Il 20 Gennaio 2014 si è tenuta, nel palazzo di Place Vendôme a Parigi, la prima sfilata della nuova maison Schiaparelli, il cui marchio e archivio sono stati rilevati nel 2007 dall’imprenditore italiano Diego Della Valle, con l’ambizione di rilanciare il brand.
La collezione couture disegnata dallo stilista Marco Zanini, direttore creativo dopo Christian Lacroix, presenta abiti lunghi e ampi dalle forme morbide, tessuti leggeri dalle stampe surrealiste. Cappelli voluminosi, stravaganti accessori dorati, ampie maniche a palloncino in taffetà. Sorprendono le giacche e i soprabiti poco strutturati, giochi di morbidi intrecci, nodi e fiocchi, punto di partenza per la rinascita del marchio.
Breve storia della prima maison
Elsa Schiaparelli, “l’artista che fa vestiti”, per l’eterna rivale Coco Chanel, fonda la sua prima attività nel 1928 a Parigi, in Rue de la Paix, dove rimase fino al 1935, sotto l’insegna di Schiaparelli pour le sport. Diventata un punto d’incontro per le signore parigine più à la mode, si trasferì in Place Vendôme, iconica sede della casa di moda.
Stilista visionaria, si divertì a intrecciare arte e moda nelle provocatorie creazioni, in quel rosa shocking, di cui le si attribuisce l’invenzione.
Il colore mi balenò davanti agli occhi come un lampo. Brillante, impossibile, sfrontato, piacevole, energico, come tutta la luce, tutti gli uccelli e tutti i pesci del mondo messi insieme, un colore proveniente dalla Cina e dal Perù, non occidentale; un colore “shocking”, puro e non diluito.
I capi venivano poi arricchiti da disegni in trompe-l’œil, raffigurati in modo tanto realistico da sembrare accessori cuciti piuttosto che oggetti dipinti sul capo; da monili dorati con forme anatomiche come le bocche e l’occhio con la lacrima create grazie al genio di Salvador Dalì. Abiti completati da figure con riferimenti erotici come le aragoste, sempre dell’artista, stampate sul famoso abito indossato nel 1937 da Wallis Simpson, duchessa di Windsor. Da grosse zip in bella vista anche sugli abiti da sera e infine da stampe a giornale, idea ripresa nel 1998 da John Galliano per Dior. Faceva indossare alle modelle copricapi simili a sculture con aperture, piume e forme surrealiste; un esempio è il copri capo scarpa, dalla suola rossa, creato sempre in collaborazione con Salvador Dalì.
Ogni sua collezione interpretava un tema differente: dalle farfalle all’astrologia, dal circo ai grandi quadri di Botticelli. Ogni sfilata era uno spettacolo eccentrico creato dal mescolamento di colori, musica e arte; infatti, l’idea della sfilata come un’esibizione a tema nasce con Elsa Schiaparelli.
Lo stesso anno la stilista pubblicò la sua autobiografia intitolata “Shocking life”, dove racconta la propria vita, fatta di scelte complesse e grandi difficoltà ma anche di una grande intuizione che l’ha resa una delle prime donne italiane a entrare nel mondo della moda francese.
Schiaparelli sotto la guida di Marco Zanini
Dopo la breve direzione di Lacroix, il proprietario del brand Diego Della Valle, nel settembre 2013 sceglie come creative director per il rilancio della maison, l‘italiano Marco Zanini. Il designer prima dell’incarico presso la casa di moda Schiaparelli aveva lavorato per Dolce & Gabbana, per Versace e infine ha rivoluzionato completamente la maison Rochas.
Il nuovo direttore creativo ha cercato di mantenere lo stile originale della fondatrice, rendendo però la sua stravaganza e la sua unicità con abiti eleganti e morbidi, dove il tocco surrealista è caratterizzato solo da grandi e voluminosi accessori come i capelli o i pratici e frangiati sandali dal tacco basso, ulteriore forma di uscita dagli schemi. Zanini ha saputo mantenere il proprio stile personale fatto di colori tenui e forme eteree, rendendo allo stesso tempo giustizia allo stile e alla figura iconica di Elsa Schiaparelli attraverso i dettagli.
