Il Ruolo delle Comunità Indigene nella Salvaguardia dell’Ambiente

Il ruolo delle comunità indigene nella protezione degli ecosistemi vitali

Per migliaia di anni le comunità indigene sono state custodi dell’ambiente, proteggendo le terre e, rispettando la fauna selvatica, utilizzano le conoscenze tradizionali tramandate da generazioni. Il loro rapporto con la natura e l’ambiente è sacro, dal momento che vi si relazionano sul piano sociale, economico, politico e spirituale.

Sebbene costituiscano solo il 6% della popolazione mondiale, oggi le popolazioni indigene proteggono l’80% della biodiversità rimasta nel mondo tra cui due importantissimi ecosistemi: la foresta amazzonica e l’artico.

La Foresta Amazzonica

Esempio di cartello posto in uno dei punti d’accesso alla Foresta Amazzonica

L’Amazzonia è la più grande foresta pluviale tropicale del Pianeta ed ospita 400 distinti popoli indigeni che ne sono i migliori amministratori.
L’Amazzonia custodisce un terzo di tutte le specie viventi della Terra, una grande percentuale dell’acqua dolce disponibile ed assorbe miliardi di tonnellate di CO2, rappresentando quindi uno degli elementi fondamentali dell’equilibrio climatico globale.

Tuttavia, negli ultimi 30 anni abbiamo perso, in media, una superficie di foresta tropicale pari a 12.000 kmq all’anno, con picchi fino a 28.000kmq/annui.

La causa principale della perdita di aree così vaste di foresta è dovuta alla tecnica dello slash and burn, letteralmente taglia e brucia, largamente utilizzata conquistare aree sempre più vaste da destinare a coltivazioni, allevamenti o miniere.

Aree sempre più vaste vengono dunque disboscate e spesso i terreni argillosi sono incapaci di drenare la pioggia, oltre ad essere sterili per le coltivazioni. L’utilizzo del fuoco, invece, provoca enormi incendi, difficilmente gestibili, che si estendono su enormi superfici continuando ad ardere per mesi.

Amazon Watch: un esempio di inclusività nella cura dell’ambiente

Per proteggere questo ecosistema, nel 1996 è stata fondata Amazon Watch, un’organizzazione senza scopo di lucro che sostiene e promuove soluzioni di sfruttamento e coltivazione alternative guidate delle popolazioni indigene di Ecuador, Perù, Colombia e Brasile.

Le conoscenze, le culture e le pratiche tradizionali di questi popoli contribuiscono notevolmente a una gestione equa dell’Amazzonia. Amazon Watch, infatti, promuove lo sviluppo sostenibile e l’auto-produzione di energia sfruttando l’energia solare, sfrutta e valorizza le competenze dei leader indigeni – in particolare delle donne, sostenendole a mantenere la loro sovranità nella gestione dei territori – e combatte le azioni di disboscamento illegali.

La salvaguardia dell’Artico

L’Artico è una enorme regione che si estende dal Circolo polare artico (oltre i 66° latitudine Nord) fino al Polo Nord ed è caratterizzata dalla presenza di una superficie perennemente ghiacciata che include il Mar Glaciale Artico e le terre che lo circondano: Nord America, Asia e Europa settentrionale. Risulta dunque difficile definire la reale estensione della regione artica, poiché è composta da molteplici continenti e la sua conformazione ghiacciata la rende costantemente soggetta a mutamenti. 

Se la foresta amazzonica rappresenta una fonte di ricchezza per il legname e le miniere, l’Artico è sfruttato soprattutto per i suoi giacimenti di petrolio.
Numerose multinazionali e potenze mondiali stanno tentando di ottenere l’esclusività sulle terre artiche senza considerare l’impatto disastroso che un sfruttamento petrolifero troppo intenso avrebbe tanto sull’ecosistema quanto sulla popolazione indigena che risiede da millenni in queste terre: gli Inuit.

Gli Inuit

Fotografia scattata ad un gruppo di Inuit con indosso il tipico abbigliamento utilizzato per la caccia

Si stima che gli Inuit siano circa 160.000 e che risiedano prevalentemente tra Canada, Groenlandia e nord dell’Alaska. Oggi la popolazione Inuit, con il suo insieme di culture, tradizioni ed abitudini, è sottoposta a molteplici minacce, che ne minano perfino la sopravvivenza stessa.

Gli Inuit sono stati tra i primi a denunciare il cambiamento climatico rivendicando, a livello internazionale, un ruolo primario nel dibattito politico e decisionale. Per gli Inuit, tuttavia, non è stato semplice ottenere la giusta considerazione. La maggior parte dei governi territoriali ha, infatti, espresso una forte opposizione, ad eccezione di quello canadese. Qui l’articolo completo al riguardo.

Inuit Circumpolar Council

Nonostante tutto, nel 1977 nacque l’Inuit Circumpolar Council, un’organizzazione non governativa per la tutela dell’ambiente e delle istanze culturali delle popolazioni indigene di Groenlandia, Alaska e Siberia, allo scopo di sensibilizzare i governi delle nazioni sulle necessità di queste comunità.
La sfida degli Inuit canadesi è di sostenere un progresso più in equilibrio con la natura. Affinché essi continuino ad avere un ruolo importante nel futuro della regione circumpolare, sia localmente che a livello internazionale, nel 1996 il Canada ha promesso loro che continuerà a lavorare in stretta sinergia con i sei gruppi indigeni internazionali che sono membri permanenti del Consiglio Artico, tra cui appunto il Consiglio Circumpolare degli Inuit.

Non solo nell’Artico o in Amazzonia, ma anche in molti altri luoghi del pianeta – come le foreste di Sumatra o le zone tropicali della Barriera Corallina – le comunità indigene sono l’ultima linea di difesa per salvare la biosfera, di cui facciamo parte e da cui tutti dipendiamo. Dalla gestione delle terre e dal legame di queste popolazioni con gli ecosistemi possiamo certamente imparare molto: è fondamentale che le società fortemente industrializzate sostengano sempre di più le organizzazioni indigene, poiché esse possono guidarci verso una maggior e migliore conservazione tanto della terra quanto del mare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.