Se c’è una storia di una band ricca di contraddizioni e di colpi di scena, è quella dei Queen. La carriera di questo gruppo leggendario ha già un inizio incerto: alcuni datano la loro formazione nel 1970, quando Freddie Mercury si unì a Brian May, chitarrista, e a Roger Taylor, batterista. Quest’ultimi erano stati lasciati senza cantante dopo che, Tim Staffel, il leader della loro band precedente (gli Smile) era entrato a far parte dei Humpy Bong. Altri invece ritengono che i Queen siano nati nel 1971, anno in cui si aggregò il bassista John Deacon. In qualsiasi modo si voglia datare la nascita di una delle band inglesi più famose al mondo, rimane una certezza: quei quattro ragazzi avrebbero cambiato in maniera indelebile la storia della musica.
I primi anni
Dopo due anni trascorsi a sperimentare alla ricerca di sonorità inedite, i Queen rilasciarono il loro primo album eponimo. Il disco contiene brani dalle atmosfere profondamente rock, dove soprattutto Mercury e May iniziavano a svelare le proprie inclinazioni musicali. Tra i pezzi che compose quest’ultimo spicca Keep Yourself Alive. Grintosa e irriverente, la canzone è la sintesi perfetta dei sound dei Queen nei primi anni Sessanta. Freddie, invece, sorprese con Liar e un abbozzo di Seven Seas Of Rhye, dove prende vita il mondo immaginario di cui il cantante fantasticava durante l’infanzia.
Non c’è dubbio che questo energico, quartetto funky inglese abbia tutti gli strumenti necessari per rivendicare l’abdicato trono heavy-metal degli Zep, oltre che per diventare una forza veramente influente nel mondo del rock. Il loro album di debutto è eccellente. (da «Rolling Stone»)
Nonostante alcune recensioni positive, Queen fu un parziale insuccesso dal punto di vista delle vendite. La band continuò la propria ricerca con Queen II, che risulta essere ancora più sperimentale. Si trovano per la prima volta le complesse armonizzazioni che diventeranno un segno distintivo del gruppo. Diversi brani sono collegati tra loro come in un continuum musicale per terminare ancora con Seven Seas Of Rhye, arrangiata in modo inedito e presentata dai Queen a Top Of The Pops. La particolarità del pezzo e il fascino dei quattro ragazzi sul palco – benché fossero stati obbligati a esibirsi in playback – ammaliò molti spettatori. Seven Seas Of Rhye fu la prima canzone dei Queen a entrare nelle classifiche inglesi, ottenendo un buon successo.
Sheer Heart Attack e i problemi economici
Sulla scia di questi primi consensi, sempre nel 1974 uscì Sheer Heart Attack. Alle sonorità prettamente rock si unirono melodie argute e ingegnose, il cui esempio massimo si trova in Killer Queen. Raffinata e scandalosa, la canzone di Freddie Mercury tratta di una squillo di alta estrazione sociale con ironia e savoir-faire. Oltre al testo, la parte musicale di integra alla perfezione: la chitarra di May si sovrappone in maniera eccelsa al ritmo dato inizialmente solo dal piano. La batteria e il basso non sporcano la leggerezza del sound, ma lo rafforzano. Tutto è curato nel minimo dettaglio, anche il campanellino che si sente all’inizio della seconda strofa che dà l’ennesimo tocco di classe al pezzo.
Non è stato pensato come singolo. Avevo appena scritto una serie di canzoni per l’album e quando poi ho scritto questo e lo abbiamo registrato, abbiamo capito che poteva andare bene come singolo. Era molto diverso dallo stile Queen dell’epoca. Ma valeva la pena rischiare, e ogni rischio che avevamo preso fino a quel momento aveva dato i suoi frutti. (Freddie Mercury)
Il tour che seguì per la promozione dell’album registrò una serie di sold out che incoraggiò finalmente i Queen. Tuttavia, nessun membro della band ricavava profitto né dalle vendite dei dischi né dai biglietti dei concerti: questo perché il contratto che avevano firmato all’inizio della loro carriera era nettamente svantaggioso e portava la maggior parte dei loro guadagni nelle tasche dei manager. Il risultato vedeva Freddie Mercury e compagni sommersi di debiti. Scoperta la falla a livello contrattuale, la band cambiò agente. Nonostante ciò, la situazione rimaneva delicata: i Queen avrebbero dovuto presentare un album straordinario, in grado di annullare tutte le loro insolvenze economiche. Ma si sa, è nei momenti di estrema difficoltà che i più grandi dimostrano il loro talento.
