Bepi & The Prismas: fra tradizione e cambiamento

Il 6 dicembre il Bepi, ormai un’autentica istituzione bergamasca, è tornato ad esibirsi: questa volta lo ha fatto sul palco del Druso, insieme alla sua band The Prismas. E la sottoscritta, da bergamasca – o meglio, da rovettese – non poteva mancare a questo evento.

Ma chi è il Bepi?

Da Tiziano Incani al Bepi

Il Bepi è un personaggio nato dalla fantasia di Tiziano Incani, classe 1974, di Rovetta, un piccolo paesino dell’Alta Val Seriana. Dopo il diploma al Liceo Classico “Decio Celeri” di Lovere, intraprende gli studi di Giurisprudenza, abbandonandoli però poco dopo. Inizia a muovere i primi passi nel mondo della musica, sua grande passione sin da giovane, tra rassegne corali e operette.

Nel 1993 comincia a fare musica in prima persona, con concerti voce-chitarra e proponendo musica italiana d’autore in diversi locali nelle province di Bergamo, Brescia e Lecco. Contemporaneamente si dedica all’attività di DJ in pub e birrerie, dove spazia dalle ballad anni ’70-’80 all’heavy metal, passando per il rock storico.

Nel 1995 arriva il primo album autoprodotto, L’almanacco delle bolle di sapone. Due anni dopo partecipa al Festival di San Marino, con la canzone Eurocity 12:05, fermandosi però al secondo turno. Nel 1998 nasce il secondo disco, La sfera, seguito da Scorci di mappamondo nel 2000 e da Orobiglia nel 2003. Questi sono gli ultimi lavori discografici a suo nome: da qui in poi, nasce il Bepi.

Il Bepi: dalla nascita ai primi successi

È il 1990 quando Incani inizia a collaborare con Radio Antenna 2 di Clusone, diventandone parte integrante fino al 1997. Sempre con la stessa emittente, la sua carriera si estende dalla radio alla televisione, diventando conduttore del notiziario, di interviste e di servizi di vario genere. Durante l’esperienza in radio, si diletta a creare personaggi comici, intervenendo telefonicamente nelle trasmissioni pomeridiane: tra questi, il più famoso è il Bepi, tifoso atalantino e autore della versione bergamasca del “Gioca Jouer”.

Tiziano Incani osserva gli atteggiamenti di compaesani e valligiani bergamaschi e decide di trarne una parodia, inizialmente come comico, dopodiché come cantante, per poi passare a un ruolo molto più marcatamente cantautorale (seppur con sonorità votate al country e all’hard rock), dove personaggio e persona finivano per coincidere.

Il popolo del Bepi

Quando, intorno al 2005, il Bepi inizia ad avere successo, Tiziano Incani molla il lavoro da impiegato per dedicarsi interamente a questo progetto. Inizia a ricevere numerosi inviti per esibirsi alle feste locali e i moltissimi Bepifans si presentano carichi di entusiasmo ad ogni concerto. L’Eco di Bergamo, nel dicembre 2005, scrive che “quello del Bepi non è un pubblico, ma un popolo”.

Il Bepi intraprende così un vero e proprio percorso per portare la provincia intera ad avere una maggiore coscienza di sé stessa e, allo stesso tempo, per affrancarla dai luoghi comuni e dalle discriminazioni di cui la popolazione e la cultura orobica sono oggetto da decenni. Mediante umorismo e autocritica, i suoi brani tentano di donare una nuova dignità al bergamasco, superando stereotipi musicali e non solo.

Nel 2013, il Bepi realizza un piccolo grande sogno: vola oltreoceano, nei leggendari Sound Kitchen Studios di Nashville, dove registra parte del suo album SP8 – Spòt, collaborando con alcuni dei più grandi nomi del country mondiale – Buddy Jewell, Steve “Tuna” Turner, Steve Hinson per citarne alcuni.

