musica e filosofia

Musica e filosofia: quando una canzone fa riflettere

Molto spesso ci capita di ascoltare dei brani senza sapere cosa c’è davvero dietro a un testo. La musica a volte cela dei significati davvero importanti che, per volere o anche per casualità, sfociano in tematiche che per secoli hanno tediato le menti di grandi filosofi. Filosofia e musica sono legate da sempre, addirittura troviamo questo rapporto già nei primi filosofi della Grecia Antica, ovvero Cartesio, Pitagora, Platone e molti altri. Oggi, molti artisti si ispirano a diverse tematiche trattate anche dai filosofi, per esprimere i grandi dubbi che ancora oggi sono rimasti irrisolti. Vediamo dove possiamo trovarli.

Esistenzialismo e rap

Mezzosangue, pseudonimo di Luca Ferrazzi, rapper italiano, nel suo brano Esistenzialismo afferma:

Tu trova appigli una zattera non basta

Itaca è lontana e questo mare non si calma

Certi eventi sono un’arma.

In queste poche righe c’è un esplicito riferimento alla città di Itaca, madre patria di Ulisse, protagonista dell’Odissea di Omero. Oltre a ciò, c’è un richiamo specifico all’esistenzialismo, per questo anche il titolo della canzone. Quando venne pubblicato il brano, nel 2015, l’artista scrisse:

Io temo che stiamo perdendo la capacità del vivere la vita con passione, di assumerci la responsabilità di quello che siamo, la capacità di raggiungere dei risultati e di sentirci soddisfatti della vita. L’esistenzialismo viene spesso trattato come una filosofia della disperazione. Ma io credo che sia esattamente l’opposto.

È vero che al mondo siamo 7 miliardi di persone e stiamo aumentando. Ciò nonostante, quello che fai, fa la differenza. Fa la differenza innanzitutto in termini materiali, fa la differenza per le altre persone e crea un precedente. Insomma, io credo che da questo bisogna capire che non dobbiamo mai chiamarci fuori, e pensare di essere vittime di una concomitanza di forze.

L’esistenzialismo viene spesso trattato come una filosofia della disperazione, ma in realtà è l’opposto. Nel brano di Mezzosangue sono certamente presenti i temi della solitudine, dell’“io” di fronte al mondo, la precarietà, il fallimento, l’assurdo dell’esistere. L’autore si è ispirato ad un discorso, diviso in due spezzoni, tratto dal film di animazione in rotoscope del 2001, Waking Life, diretto da Richard Linklater. In questo discorso il professore fornisce la sua opinione sul valore dell’individuo all’interno della società: non bisogna ritenersi inutili poiché ognuno ha il potere di decidere della propria vita ed è necessario tenere a mente che tutto ciò che di buono facciamo, soprattutto nel nostro piccolo, è sempre utile per tutta la società. Siamo sempre noi a decidere chi siamo.

Un po’ di teologia…

Rancore, pseudonimo di Tarek Iurcich, nel suo brano S.U.N.S.H.I.N.E. analizza la stella Sole attraverso la teologia e la sociologia.

Il cantante ha deciso di far durare il brano 8 minuti, esattamente lo stesso tempo che serve alla radiazione emessa dal Sole per raggiungere la Terra, e di analizzare le tematiche dell’infinito, della predestinazione, citando la morale di Nietzsche e l’esistenzialismo di Sartre e Camus. Rancore si immedesima nella stella Sole che è sempre testimone di ciò che accade sulla terra: nascita, evoluzione delle specie e delle società e della morte. Il Sole è mortale ma infinito rispetto alla piccolezza della vita umana e continua a vivere rinfrancando l’animo umano.

…e gli immancabili Queen

Anche i Queen, noto gruppo musicale rock britannico, nel loro brano Bohemian Rhapsody analizzano diverse tematiche, quali realtà, incubo e finzione. Partono con una duplice domanda iniziale:

Is this the real life? È questa la vera vita?

Is this just fantasy? È solo fantasia?

La realtà è invece paragonata ad una trappola dalla quale non c’è via di fuga: “Caught in a landslide / No escape from reality”. Per quanto semplici, si tratta di domande che implicano una profonda riflessione sull’esistenza, su ciò che si considera realtà e, più in generale, sulla nostra vita stessa, che a volte può somigliare a qualcosa di immaginario – fantasia appunto – e altre volte può assumere i contorni di un incubo dal quale ci si vuole tirare fuori (“Just gotta get right outta here”).

Il primo punto della canzone è, quindi, il dubbio rispetto alla natura della vita stessa: esiste davvero o è solo immaginata? Il secondo punto della canzone è il naturale passo successivo al precedente dubbio analizzato: che senso ha la vita? Il testo sembra non dare molto peso all’esistenza, in quanto ribadisce un approccio di assoluta indifferenza quando afferma che “nothing really matters”, e che a volte sarebbe stato meglio non essere mai nati (“I sometimes wish I’d never been born at all”), perché non è bello morire e anche perché la vita sembra una farsa nella quale bisogna andare avanti (“carry on, carry on”).

Rassegnazione, indifferenza: la vita, privata di un significato stabile e profondo, si riduce ad un valore trascurabile e infinitesimale, per questo si uccide o si ha paura di morire, si rigetta il senso dell’esistenza preferendo di non essere mai nati piuttosto che trovarsi qui, in un mondo che non si capisce e che spesso non ci fa capire. Qualunque sia la sofferenza o lo sbaglio di un uomo, l’universo resta del tutto indifferente, e questo fa di Bohemian Rhapsody una delle canzoni più esistenzialiste in assoluto.

FONTI

rapologia.it

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