Credoinunsolodio: lo spettacolo al teatro Studio Melato

La cultura non è un fatto sovra-individuale ed astratto, ma vive nei gesti, nelle parole – ma anche negli immobili silenzi – di coloro che quotidianamente affrontano una precisa realtà. Lo spettacolo Credoinunsolodio, al teatro Studio Melato dall’1 al 20 dicembre 2015, mette in scena tre realtà, tre donne e tre culture, binari paralleli, apparentemente, ma dai destini intimamente incrociati.

Credoinunsolodio: la trama

Manuela Mandracchia, Sandra Toffolatti e Mariangeles Torres interpretano con estrema bravura Shirin Akhras, ventenne studentessa palestinese, Mina Wilkinson, più o meno nascostamente in forza ad un esercito straniero, ed infine Eden Golan, docente di storia ebraica. Il talento drammaturgico di Stefano Massini, il quale scrisse questo testo nel 2010, emerge vivamente nell’attualità del dramma rappresentato che, ambientato nel corso della Seconda Intifada (Settembre 2000 – Agosto 2005), percorre i momenti del conflitto in un’inedita chiave introspettiva.

 

Eden Golan, ebrea moderata da sempre impegnata in opere di dialogo e riconciliazione con la parte palestinese, smarrisce ogni certezza dopo essere fortuitamente scampata ad un attentato; la professoressa intraprende dunque un’estenuante ricerca di una forma di sicurezza totale ed infallibile, muovendosi in balia del fantasma della morte e della paura.

Dall’altra parte vi è invece Shirin Akhras, giovane decisa a sacrificare la propria vita per la causa del proprio popolo e della propria fede. Sottoponendosi ad una serie straziante di prove sulla strada del martirio, Shirin entra lentamente nel vivo della tragicità dell’esistenza, perseguitata da Erinni e sensi di colpa insaziabili, paralizzata ed al contempo incapace di invertire la rotta del proprio destino.

Infine vi è una donna-soldato americana, Mina Wilkinson, che, facendosi portatrice delle ragioni dell’Occidente all’interno del conflitto, propugna esclusivamente il valore dell’utile e della convenienza. Con disincantato cinismo Mina spoglia infatti la società in cui viviamo, mostrandone la totale ipocrisia e superficialità. Nelle tragiche interferenze fra il credo ebraico e quello musulmano, si rivela la vacuità ideologica dell’Occidente, dove morte ed ideologie vengono relegate nei notiziari fra le previsioni del tempo e gli aggiornamenti sportivi.

L’ambiguità del titolo

Credoinunsolodio – credo in un solo dio o credo in un sol odio? – è già un titolo fortemente emblematico di quella ambiguità che caratterizza tutto lo spettacolo. Il dramma non si pone infatti la prerogativa di sciogliere definitivamente il conflitto, compito lasciato al giudizio dello spettatore, ma, come afferma Stefano Massini, di dissezionare il reale, portando in scena un tema spesso considerato troppo attuale e complesso per il mondo dell’arte.

Gli spunti di riflessione sono certo innumerevoli e il fruitore di questa brillante opera è continuamente sollecitato a compiere un lavoro di comprensione dei caratteri che trascende rigide prese di posizione. I monologhi delle attrici sono un esempio di splendida e lucida espressione prosastica della psiche umana, nel momento in cui viene investita dai grandi avvenimenti storici. E’ proprio l’insegnante di storia, Eden Golan, a spiegare all’inizio del dramma dove risieda il potere della materia da lei insegnata: comprendere e riflettere, prima di schierarsi, nella direzione di un relativismo mai scettico che diventa l’unica risorsa per non abiurare la propria umanità.

FONTI

PiccoloTeatro.org

Wikipedia (sulla seconda intifada)

CREDITS

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