Gli ultimi quattro album – Nöf (in dialetto), Da 10 me (Dadi e cime, in italiano), T11 – Tön dés e All the Young Dudes (entrambi metà in dialetto e metà in italiano) – sono stati pubblicati con il nome “Il Bepi”, segnando l’abbandono del precedente “Bepi & The Prismas”. Questi lavori rappresentano una vera e propria svolta, sia nei suoni sia nelle tematiche affrontate nei diversi brani.

L’ultima produzione è il singolo La Michela, realizzata in due versioni dedicate alla campionessa di snowboard Michela Moioli, che ha partecipato direttamente al progetto.

«Il Bepi non ha un genere, il Bepi è un genere»

Il repertorio del Bepi è quasi interamente cantato in dialetto bergamasco. Accompagnato da musiche che spaziano tra generi diversi, dal country al blues, dal folk alla techno, i suoi brani raccontano con ironia la vita quotidiana nella provincia bergamasca – dalle spiagge improvvisate lungo il fiume Serio alle strade eternamente trafficate percorse dai lavoratori pendolari.

Il suo pubblico continua a prediligere tracce più leggere, come Kentucky o I du camios, ma cresce il numero di fan che apprezzano anche la vena più profondamente cantautorale di opere come Pase zo, dedicata al tema delle morti bianche, o Gleno, ispirata al tragico disastro dell’omonima diga del 1923.

Oltre alla musica c’è di più

Autobiografie e romanzi

Ventitré i dischi prodotti in totale (compresi live e raccolte), ai quali si devono aggiungere sette DVD. Ma la sua produzione artistica non si ferma qui.

A completare il suo vasto repertorio ci sono quattro libri autobiografici: il monumentale Proud e le successive appendici, tutte pubblicati da Silele. Questi volumi hanno ricevuto ampi consensi non solo per il loro stile narrativo e l’analisi approfondita dei brani, ma anche per le digressioni stimolate dai temi affrontati nelle sue canzoni.

Nel 2021 arriva invece il primo romanzo, Il Castello, un’opera fantasy acclamata dalla critica e definita dallo scrittore Livio Gambarini come “il miglior fantasy dell’anno”. Nel 2023 arriva il secondo romanzo, Cuore di Pietra, accompagnato dall’album live “pirata” registrato con lo pseudonimo di Melo & The Poms e considerato da molti uno dei suoi migliori lavori discografici.

Tra televisione e teatro

Parallelamente, il Bepi si cimenta in numerosi altri progetti, come il fortunato Bepi Quiss, un gioco televisivo dedicato alla cultura orobica che conduce e scrive da tredici anni con grande successo su Bergamo TV. I premi non sono in denaro, bensì in prodotti gastronomici di vario genere.

Numerose anche le apparizioni in tv: nel 1999, in Un posto al sole, interpreta Ambrogio Olmi, un tifoso atalantino bergamasco; nel 2002 prende parte alla terza puntata di La sai l’ultima? di Canale 5; nel 2019 partecipa a due puntate speciali di Caduta libera dedicate ai comici.

Non meno rilevante è la sua attività teatrale, che lo vede impegnato sia come autore che come interprete. Tra i suoi lavori si annoverano monologhi come E io cosa c’entro? per DeSidera, collaborazioni con la Jazz Workshop Orchestra (Bepinòcio e Bèrghem) e con Edu.C.A. (Il boato e poi il vento, 400 metri, Un bicchiere di vino).

All the young dudes: un dialogo fra tradizione e cambiamento

L’ultimo album del Bepi esce nel 2021 e si intitola All the young dudes. Il leitmotiv di questo disco è sicuramente la sperimentazione: in tutte le tracce – in bergamasco e in italiano, ma anche in inglese – si può notare un approccio molto originale e sempre alla ricerca di stimoli nuovi e sorprendenti.

Il titolo viene da uno dei successi di David Bowie, che aveva prestato ai Mott the Hoople nel 1972, ma la vera pronuncia di questo titolo prevede la parola “dudes” letta come viene scritta, richiamando al numero dodici in bergamasco e creando quindi continuità con i titoli dei precedenti album. Questo disco, pur essendo uscito in sordina, merita l’attenzione dei Bepifans e non solo per il suo distacco dalle opere precedenti.