Dopo solo un anno, però, la maison Schiaparelli conclude la collaborazione con lo stilista Marco Zanini. Continua così la ricerca del direttore creativo capace di accompagnare la maison nel futuro e che al contempo sappia interpretare al meglio il proprio passato.
Schiaparelli sotto la guida di Bertrand Guyon
Nell’aprile 2015 è subentrato alla direzione della casa di moda, Bertrand Guyon, designer che ha lavorato per Givenchy e per la casa di moda Valentino, sotto la direzione di Maria Grazia Chiuri e di Pierpaolo Piccioli.
La visione che Guyon ci restituisce, del nuovo brand Schiaparelli, durante la sua sfilata di debutto autunno-inverno 2015, è quella di una collezione dai capi freschi, caratterizzati da un’elegante linearità; abiti midi, completi giacca-pantalone, camicie con fiocchi, lunghi e morbidi cappotti, gilet di pelliccia, lunghe cappe e stampe olografiche su abiti e giacche. Il tocco Schiaparelli è dato dai ricami e dagli accessori dorati, ispirati alle iconiche figure della stilista. L’estro rivive anche nei materiali: tessuti leggeri, trasparenti e traslucidi, preziosi taffetà dai ricami colorati.
Elsa Schiaparelli è una maison con un patrimonio eccezionale, con una storia intima e luminosa, un universo gioioso e poetico, di estremo chic. È un onore poter partecipare al suo sviluppo, nel rispetto della storia ma con una visione assolutamente moderna e contemporanea, come lei stessa è sempre stata.
Dopo quattro anni come direttore creativo, Bertrand Guyon lascia la casa di moda Schiaparelli passando il testimone a Daniel Roseberry, nella ricerca del perfetto equilibrio tra tradizione e innovazione di una maison storica.
Schiaparelli sotto la guida di Daniel Roseberry
Nel 2019 la Maison Schiaparelli annuncia l’americano Daniel Roseberry come nuovo direttore creativo della casa di moda. Un designer con una visione innovativa della moda, che ha lavorato per diversi anni da Thom Browne.
Alla direzione del brand, lo stilista si avvicina con la forza dell’immaginazione e della creatività; trasforma le idee visionarie di Elsa Schiaparelli in collezioni neutrali dai tratti surrealisti. Mantiene la tradizione della maison, riuscendo così a mostrare il tocco ribelle della stilista in ogni capo e accessorio: il suo obiettivo è quello di “aprire le porte della visione e lasciare che il fantastico strabordi nel concreto”.
Roseberry così come faceva Schiaparelli, si diverte con l’arte e la bellezza concepite per il corpo. Utilizza tessuti morbidi e fluidi che in alcune parti vengono strutturati, creando ventagli di tessuto arricciato attorno al corpo. I colori dei tessuti sono scuri e profondi come il nero lucido e satinato, o chiari come il color panna e il bianco ottico; arricchiti da piccoli monili e gioielli dorati, da ricami di fiori colorati, da piccoli preziosi insetti, da decorazioni di strass che imitano lo scheletro umano, omaggio allo Skeleton Dress di Elsa Schiaparelli del 1938.
E ancora parti anatomiche dorate, come dita, occhi, seni e nasi, cuciti su semplici abiti in modo da diventare bizzarri accessori. Capi bianchi e neri che imitano la muscolatura umana o che semplicemente fanno da base a grandi e voluminose maniche di colori come il brillante rosa shocking, l’intenso blu elettrico e il setoso rosso tendente al bordeaux; fanno inoltre da base a scollature dorate con gioielli serpentini e grandi orecchini d’oro.
Daniel Roseberry ha saputo interpretare l‘innovativa eredità Schiaparelli in un terreno fertile e moderno, creando un naturale collegamento tra ieri e oggi. Si ritornerà quindi allo splendore degli anni Trenta quando alla guida della maison c’era la brillante mente di Elsa Schiaparelli?
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