Cholo Soy, la storia degli ultimi

Di Italo Angelo Petrone

Spesso, parlando di storia, si parla di storia dei vincitori, dei colonizzatori. Poche volte i soggetti sono gli sconfitti, i popoli sottomessi. I loro sentimenti popolari, il loro vivere una condizione da perdenti storici, rare volte vengono ricordati e onorati a dovere. Come le popolazioni indigene di buona parte del sud America. Conquistati e dominati dagli spagnoli. Poi divenuti “Cholos”, ovvero il termine che si usa per indicare il meticcio latino, frutto di un misto tra europei e popolazione indigena.

Termine spesso sprezzante e razzista, simile a quel che si potrebbe dire in Italia di “Terrone”. Così Luis Abanto Morales, cantautore peruviano, ha dedicato questa canzone ai “cholos”, chiamandola Cholo soy, ovvero, “cholo sono”. Una canzone che attraversa diversi secoli, come dice il testo stesso, dall’uccisione di Atahualpa da parte di Francisco Pizarro dopo il tradimento di quest’ultimo fino allo sfruttamento occidentale. Per voi ho trovato il testo originale, l’ho tradotto in italiano e c’è anche una ottima versione su Youtube, così da poter conoscere questa prospettiva, delicata, dimenticata. Una canzone che vuole dare dignità, tramite la voce di un grande della musica peruviana. Cela un pizzico di rancore, dal sapor di chi dalla storia non avrà mai quel riscatto, ma che porta con se quella bellezza che solo i vinti possono permettersi, perché vera. Storia di sofferenza di un popolo senza potere. Storia del Perù. Storia degli uomini.

 

CANZONE SU YOUTUBE

TESTO ORIGINALE IN SPAGNOLO

 

Immagine inserita dal revisore

Testo “Cholo Soy” Di Luis Abanto Morales con traduzione senza pretese.

 

 

Cholo soy ¡y no me compadezcas! que esas son monedas que no valen nada y que dan los blancos como quien da plata Nosotros los cholos no pedimos nada pues faltando todo todo nos alcanza.

Cholo sono e non mi dispiace! Queste sono monete che non valgono niente e che danno i banchi come chi regala soldi. Noi i cholos non chiediamo niente, mancandoci tutto, tutto ci basta.

Déjame en la Puna vivir a mis anchas trepar por los cerros detrás de mis cabras arando la tierra tejiendo unos ponchos pastando mis llamas y echar a los vientos la voz de mi quena.

Lasciami nella Puna (Altopiano dell’america meridionale), vivere le grandezze, salire per i monti dietro le mie capre, arando la terra, tessendo un poncho, pascolando i miei lama e buttare al vento la voce della mia quena (dal Quechua Piffero di canna, flauto)

Dices que soy triste que quieres que haga no dicen ustedes que el cholo sin alma y que es como piedra sin voz sin palabra y llora por dentro sin mostrar las lágrimas. Acaso no fueron los blancos venidos de España que nos dieron muerte por oro y por plata no hubo un tal Pizarro que mato a Atahualpa tras muchas promesas bonitas y falsas.

Dici che sono triste, che vuoi che faccia? Non siete voi che dite che il cholo è senza’anima, che è come pietra, senza voce ne parole? E piange dentro, senza mostrare le lacrime. A caso non furono i bianchi venuti dalla Spagna che portaron morte per oro e denaro. Non venne un tal Pizarro? Che uccise Atahualpa tra molte promesse, vere e false.

Entonces, que quieres, que quieres que haga que me ponga alegre como día de fiesta mientras mis hermanos doblan las espaldas por cuatro centavos que el patrón les haga quieres que me ría mientras mis hermanos son bestias de carga llevando riquezas que otros se guardan quieres que la risa me ensanche la cara mientras mis hermanos viven en as montañas como topos escarba y escarba mientras se enriquecen los que no trabajan quieres que me alegre mientras mis hermanas van a casas de ricos los mismo que esclavas cholo soy ¡y no me compadezcas!

Allora, che vuoi? Che vuoi che faccia? Che io sia allegro come nel giorno di festa mentre i miei fratelli si caricano le spalle per quattro centesimi che il padrone gli da? Vuoi che rido mentre i miei fratelli come bestie da carico portano richezze che altri si prendono? Vuoi che le risate mi riempino il viso mentre i miei fratelli vivono nei monti come topi? E scavano, scavano mentre si arrichiscono quelli che non lavorano. Vuoi che sia felice mentre le mie sorelle vanno nelle case dei ricchi, gli stessi che le schiavizzano. Cholo sono e non mi dispiace.

Ritornello: Dejame en la Puna..

Déjame tranquilo que aquí la montaña me ofrece sus piedras acaso mas blandas que esas condolencias que tu me regalas Cholo soy ¡y no me compadezcas!

Lasciami tranquillo, qui nella montagna che mi offre le sue pietre, non a caso più morbide di questa compassione che tu mi regali. Cholo sono e non mi dispiace!

CREDITI

Copertina

1Immagine

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.