Quello che colpisce di Tiziano Incani è coscienza che il personaggio leggero del Bepi è rimasto tale agli occhi del pubblico. Colpisce anche la disillusione verso il mondo musicale, il quale non ha offerto alla sua musica le stesse opportunità riservate ad altri cantautori in dialetto. Allo stesso tempo, vi è però la consapevolezza di aver fatto un album di qualità, sicuramente uno dei migliori della sua discografia. Un lavoro variegato nei toni – che si estendono dalla malinconia all’ironia, fino alla critica – e negli stili, con elementi di rock, elettronica, folk acustico e blues. Un disco piacevolmente ascoltabile perché libero dagli schemi, che rivela con il tempo sfumature testuali e sonore.

La tracklist

All the young dudes si apre con due brani tanto suggestivi quanto malinconici, caratterizzati da un cantato sommesso che si intreccia con sonorità elettroniche. Cosa volete? Cosa mi piace? è un audace esperimento artistico che affronta la profonda crisi di Incani di fronte a ciò che oggi rappresenta la musica. I tò culùr, invece, è un omaggio personale e toccante al cane dell’artista, venuto a mancare, ma che rimane presente nella sua vita.

Per apprezzare la maestria del Bepi nel ritrarre i bergamaschi e la loro identità, basta ascoltare Bergamàsch, un ritratto vivido e sincero dell’essere bergamaschi. Il brano alterna momenti critici ad altri affettuosi, mantenendo sempre un certo orgoglio di fondo, perché è impossibile non amare la terra che lo ha cresciuto e plasmato.

Se Bergamàsch esplora con sguardo attento la dimensione della provincia, Miti (in italiano) sposta lo sguardo verso l’esterno, dedicandosi ai grandi. Il brano riflette sul desiderio, spesso ingenuo, di considerarli perfetti, persino in aspetti dove la perfezione non è poi così essenziale.

La libertà si esprime anche attraverso un brano country dal ritmo vivace, con una fuga strumentale come Té ta sé mia lé, prima di passare a La pornografia, un brano elettro-pop da manuale, sospeso tra Gaber e i Pet Shop Boys.

La sua straordinaria capacità lirica in dialetto, rara e preziosa, emerge in brani come Felicita e Thomas, un toccante bozzetto a due chitarre acustiche ispirato a un doloroso fatto di cronaca.

Menzione speciale a Beagle, composto da campioni provenienti da ben 37 brani diversi. La canzone non è stata suonata, bensì creata con un’infinità di pazienza e di ore di lavoro dall’unione di questi frammenti e dei plugin generati da un software. La domanda che ha dato vita a questo brano è la seguente: “È più finta una creazione musicale al computer con il massimo dell’umanità di cui un artista dispone, o è più finta una creazione musicale suonata o cantata da una persona in carne e ossa ma lavorata e corretta a non finire?”.

L’intento analitico ritorna nell’ironia pungente di Blüs dol rüt, un robusto blues dedicato al “dilemma” della raccolta differenziata, nel quale la voce del cantante dialoga con quella del sindaco di Bergamo Giorgio Gori. È probabilmente il brano più semplice dell’album e forse l’unico a mantenere l’antico fascino popolare del Bepi, ricreando il confronto “montanaro rozzo versus businessman” che aveva tanto divertito il pubblico con Bank Blues nel 2006.

Se l’amarezza è tanta, altrettanta è l’ispirazione di un autore ormai pienamente maturo, capace di padroneggiare la propria musica con una varietà di sfumature, rimanendo in costante equilibrio tra l’attaccamento al territorio – che passa proprio dalla lingua – e l’affermazione di un’identità che sta stretta nei confini del cantautorato dialettale.

 

L’esibizione al Druso 

10 giugno 2017: è questa la data della prima e ultima esibizione di Tiziano Incani a Ranica. Da quel giorno, una grande evoluzione ha coinvolto sia Incani sia Bergamo, la sua amata città alle pendici delle Alpi Orobie.

