PLOT OPERA BIOGRAFIE: Giuseppe Di Stefano, il Tenore Soldato

Di Ilaria Zibetti

Uno dei tenori più amati e celebrati fu un italiano, Giuseppe Di Stefano, classe 1921, noto per la sua vocalità unica e le sue numerose collaborazioni, in particolare con la divina Maria Callas.

Educato a Milano dai gesuiti, il giovane Giuseppe pensò di intraprendere la via del sacerdozio iscrivendosi in seminario ma grazie ad un amico amante dell’Opera, Danilo Fois, cominciò a frequentare il loggione del Teatro alla Scala e ad accostarsi al canto tanto da vincere un concorso a Firenze a soli diciassette anni.

Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale venne arruolato nell’esercito ma egli mal sopportava l’ambiente, tanto da finire spesso in prigione per il suo comportamento. Sarebbe finito massacrato assieme ai suoi compagni nella campagna di Russia se un medico ufficiale, constatando che la bravura nel canto di Giuseppe meritava di essere impiegata nei teatri, non gli avesse prescritto una falsa convalescenza.  Iniziò la sua carriera canora con musica leggera sotto pseudonimo e si esibì anche presso una radio di Losanna, in Svizzera, alternando canzoni e brani lirici.

Il suo debutto ufficiale avvenne il 20 aprile 1946 a Reggio Emilia nel ruolo di Des Grieux nella “Manon” di Massenet, ottenendo un successo tale che nello stesso anno dette avvio anche alla sua carriera a livello internazionale, cimentandosi nello stesso ruolo a Barcellona. Di Stefano recitò in grandi teatri, per esempio quelli della Scala e del Metropolitan Opera di New York come Duca di Mantova. Nel 1951 impersonò Alfredo Germont ne “La traviata” in Brasile per la prima volta accanto a Maria Callas, con la quale vi fu un rapporto amicale e lavorativo molto forte.

Nel frattempo, nel 1948, convolò a nozze in America con una studentessa del conservatorio, Maria Girolami, con la quale costruì una famiglia ma si separarono a fine anni settanta. Poco dopo iniziò una relazione con un soprano di operetta tedesco e che sposò inseguito nel 1993.

Si esibì in importanti città come Parigi, Vienna, San Francisco, Rio de Janeiro e molte altre, ma solo verso gli anni sessanta si avvicinò all’Inghilterra (fu il protagonista maschile della “Tosca” pucciniana al Convent Garden nel 1961). Collaborazioni importanti le ebbe con il grande direttore d’orchestra Herbert von Karajan, il regista Luchino Visconti con una famosa “traviata” del 1958 e cantanti come il soprano Renata Tebaldi (storica rivale artistica della Callas) e il mezzosoprano Giulietta Simionato. Da ricordare anche che partecipò all’ultima famosa tournée della divina Callas tra il 1973-74 portando in forma di recital duetti e arie operistiche.

Dagli anni sessanta in poi però cominciò a diminuire i suoi impegni in campo operistico per dedicarsi piuttosto ai recital, ai concerti e a seminari di canto. In Germania in particolare fu un amato interprete nell’ Operetta, ritenuta una nobile forma d’arte.

Negli anni ottanta fu sempre più raro sulle scene e l’ultima sua performance fu nel 1992 alle Terme di Caracalla nel ruolo dell’Imperatore nella “Turandot” di Puccini. Si registra la sua ultima apparizione nel 2004, in occasione del ritiro di un premio, testimonianza dell’affetto del pubblico per questo artista.

Purtroppo, sempre nel 2004, rimase gravemente colpito da alcuni ladri che tentarono di derubarlo nella sua casa in Kenya e di far del male al suo amato cane. Dopo tre operazioni subìte a causa delle ferite, entrò in coma. Trasferito in Italia, rimase infermo fino alla morte sopraggiunta a Lecco, nella sua dimora a Santa Maria Hoé, il 3 marzo 2008.

Giuseppe di Stefano, “Pippo” per gli amici e i fans, aveva una voce dall’estensione notevole tanto che gli permise di cantare ruoli da Nemorino ad Otello o Don José. Timbro caldo, ricco, morbido, aveva un fraseggio chiaro e ciò favoriva la comprensione dei testi interpretati, accattivante ed eclettico. Comunicativo, generoso, è catalogato come tenore lirico nei repertori italiani e francesi ma ha potuto cimentarsi, soprattutto con l’avanzare dell’età, ai ruoli da tenore drammatico come appena citati.

Per concludere, vorrei riportare un aneddoto della gioventù di Luciano Pavarotti il quale considerava Di Stefano il suo mito, però il padre non la pensava allo stesso modo (gli preferiva Beniamino Gigli, famoso tenore) e tanto dissero e discussero che fu l’unica volta in cui il padre di Luciano gli dette uno schiaffo. Ciò nonostante non retrocedette e Lucianone adorò sempre Pippo.


CREDITS

Copertina

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.