…e dopo la Chiesa di San Fedele, potete vedere da questa parte la celebre Casa degli Omenoni, uno dei tesori nascosti di Milano…
«No! Ci risiamo».
«Non ti agitare Svevo, tanto lo sai che alle 17.00 passa sempre di nuovo la guida».
…Costruita intorno al 1565 dal cesellatore aretino Leone Leoni, la facciata consta di due ordini e un attico, è divisa in sette scomparti, con due finestre a timpano spezzat…
«Lo spezzi a me il timpano, figlia di una lupa maledetta!»
«Haha! Buona questa, Sarmata, peccato che non possano sentirci».
…Il palazzo ha un tempo ospitato opere di autori illustri, come Tiziano e Leonardo, che aveva depositato qui, all’inizio, il suo Codice Atlantico…
«Ah ah, si è dimenticata Correggio. Pure imprecisa la puella!»
«Stai calmo anche tu, Parto! Tanto è inutile».
…Ma come avrete capito, il palazzo è contraddistinto dagli otto Omenoni, ossia gli ‘omaccioni’ scolpiti nella pietra da Antonio Abondio, che vedete prospicienti la facciata del palazzo…
«Chiamaci ‘Telamoni’, prego. ‘Omenoni’ non mi è mai piaciuto, neanche un po’»
«Diglielo Quado! Accidenti, ai tuoi tempi non avresti tollerato una simile linguaccia scommetto»
«Neanche per sogno! Ma che ci vuoi fare, questi latini ci hanno fregati tutti in un modo o nell’altro».
…Come vedete dai nomi scolpiti sopra le loro teste, le otto statue raffigurano ognuna un popolo barbaro contro cui Roma riscosse in passato i suoi storici successi: Quadi, Svevi, Marcomanni, Adiabene, Sarmata e Parti…
«Ma perché…»
«Non interrompere la guida, Anna. Mi scusi, la mia nipotina è sempre curiosa»
«Oh, non si preoccupi signore. Dimmi piccola»
«Ma… loro due? Poverini, non hanno nome?»
«Ah, vuoi sapere chi sono le due statue centrali? Quelle che si sporgono verso di noi con quelle grosse braccia conserte e le loro manone grandi?»
«Mmh… sì! Sembrano arrabbiati»
«Ci siamo ragazzi, adesso si ride!»
«Già, chissà cosa si inventerà questa qui»
«Ehm, quelli ovviamente sono i due più famosi re barbari sconfitti dai romani, vale a dire Vercingetorige e Brenno»
«Hahaha!»
«Bum! L’ha sparata proprio grossa stavolta, vero Adiabene?»
«L’ultimo è venuto qui a dire che raffigurano i due scultori, Leone Leoni e il figlio Pompeo…»
«…O c’è chi s’inventa che siamo addirittura i loro mecenati, Carlo V e Filippo II»
«Haha! Figurati. Ma questa non l’avevo sentita mai ancora, giuro! »
«Ma…»
«Anna, guarda che gli altri vogliono sentire il resto della spiegazione»
«Uffa nonno! Ma però perché non hanno i nomi, loro? Non potevano scrivere Veggincerotigio e quell’altro?»
«Beh, in effetti la bambina ha ragione. Come mai?»
«Ehm… dunque, in realtà… gli storici sa, gli studiosi… credo che non siano riusciti a trovare una risposta».
«Ah, beccata! Ci voleva una bambina impertinente!»
«Per Diana! Ma ha ragione più lei di tutto lo stuolo di eruditi e turisti che ogni giorno viene qui ad importunare la nostra quiete. Se solo non avessi la schiena intrappolata nella roccia gliela farei vedere io, quant’è vero che mi chiamo Marcomanno!»
«Ah amico non ti ci mettere anche tu a sbraitare»
«Proprio tu parli, che non hai nome. Dovresti essere il primo a sentirsi risentito!»
«Non avrò nome, ma almeno non penso di chiamarmi con quello del mio popolo solo perché ce l’ho scritto in testa»
«Come ti permetti, i miei avi hanno combattuto a Teutoburgo, al fianco di Arminio! E tu come vorresti chiamarti? Sentiamo»
«Eh, chissà. Forse dovrei chiederlo a quella bambina. Ma si stanno già allontanando»
«Seguitemi signori, fra poco arriveremo in Piazza Scala…»
«Vieni Anna, andiamo!»
«Sai nonno, secondo me questi grossi omonani di pietra…»
«Omenoni, Anna»
«Sì, ominonni, va bene. Secondo me stanno parlando fra loro, li sento»
«Sai Anna, quand’ero piccolo come te il mio papà mi portava sempre in giro per Milano. “È una città bellissima, nessuno la conosce veramente” mi diceva sempre. E spesso mi portava anche qui, in via degli Omenoni»
«Davvero nonno? E parlavano?»
«Sì, anche per me parlavano. E quando ho chiesto a mio papà chi fossero quei due senza il nome, sai cosa mi ha detto?»
«Cosa?»
«Che erano due uomini disegnati da Leonardo sul Codice Atlantico»
«Su cosa, nonno?»
«Ah, sono dei disegni»
«E li ha disegnati così arrabbiati, con le braccia incrociate e il volto scuro?»
«No! Erano belli e allegri. Poi quando il Codice è stato portato via, si sono offesi, e adesso li vedi così»
«Poverini!»
«Sai cosa possiamo fare però?»
«Cosa nonno?»
«Dagli un nome, così diventeranno come gli altri, andranno tutti d’accordo e saranno più contenti, vedrai»
«Sì, che bello! Allora li chiamo Tobia ed Enea, come i miei due cani, posso?»
«E Tobia ed Enea sia, allora. Sei contenta?»
«Sì, nonno. Sono sicura che la prossima volta non saranno più così arrabbiati»
«Ne sono certo anch’io, Anna. Vieni. Raggiungiamo la guida e gli altri…»
«Ehi… Tobia»
«Mpff…»
«Non sghignazzate, voi altri. Vi sento»
«Ti piace il tuo nuovo nome?»
«Beh io almeno, a differenza vostra, ho un nome vero ora, tutto mio»
«Sì, quello di un cane. Hihi!»
«Porca l’oca del Campidoglio, se non fossi qui bloccato nella roccia te le suonerei più dei romani, Barbaro ignorante!»
«Buoni, poco baccano! Un altro bambino che si accorge di noi e non ci verrà più concesso di restare in questo mondo».
…e dopo la Chiesa di San Fedele, potete vedere da questa parte la celebre Casa degli Omenoni…
«Sssh, silenzio! Tornano gli umani»
«Zitti, zitti. Vediamo cosa si inventano questi!…».
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