Il primo ha sfoderato tutta la sua inesauribile vena creativa: come detto in precedenza, ha intrapreso una carriera da presentatore, monologhista e scrittore. Non ha però rinunciato alla componente musicale, cimentandosi sempre in nuovi progetti.

La seconda ha vissuto una costante crescita: si è lasciata alle spalle la reputazione da «eterna provinciale» soprattutto grazie alla rinascita dell’Atalanta. In L’è Sa Nedàl, il Bepi di una volta cantava «Ma me öle l’Atalanta in Champions League», e proprio dal 2017 la sua squadra del cuore ha conquistato una nuova fama internazionale.

La band

La band The Prismas è composta da una decina di persone che si alternano, sostituendosi a vicenda in base agli impegni spesso legati alla militanza in altre band. All’esibizione al Druso dello scorso 6 dicembre, era presente la formazione che forse più di ogni altra, almeno negli ultimi anni, può essere definita “ufficiale“. Dario Foschetti, batterista appassionato di metal, ma impegnato anche in progetti più light; Bobo Aiolfi, bassista esperto e versatile, al fianco del Bepi dal 2009; Alberto Sonzogni, tastierista e principale collaboratore del Bepi nella realizzazione degli ultimi quattro album in studio; Daniele Finazzi, vulcanico chitarrista rock, ben inserito nello spirito poliedrico della band.

Il concerto

Nella scaletta della serata non possono mancare i brani che hanno segnato la storia della carriera del Bepi: da Bigio BG a Moto Guzzi Rock’n’Roll, da Strade ‘lla Basa a Cò de goma, a passando per i grandi classici quali Disco Sexy Bar, Coston Beach e l’indimenticabile Kentucky.

Parte dell’esibizione si concentra sulle canzoni dedicate alle stelle dello sport della provincia bergamasca: a loro sono dedicate L’è sa Nedàl (proprio mentre l’Atalanta sta sfidando il Milan), La Michela e Falco Saoldèl, per il suo compaesano due volte vincitore del Giro d’Italia.

All’appello dei brani storici non può mancare Remigio, ed è proprio durante il ritornello, tripudio del brano, che tutto il pubblico presente si unisce in una sola voce, per cantare con decisione: “dal volt al bas me resti bergamasc”.

Inimitabili sono i discorsi del Bepi sul palco, che accompagnano le canzoni e riempiono i momenti tra un cambio d’abito (o di cappello) e l’altro. Ma non si può non notare che, tra tutti i brani della scaletta, solo uno viene dall’album All the young dudes: si tratta di Spète sèmper, che fa capolino proprio tra Remigio e Sèmper ché.

 

“Bergamo, mi ricevi?”

È proprio questo il grande ostacolo che continua a presentarsi sulla strada del Bepi. Egli è divenuto un portavoce musicale di un’identità bergamasca che fa leva soprattutto sul concetto di orgoglio: sentirsi fieri di far parte di una categoria che spesso soccombe alla retorica – e la retorica, si sa, non ha un’ampia tavolozza di colori a disposizione. Un po’ di orgoglio non fa male, ma fondamentale è l’umiltà di capire e di saper ammettere le proprie difficoltà. Il Bepi canta anche di questo; tuttavia, è evidente come questo nuovo e scintillante vestito da “prima della classe” a volte sembri stare stretto alla mentalità orobica, per sua natura pratica, concreta e indissolubilmente legata al popolare.

È proprio da questa tensione, dall’incontro-scontro fra tradizione e cambiamento, che prendono vita i nuovi spettacoli del Bepi. Lo scopo del rocker di Rovetta era – ed è ancora – quello di stimolare il popolo bergamasco a mettersi in discussione, per imparare a riconoscere le proprie fragilità e puntare ad elevarsi a un livello un po’ più alto, senza dimenticare totalmente le proprie radici e i tratti caratteristici della propria identità. Il Bepi lo sta già cantando da un po’… Bergamo è disposta ad ascoltarlo?

 

 

Credits

Copertina concessa a titolo gratuito dall’autrice dell’articolo

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