yves saint laurent e l'arte

Yves Saint Laurent e l’arte di vivere

Nel corso della storia numerosi sono stati i punti d’incontro tra arte e moda; Yves Saint Laurent, per esempio, nel 1965 dà inizio a un solido legame con il mondo delle arti figurative che lo accompagnerà per lungo tempo.

Autunno inverno 1965-1966: i modernisti.

Yves, ispirato da un libro donatogli dalla madre, “Piet Mondrian: Sa vie, son œuvre di Michel Seuphor, disegna 26 abiti basandosi sull’astrazione formale da lui stesso iniziata in quella linea a Trapèze da Dior nel 1958. Realizza dei vestiti a trapezio con pattern ispirato i quadri di pittori modernisti, tra cui Serge Poliakoff e Piet Mondrian.

Gli abiti Mondrian, in candido jersey bianco, erano tele su cui il couturier-artista poteva simulare l’effetto della pittura. Costruisce le linee nere integrandole nelle cuciture dell’abito e facendo in modo che valorizzino la silhouette di chi indossa il vestito; l’abito più celebre richiama il quadro “Composizione II in rosso, blu e giallo“, quel jersey striato di nero a ingabbiare quei colori così vividi. L’abito Poliakoff è realizzato in jersey tricolore: risultato dell’incastro di blu, nero e rosso che si completano nell’abito come un puzzle.

 

Yves disse che “era rimasto impressionato dall’architettura dei dipinti dei due” e “sognava di trasportare la bidimensionalità del quadro in un abito tridimensionale”, di dare movimento a quelle linee geometriche così statiche.

Gli abiti Mondrian riscossero un successo clamoroso: Diana Vreeland scrisse sul New York Times che “quella era stata la migliore collezione della maison”. Gli abiti sono oggi sono esposti al Victoria & Albert Museum di Londra, oltre che al Musée Yves Saint Laurent di Parigi.

Autunno inverno 1966: Pop Art.

Infatti, l’anno successivo Yves torna con una collezione ispirata al mondo dell’arte, questa volta americana. Disegna abiti dai colori variopinti, ispirandosi alla Pop Art statunitense, e rende omaggio al pittore Tom Wasserman dedicando due vestiti alle sue opere.

Il primo è un abito da sera nero, aderente sulle spalle, lungo fino ai piedi e attraversato per obliquo da una gamba femminile rosa; il secondo, un abito da cocktail, sempre a trapezio, che raggiunge l’altezza del ginocchio e con maniche lunghe, sul quale è rappresentato di profilo un volto roseo di donna con labbra scarlatte. Gli altri capi della collezione sono abiti da cocktail su ciascuno dei quali è applicata una forma stilizzata differente; su di uno una luna rossa, su un altro un cuore rosa e sull’ultimo un cerchio arancione. Vi è un solo abito a maniche corte, caratterizzato da uno scollo a cuore sul quale sono poste due labbra rosse, in contrasto con il nero dell’abito, che coincidono con la forma delle coppe dei seni.

Primavera Estate 1967: Arte tribale africana

Yves Saint Laurent nella collezione successiva a quella Pop Art decise di portare omaggio all’arte Bambara, un gruppo etnolinguistico presente tutt’oggi nel nord del Mali. Per questa collezione il couturier creò una serie di abiti realizzati con vari materiali, includendo perline di legno, rafia, paglia e filo dorato. Al tempo in cui le tecniche industriali erano predominanti Saint Laurent ritornò alla produzione artigianale. Tra gli abiti ne spicca uno, omaggio alle sculture Bambara. Un abito lungo, senza maniche, con una collana di perline di legno sul collo e un colletto in rafia; il resto del vestito è una rete in filo dorato, alternata da balze realizzate in rafia, situate all’altezza dei fianchi, poco sopra le ginocchia e lungo i piedi.

Yves commentò la collezione specificando:

Gli abiti sono pensati per la passerella. Sarebbe ridicolo considerarli come abiti da indossare. Non è un gioco, il tessuto è una plastica che imita il legno: il totem.

Autunno inverno 1969-1970: I Lalanne.

La collaborazione coi Lalanne chiude la stagione artistica degli anni ’60. François-Xavier e Claude Lalanne erano una coppia di artisti francesi che realizzava opere d’arte che univano le tecniche delle belle arti a quelle delle arti figurative. Agli inizi degli anni ’60, Yves in occasione della mostra Zoophites, rimase colpito dal lavoro del duo e acquistò delle sculture per il suo appartamento di Rue Babylone. Nel 1969 propose loro una collaborazione, intensificando ancora di più il suo legame con l’arte. Commissionò una serie di calchi, in rame placcati d’oro, sul modello del busto della modella Verushka. In occasione della sfilata li fece corredare con due gonne in un fluido chiffon, quasi in ossimoro con la staticità metallica del busto.

Nel 1970 Claude Lalanne realizzò anche una serie di gioielli in bronzo, placcati d’oro, modellati sul calco delle punta delle dita di una mano. Nella collezione Estate 2021, l’attuale direttore creativo di Saint Laurent, Anthony Vaccarello, ha deciso di rendere omaggio alla scultrice, scomparsa nel 2019, portando in sfilata alcuni dei suoi più celebri monili.

Queste collezioni, le prime di una lunga serie di collaborazioni tra la maison d’haute couture francese e il mondo dell’arte, sono conservate e visitabili a Parigi, al Musée Yves Saint Laurent.


FONTI

Artribune.com

Hommage au pop art

Collection africaine

La revolution mondrian

Suddenchic.com

Harpersbazaar.com

Yves Saint Laurent: sfilate. (s.d.). Milano : Ippocampo.

CREDITS

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