Reggae

Reggaemotion: il Roots Rock Reggae non ha età

Artepassante propone un attualissimo revival degli anni dei dreadlocks e del tam.

 Reggaemotion - Reggae

I mitici ‘60 e ‘80; i colori accesi della Giamaica; opposizione libertà e rastafarismo. Quale radio o iPod non rimpiange ancor oggi le note malinconiche di “No woman no cry” o della più ritmata “Get up stand up”? E se anche i dischi in vinile sono ormai oggetti d’antiquariato, pur a mezzo secolo di distanza, Bunny Lee e Bob Marley continuano a scandire le realtà di ventenni e nostalgici.

Non c’è dunque da stupirsi se lo scorso 14 Febbraio, presso la Stazione Repubblica del Passante Ferroviario, il pubblico dei Reggaemotion si è colorato di tutte le età. La voce di Andrea Pedol accompagnata da “Rastamax” Fusaro alla batteria, Giampaolo Galasso al sax e dal bassista Claudio Lazzaro, hanno mantenuto acceso ininterrottamente l’ambiente per l’intera serata. Un gruppo sullo stile dei Jolly Boys, che nonostante l’età riesce con una vivace instancabile passione a emozionare diciottenni e anche più giovani. Luce soffusa, qualche sedia e panca di legno: in una sala affollata di maschere e dipinti vola leggera la musica; le note di Bob Marley trasportano il pubblico nei lontani anni ‘80, ai tempi in cui le band più variegate coloravano Milano e il reggae spiccava tra le numerose correnti musicali.

“Purtroppo al giorno d’oggi il reggae italiano non trova più molto spazio”, commenta a malincuore il bassista Claudio Elazar Lazzaro in un’intervista, “Per il Reggae milanese bisogna risalire agli anni ‘80, agli IRIE e ai tempi in cui suonava Papa Winnie”.

Il progetto dei Reggaemotion nasce proprio dalle ceneri di quegli anni, dagli IRIE, in accordo al più ampio obiettivo dell’associazione NADI di cui Claudio E. Lazzaro è parte. Con uno sguardo a 360 gradi su tutte le sfaccettature della musica Afro ed etnica, essa cerca di riconquistare tramite il suono i propri spazi. Presidio musicale, in un’epoca che sembra aver dimenticato lo spirito d’innovazione, per limitarsi a un ascolto nostalgico spesso statico.

“Se c’è una cosa cui siamo rimasti fedeli è il Reggae, quello classico, quello di B. Real e di Marley, non ci interessa la nuova versione”, chiarisce Claudio Lazzaro ripercorrendo la storia del gruppo, persosi un po’ negli anni, ma poi ritrovatosi spinto dalla stringente necessità di ricordare gli anni in cui le corde delle chitarre stridevano d’indignazione e di aspirazioni.

È così che un passante ferroviario si è trasformato per una sera in un palcoscenico in cui danza canto e ritmo si sono aperti alla cultura etnica, affiancati anche ad una nuova proposta, l’aperitivo etno-vegano che estende il contatto con le altre culture dall’udito anche al gusto. E in tale atmosfera di attualissimo revival gli attori sul palco sono gli stessi spettatori, avvolti e trasportati dal raggiante nostalgico ritmo del Roots, Rock, Reggae.

FONTI E CREDITS

Ufficio stampa Associazione le Belle Arti – Progetto Artepassante

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