Paolo Armelli, classe 1988 è esperto di spettacolo, televisione, libri, collaboratore di «Wired», «Vogue», «Vanity Fair», «Donna Moderna»; cofondatore di «QUiD Media», una piattaforma di informazione e cultura Lgbtq+ su Instagram, con una newsletter e un podcast, nonché codirettore artistico del Mix Festival Internazionale di Cinema Lgbtq+ e Cultura Queer.
Con il suo primo libro pubblicato il 1° giugno da Blackie Edizioni, Armelli ci regala un ricordo scintillante e positivo di Raffaella Carrà. L’arte di Essere Raffaella Carrà non è però solo il racconto biografico di una donna e di un’artista poliedrica e anticonformista. Fin dal sottotitolo, Un Manuale per Essere Liberi, Felici e Rumorosi. E Far l’Amore con Chi Hai Voglia Tu, si comprendere che il libro è pensato per coinvolgere il lettore in un modo del tutto inaspettato.
“Il libro è diviso in dieci capitoli, ciascuno corrisponde a un precetto che ci ha insegnato Raffa e che dovremmo provare a portare nelle nostre giornate. Un decalogo di consigli e massime per brillare ogni giorno, per diventare la versione più gioiosa di noi”.
Riconoscibilissima, imitatissima e inimitabile Raffaella Carrà
Sulla copertina del libro L’arte di Essere Raffaella Carrà, l’inconfondibile caschetto biondo. Eleonora Corso, proprio partendo da quel look che ha reso Raffaella Carrà celebre in tutto il mondo, in un articolo pubblicato su Lo Sbuffo aveva ripercorso la carriera e le svolte decisive della vita di Raffaella Carrà, al secolo Raffaella Maria Roberta Pelloni, nata a Bologna il 18 giugno 1943.
Un’artista multiforme, passata da televisione, cinema e settore musicale nel corso di una carriera lunghissima, iniziata a partire dagli anni Cinquanta e durata fino al 2020.
Raffaella Carrà ha saputo evolversi nel corso del tempo, pur restando fedele a sé stessa e ha saputo coinvolgere tanti pubblici diversi. Da quello familiare della TV generalista dei programmi RAI e quello internazionale con le sue hit anni Sessanta e Ottanta, fino alla più recente colonna sonora del film Premio Oscar La Grande Bellezza di Sorrentino.
Paolo Armelli nel suo libro la definisce
“…una specie di icona transgenerazionale: il pubblico più maturo l’aveva vista crescere ed evolversi, percependola come un volto familiare e mai come una minaccia giovanilistica, i più giovani, invece, non avevano l’impressione di essere di fronte a qualcosa di antiquato, residuale, o peggio ancora a quelle macchiette di mezza età che fanno di tutto per ingraziarsi i più giovani”.
Un manuale “per essere liberi, felici e rumorosi”
Il racconto si snoda attraverso gli episodi salienti più o meno noti della vita artistica e personale di Raffaella Carrà e li trasforma in spunti di riflessione per il lettore. Ogni episodio è descritto in modo da ricavare un insegnamento valido per chiunque abbia voglia di ascoltarlo. È lo stesso Armelli a spiegare che la vita di Raffaelle Carrà è “una miniera inesauribile di storie, episodi, comportamenti esemplari, insegnamenti più o meno consapevoli”.
Ad arricchire i fatti storici raccontati con garbo e ammirazione nei confronti dell’Artista, ci sono le testimonianze intime e i ricordi di alcune persone che l’hanno conosciuta: Vanessa Incontrada, Alessandro Zan, Vladimir Luxuria, Michele Masneri, Daniela Collu, Rossella Migliaccio, Giovanni Benincasa, Laila Al Habash, Raquel Peláez, Marinetta Saglio Zaccaria, Thierno “Billo” Thiam.
I principi di Raffaella
In ogni capitolo viene esaminato un aspetto particolare del percorso biografico, per poi trarne un principio: le influenze che hanno contribuito al successo, le piccole inevitabili défaillance, lo stile inconfondibile, la dedizione al lavoro, la riservatezza della vita privata, la lotta per alcune cause importanti.
Dieci principi descritti in modo giocoso e accattivante come “Prenditi i tuoi tre minuti di celebrità”, “Un nuovo taglio di capelli risolve tutto”, e “Meglio provare e sbagliare che non fare”, che lasciano comunque trapelare anche tutto l’impegno e la professionalità che stanno dietro al personaggio pubblico.
Spirito di abnegazione e dedizione al lavoro
Il personaggio sempre sorridente e positivo di Raffaella Carrà non lascia intravedere e forse neppure immaginare quanto lavoro e quanta meticolosa organizzazione fosse necessaria affinché ogni spettacolo riuscisse alla perfezione. Sembrava fare tutto con estrema naturalezza e disinvoltura. Cantare brani che sono entrati nella storia della televisione e nella cultura pop italiana, ballare scatenata interpretando coreografie mozzafiato, intrattenere ed emozionare il pubblico, intervistare con professionalità personaggi del calibro di Henry Kissinger, Diego Armando Maradona e Madre Teresa di Calcutta.
“Ogni suo programma era un’architettura finissima di idee variegate e momenti di spettacolo levigati, frutto di scalette meticolose, ore interminabili di prove, coreografie preparate al millimetro, copioni imparati a memoria. Eppure quando Carrà entrava in studio o saliva sul palco, era come se fotte appena entrata in casa sua…”
“Per me il mondo non è fatto di gay e di etero, ma di creature”
Raffaella Carrà si definiva “icona gay suo malgrado” ritenendo di non aver fatto apertamente nulla per diventarlo. Eppure fin dagli anni Settanta si è sempre esposta a favore della comunità Lgbtq+ comunicando chiaramente, come nella sua frase ripresa nel titolo del paragrafo, di essere favorevole all’idea che le persone debbano realizzare la propria identità sessuale senza giudizi o interferenze da parte della società.
Le battaglie di Raffaella hanno toccato anche altri temi, con un modo di fare molto pragmatico, capace di smuovere l’opinione pubblica e ottenere grandi risultati.
“A livello personale la sensibilità carrariana si traduceva in una serie di battaglie ideali e sociali, su cui si spendeva con dichiarazioni pubbliche e azioni concrete molto private: i diritti delle donne, il rispetto per la comunità Lgbtq+, una dedizione per il sostegno dei bambini a distanza (lei che non aveva avuto figli), e in generale una grande attenzione per i giovani, l’insistenza sulla loro formazione e sul fatto che bisognasse dare loro spazio”.
Raffaella Carrà e Raffaella Pelloni
Inevitabile anche una riflessione sulla riservatezza mantenuta dall’Artista in relazione alla vita privata e a tutti gli eventi di carattere personale e familiare. In particolare gli ultimi anni della vita di Raffaella Carrà sono un esempio di discrezione quasi anacronistico, se si considera l’epoca di eccessi social con cui sono coincisi.
“Nessuno si aspettava una sua dipartita così improvvisa, anche perché le informazioni sulla sua malattia erano state celate dal più assoluto riserbo, in un estremo gesto di affetto dell’artista nei confronti del suo pubblico”.
Ma forse anche in questo silenzio troviamo uno spunto di riflessione, come in tutto il resto del libro. Il manuale di Armelli fa riflettere sull’opportunità di mettersi in gioco, amare se stessi e sentirsi liberi. E attraverso la figura di Raffaella Carrà ci dà uno spunto per imparare a vivere un po’ meglio, con o senza paillettes.