paura: hai la certezza che ognuno lì, al tuo fianco, sta attraversando la sua trasformazione. E in un attimo le paure, le sofferenze, il sentirsi solo, diventano determinazione, compiacimento della scelta intrapresa, della volontà nel portare a termine un percorso e un cambiamento interiore.

Le emozioni sono in contrasto, non si è mai tranquilli, ma il risultato è una scoperta tutta da vivere. Si impara a vedere il mondo a testa in giù, con un occhio chiuso, con un sorriso. Perché il Cammino di Santiago insegna quanto sia urgente amare ed amarti. Si dice che dal cammino entri in un modo e ne esci in un altro. In che senso? Provate e fateci sapere!

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