L’abbraccio caldo del legno
è coronato di tappezzerie
e cornici librate
colme di coppe,
colline e compagnia.
Un focolare avvampa
della sua folle antichità.
Di pietre e rune
facciamo dimora
alle nostre mani.
L’Isola di Smeraldo
scrive nomi su acque
martellate dai venti.
Il suo nome è l’erba
dipinta dalla pioggia
in uno specchio salato
nel Connemara.
I nostri nomi
sono specchi bruni
posati sui boccali.
Di campi e teatri
vogliamo cantare!
Un colpo di tacco
schioda dal sonno
l’arcobaleno d’oro
del piccolo popolo.
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