A Night At The Opera e la svolta
Il capolavoro tanto atteso arrivò. A Night At The Opera uscì nel 1975, ma sembra un disco pubblicato solo da qualche anno. Vanta una commistione di generi rara da trovare altrove. Rappresenta la volontà di una band messa alle strette che, però, continua a sfidare l’industria musicale sfuggendo a qualsiasi etichetta e categorizzazione. Si passa dal glam all’hard e progressive rock, con sprazzi di operetta e persino di swing. Tutta la sperimentazione che i Queen avevano portato avanti fino a quel momento trova così l’apice.
Benché sia ricco di brani indimenticabili, la gemma dell’album è sicuramente Bohemian Rhapsody. Nata dalla mente geniale di Mercury, il pezzo prevede al suo interno l’unione di tre canzoni differenti. La durata di sei minuti sconvolse il manager e il produttore della band che ne vietò l’uscita come singolo. Freddie non solo si oppose, ma fece in modo di “raggirare” il via libera del suo management. Consegnò il demo di prova di Bohemian Rhapsody al suo amico DJ Kenny Everett, che trasmise la canzone per ben quattordici volte durante un weekend. Il successo fu tale che la EMI fu “costretta” a pubblicare il singolo, il 31 ottobre 1975.
A Night At The Opera fu la svolta. Le vendite ricavate dall’album e dal tour che ne seguì l’uscita non solo cancellarono i debiti dei Queen, ma permisero loro di godere dell’agiatezza economica tanto agognata. I concerti terminarono con l’incredibile live gratuito ad Hyde Park, con più di 100.000 spettatori.
La fine degli anni Settanta
Nel 1976, A Day at the Races apparve come un album che ricalcava le orme di quello precedente. Ancora una volta non mancavano brani essenzialmente rock, come White Man e Tie Your Mother Down di May, seguiti da pezzi splendidamente barocchi e orchestrali come Somebody To Love e Good Old-Fashioned Lover Boy di Mercury. A differenza di A Night At The Opera, però, il disco presenta una gioia inedita e un senso di libertà, privo delle precedenti atmosfere oscure.
Oggi può sembrare incredibile, ma la stampa non è mai stata dalla parte dei Queen. Soprattutto dopo la seconda metà degli anni Settanta, quando dilagava il punk e il quartetto inglese si ostinava a presentare il rock più classico. Non solo, Freddie Mercury si era avvicinato sia all’opera che al balletto e intendeva portare alcuni di quegli elementi nelle sue canzoni. La risposta al punk arrivò nel 1977 con News Of The World. Il disco venne registrato presso i Wessex Studios di Londra, proprio nella sala d’incisione affianco a quella dei Sex Pistols. Memorabile fu la battuta – assolutamente non gradita – che Freddie fece a Sid Vicious, raccontata proprio dal leader dei Queen qualche anno dopo.
Lo chiamai Simon Ferocious o una roba del genere e lui non apprezzò affatto. Io ho risposto, “Che cosa credi di fare?”, aveva tutti questi tagli sul corpo quindi gli ho detto “Assicurati di tagliarti davanti allo specchio oggi perché domani inizierai a fare altro”.
News Of The World contiene due delle canzoni simbolo della band We Will Rock You e We Are The Champions. È il disco che dimostrò a giornalisti e appassionati di musica che il rock non fosse morto. Anzi, solo il rock poteva e può dare quel senso di aggregazione insuperato da qualsiasi altro genere musicale. Inoltre, proprio con quell’album i Queen riuscirono finalmente a “conquistare” gli Stati Uniti, dopo 7 anni di carriera.
Negli anni successivi, seguirono Jazz e The Game. Entrambi non vennero riconosciuti come capolavori a differenza di altri album, ma continuarono ad accrescere la notorietà della band nelle varie parti del mondo. La fama portò i Queen in uno straordinario tour in Sud America nel 1981, dove si esibirono a Buenos Aires e San Paolo. Le ultime due date in Brasile registrarono un totale di 251.000 spettatori, un evento che portò il gruppo al gradino più alto del loro trionfo.