Florence Welch, una Machine di poesia che vince la dislessia

I capelli rossi che fluttuano nell’aria. Le falde della camicia di seta che ondeggiano. I piedi scalzi. Dagli esordi di Kiss with a Fist nel 2009 al Festival di Glastonbury 2015 il look da Musa hippie “a metà tra Ofelia, Lady of Shalott e un po’ di gotico” di Florence Welch, non è affatto cambiato. Con How Big, How Blue, How Beautiful, in tour in questi giorni nei palazzetti italiani (il 13 a Bologna e il 14 a Torino) e nominato ai Grammys come Best Pop Vocal Album e Best Rock Song con What Kind of Man, sono passati ormai 6 anni dagli esordi di Lungs. La fama della cantautrice londinese e del suo gruppo – the Machine, dal soprannome della tastierista, Isabella Summers – si è consolidata in questi anni poggiando su due elementi fondamentali: il timbro inconfondibilmente potente della sua voce e la vena poetica dei suoi testi, ispirati dalla letteratura rinascimentale, poeti come Virginia Woolf e Ted Hughes. Andiamo a scoprire come.

L’arte rinascimentale e la poesia di Virginia Woolf

Florence Welch ha apertamente dichiarato di ispirarsi a temi della letteratura rinascimentale inglese, che sente particolarmente vicini nella forma della trattazione, piuttosto che nella sostanza dei temi – amore, morte ecc. – in definitiva sempre validi. Questa influenza è probabilmente figlia dell’ambiente domestico: la madre, Evelyn, è professoressa di Storia rinascimentale alla Queen Mary University di Londra e vice-direttrice al King’s College di Londra per le Arti e le Scienze. La passione di Florence per la letteratura si scontra però con un grande ostacolo: la dislessia. Ciononostante legge e rilegge le poesie di Viriginia Woolf, una delle sue eroine ispiratrici. Tanto che nella tracklist di Ceremonials (2011), troviamo What the water gave me, canzone dedicata a tutti coloro che hanno salvato la vita a persone che stavano annegando e rimodulata sull’episodio del tragico suicidio di Virginia Woolf. La poetessa si annegò infatti in un lago con pockets full of stones – come nella canzone – con le tasche piene di sassi nel fiume Ouse, il 28 marzo 1941.

Il modello di Ted Hughes

Una seconda fonte di ispirazione viene a Florence dalla poesia di Ted Hughes, in particolare dalle sue Birthday Letters, lettere che raccontano la sua travagliata relazione con la moglie Sylvia Plath, poetessa americana morta suicida nel ’63, pochi anni dopo il loro matrimonio. Hughes fu a lungo accusato di aver provocato, se non istigato, il suicidio. Le lettere di Hughes che descrivono la tormentata relazione fra i due sono menzionate tra le ‘ossessioni’ della cantautrice ai tempi della composizione dell’album How big, how blue, how beautiful. Plausibile dunque ravvisare un’influenza del poeta sulla grande odissea di natura sentimentale, costituita da sei capitoli: What Kind of Man, St Jude, Ship to wreck. Queen of Peace, Long and Lost e Delilah.

Between Two Books: la divulgazione della cultura

Ma l’artista britannica non ama tenere per sé ciò che legge. Florence Welch è stata per anni membro di un book club. Ogni mese l’autrice doveva presentare davanti ai membri del book club il contenuto di due libri. A partire da questa sua esperienza e dall’idea di alcuni fan del gruppo è nato Between Two Books, dove l’artista non disdegna affatto di condividere le sue letture con i fan. A testimonianza di questa sua genuina inclinazione alla diffusione della cultura, su YouTube è possibile sentirla declamare Lovesong, una delle poesie più celebri del suo amato Ted Hughes.


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