ANCORA GRECIA

Di Andrea Ancarani

Domenica il parlamento greco si è riunito per votare un nuovo piano di contenimento del debito pubblico e avere così accesso alla nuova trance di aiuti da 5,4 miliardi di euro. Il progetto di legge, approvato con 152 voti favorevoli, prevede la costituzione di un super fondo per le privatizzazioni formato da cinque membri di cui due nominati dalla Troika, l’aumento dell’Iva dal 23% al 24% e un meccanismo che autorizzerà tagli di spesa nel caso Atene non rispetti le condizioni prese con i creditori. Verrà dunque messa in vendita “la ricchezza del popolo ellenico” (come recitava un slogan di Syriza quando era all’opposizione e faceva guerra aperta alle privatizzazioni suggerite dalla destra liberale), alzate le tasse e se questo non dovesse risultare sufficienze verranno tagliate automaticamente le spese dello Stato (stipendi dei dipendenti, pensioni e investimenti). Ma non c’è di che preoccuparsi! La ripresa è lì, dietro l’angolo e, stando alle previsioni e agli annunci del governo, dovrebbe manifestarsi da terzo trimestre di quest’anno.
Peccato che al racconto della “ripresa vicina” non creda più nessuno dal momento che questa viene agitata come prossima e imminente da circa due anni. No, la situazione della Grecia è ancora riassumibile nella parabola del maratoneta stremato a cui viene dato di poter ber un sorso d’acqua (le famose tranche di aiuti) ogni chilometro  salvo poi scoprire che l’acqua è malsana e che quindi porterà l’atleta al collasso e non al traguardo.

Sport a parte, la cura inflitta dalla Troika non è solo tossica e contro qualunque legge economica, è criminale. Le continue elargizioni di credito da parte dell’Europa (Efsf, Bce, Esm), dei singoli governi (con Germania in testa) e dell’Fmi non fanno altro che legare il futuro del popolo greco e della democrazia del Paese a desideri (attenzione: legittimi!) dei creditori. Le misure, inoltre, prese da questi ultimi a garantire i flussi di interessi non solo affondano l’economia del paese, ma distruggono anche le possibilità per una futura ripresa. Lo stesso Fmi ha chiesto un periodo di “tregua” da estendere fino al 2040 in cui vengano sospesi gli interessi e le rate dei prestiti ricevuti durante il salvataggio per cercare di mantenere sotto il 15% del Pil i costi di finanziamento del debito greco per dare un po’ di respiro all’economia ellenica. La Germania, tuttavia, si già è detta sfavorevole a questa manovra e preferirebbe un’ulteriore dilazione delle rate e degli interessi. Ad ogni modo la proposta dell’Fmi è vista come “condizione imprescindibile perché il debito sia sostenibile consentendo al Fondo di continuare a far parte del salvataggio, così come chiede la Germania stessa” che non vuole una sua uscita di scena dal momento che teme che così la Commissione Europea lasciata a sé stessa diventi troppo “tenera” nei confronti della Grecia. (da: Il sole 24 Ore, 17/05/2016)

Tutto questo accade a ridosso di un’estate che si preannuncia bollente per il governo greco dal momento che da giungo le casse elleniche non riusciranno più a coprire le spese per pensioni e stipendi e il 20 luglio scadono i bond Bce per 2 miliardi di Euro che dovranno essere pagati pena perdere ogni diritto verso flessibilità e aiuti, portatori di nuova austerità e quindi tossici, aggiuntivi.

Credits: copertina

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