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La Struttura Narrativa nel Cinema: Un’Analisi di tre Film

Il cinema ha la capacità di sperimentare con la narrativa in modi innovativi e sorprendenti. Film come “Memento“, “Donnie Darko” e “Il Curioso Caso di Benjamin Button“, esplorano l’uso inconsueto di strutture narrative e il loro impatto sulla fruizione dell’opera cinematografica.

Memento (2000)

Diretto da Christopher Nolan, “Memento” è un thriller psicologico che sfida le convenzioni della narrativa tradizionale. Il film segue la storia di Leonard Shelby (Guy Pearce), un uomo affetto da amnesia anterograda che cerca vendetta per la morte di sua moglie. Impossibilitato a immagazzinare nuovi ricordi, Leonard  utilizza fotografie, mappe, appunti e addirittura tatuaggi come “estensione della memoria”. A poco a poco e facendo affidamento solo su sé stesso, riuscirà a raggiungere il suo obiettivo: vendicare la morte della moglie.

Ciò che rende “Memento” un’opera unica è la sua struttura narrativa non lineare: le scene sono presentate in ordine inverso, riflettendo l’esperienza frammentata del protagonista. La narrazione è distorta come è distorta la memoria di Leonard: questa scelta di schema narrativo sfida lo spettatore a ricostruire la trama in modo da sperimentare l’instabilità della memoria insieme al protagonista, creando un’esperienza cinematografica coinvolgente, avvincente e volutamente confusionaria.

Il film è costruito su un doppio scorrimento temporale, uno a colori e uno in bianco e nero. I fatti narrati si prestano a più interpretazioni e, nella quarantacinquesima sequenza, i due scorrimenti temporali si ripiegano su loro stessi. Ciò rende la pellicola un racconto innovativo e fuori dagli schemi: è come se non fossero presenti né un principio, né una fine. Sembra che il film voglia rappresentare dei “frangenti” nella vita intricata e confusa del protagonista. Ogni fatto viene vagliato continuamente; l’unica cosa che non cambia è l’ostinazione di Leonard nel cercare l’assassino di sua moglie.

Il protagonista si aggrappa a tutto pur di fare ordine nell’indagine che sta compiendo; eppure potrebbe tenere un diario e annotare ogni particolare. Perché invece preferisce affidarsi a oggetti sfuggenti, come fotografie o piccoli appunti? Non è che Leonard, forse, non voglia ricordare? Se anche riuscisse a vendicarsi, come potrebbe andare avanti visto che non percepisce il tempo? O magari ha già ucciso il killer della moglie e l’ha dimenticato. Forse sta bene in questo limbo confuso, poiché può trarne un senso. Sta allo spettatore decodificare le poche informazioni disponibili.

Donnie Darko (2001)

Diretto da Richard Kelly, “Donnie Darko”, è un film che mescola elementi di dramma psicologico, fantascienza e thriller. Siamo nel 1988 e la storia segue il giovane Donnie Darko, interpretato da Jake Gyllenhall. Donnie Darko è un ragazzo solitario e mentalmente disturbato, appartenente alla classica famiglia americana della medio borghesia. Durante una passeggiata notturna, causata dal sonnambulismo di cui soffre Donnie, uno dei motori a reazione di un aereo precipita sul tetto di casa sua distruggendo la stanza in cui avrebbe dovuto trovarsi. Scampato il pericolo, Donnie vede per la prima volta Frank, un coniglio gigante dalle sembianze quasi mostruose che gli rivela che il mondo finirà presto. Da qui in poi continuerà a ricevere visite da Frank e questo lo guiderà in un percorso di scoperta personale e cosmica.

Una delle caratteristiche più distintive del film è la sua narrazione intricata e non lineare, che accompagna lo spettatore tra le molteplici realtà e percorsi temporali presentati nel film. Questo peculiare schema narrativo, aggiunge  complessità e mistero alla storia, incoraggiando gli spettatori a interrogarsi sul significato delle loro esperienze e delle loro scelte. Sebbene la struttura narrativa non sia completamente stravolta come in Memento, la pellicola introduce i temi del viaggio nel tempo e degli universi paralleli. In tutto questo, il concetto fondamentale è quello di wormhole, anche detto “ponte di Einstein-Rosen”. Si tratta di ipotetici tunnel spazio-temporali che permetterebbero di viaggiare da un punto all’altro dell’universo. All’interno di queste gallerie gravitazionali, il tempo e lo spazio sono diversi da come li conosciamo. Nonostante la sua indole solitaria, Donnie sperimenta il tunnel “attraverso” e “nel” film, dando  un forte valore simbolico alla trama.

Si tratta di un racconto di formazione in cui il protagonista compie due viaggi: il primo è interiore e lo porterà a maturare e diventare un uomo. Il secondo è un viaggio nello spazio-tempo necessario a salvare l’universo e le persone a lui care. Tra realtà, fantasia, allucinazioni e malattie mentali, Donnie affronta una sfida tra passato e futuro cercando di sbrogliare la matassa e compiere delle scelte. Abbiamo di fronte un’opera complessa che si presta a più interpretazioni: infatti il regista Richard Kelly ha inserito nella sua opera vari temi filosofici che possono essere analizzati con diverse chiavi di lettura.

Il Curioso Caso di Benjamin Button (2008)

Diretto da David Fincher, “Il Curioso Caso di Benjamin Button” è un film che esplora il concetto dell’inversione dell’età, seguendo la storia della vita di un uomo (interpretato da Brad Pitt) che nasce anziano e “invecchia” ringiovanendo. Questa narrazione insolita e sorprendente sfida le convenzioni temporali e ci invita a riflettere sul significato dell’esistenza umana e sulle nostre percezioni del tempo e dell’età.

Anche qui, a differenza di Memento, non abbiamo metacinema: la narrazione è stravolta solo a livello di trama, ma non a livello concettuale. L’inversione narrativa in questo film ci offre una visione unica e straordinaria della vita e del passaggio del tempo, spingendoci a esplorare il concetto di età e di identità in modo nuovo e provocatorio. Benjamin è afflitto da una fantomatica malattia che gli permette di vivere una vita diversa dagli altri invertendo il processo di crescita; di fatto qui la giovinezza diventa una maledizione, poiché egli è condannato a rinvigorire sempre di più. Allo stesso tempo, è costretto a vedere i suoi cari che invecchiano e muoiono.

Il film non è altro che una favola sul tema universale dell’esistenza. Benjamin vive la vita in tutte le sue sfumature: amicizia, amore, ricordi. Il protagonista accetta il suo destino e porta lo spettatore a capire che partire dalla fine non cambia nulla, poiché come si è nati, si deve morire. La pellicola è quindi un racconto sull’inesorabile fluire del tempo e l’ineluttabilità della morte.

Il cinema, da sempre incline all’innovazione, continua a sperimentare con la narrazione attraverso l’uso creativo di strutture narrative non convenzionali, in grado perfino di sovvertire una delle caratteristiche fondamentali della nostra percezione: lo scorrere ordinato del tempo. I film descritti mostrano come differenti approcci alla struttura narrativa possano arricchire le storie raccontate sullo schermo, offrendoci nuove prospettive e stimolando la nostra immaginazione e riflessione.

 

FONTI

https://antinomie.it/

https://www.ilcineocchio.it/

https://quadernidicinema.blogspot.com/

https://www.spietati.it

 

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