Elif Batuman: “L’idiota”, tra il canone russo e l’avvento delle tecnologie digitali

L’Idiota è il primo romanzo di Elif Batuman. Il romanzo, edito negli Stati Uniti da Penguin nel 2017 e portato in Italia l’anno successivo da Einaudi nella traduzione di Martina Testa, è stato finalista al Premio Pulitzer per la narrativa 2018.

Figlia di genitori turchi, cresciuta a New York, Batuman consegue la laurea a Harvard e il dottorato di ricerca in Letterature Comparate all’Università di Standford. Tra le sue opere ricordiamo anche I Posseduti. Storie di grandi romanzieri russi e dei loro lettori (Einaudi, 2012).

Trama

A metà tra l’auto-fiction e il romanzo di formazione, L’Idiota segue le vicende di Selin durante il primo anno di università.

Selin, diciotto anni, figlia di turchi cresciuta negli Stati Uniti, nel 1995 si trasferisce a studiare a Harvard. Matricola, troverà i primi amici, Ralph e Svetlana, sperimenterà la convivenza con le compagne di stanza, Hannah e Angela, frequenterà i primi corsi e si innamorerà.

Sarà il corso di russo per principianti a segnare una svolta nella vita accademica, e non solo, della protagonista.

A lezione di russo Selin conosce Ivan Varga, giovane matematico ungherese, con cui intraprenderà uno scambio di mail intense e talvolta, criptiche. Le vite di Selin e Ivan si incroceranno, dentro e fuori la rete, con non poche difficoltà comunicative, in un rapporto ambiguo che finirà in amore non corrisposto.

Partendo dalle vicende della sua vita da matricola, Selin si interrogherà e rifletterà su questioni di ordine superiore: perché l’età adulta sembra portare con sé più dubbi che risposte? Esiste una relazione tra realtà e linguaggio? I rapporti umani sono inesorabilmente condannati all’incomprensione e all’incomunicabilità?

Dentro e fuori dai libri

L’Idiota intrattiene, già dal titolo decisamente metaletterario, uno stretto rapporto con il canone della letteratura occidentale.

La protagonista del romanzo è una fervente lettrice e la sua passione per i libri la porterà a sviluppare un’intolleranza quasi istantanea per la pedanteria del sistema accademico.

A me non interessava la società, non interessavano i problemi economici della gente dei secoli passati. Volevo sapere cosa significavano veramente i libri.

I libri che Selin ambisce a comprendere rivestiranno un ruolo significativo e, a tratti, profetico nella sua formazione.

Indicativo della continuità tra i romanzi che Selin legge e il romanzo che Selin scrive è il seguente episodio. Al corso di russo per principianti viene richiesto agli studenti di tradurre i loro nomi in russo, perché possano essere utilizzati per studiare la lingua. Il nome di Selin non ha un corrispettivo in russo e la protagonista sceglie di modificarlo in Sonja, che si rivelerà tristemente parlante in quanto predittivo del destino amoroso della giovane.

Persino Varvara, l’insegnante di russo, solleverà le proprie perplessità rispetto al nome scelto da Selin, sottolineando come Sonja, in numerosi romanzi del canone russo, “non ottiene l’uomo che voleva“. E questo è vero per la Sonja di Zio Vanja (Anton Čechov), per la Sonja di Delitto e Castigo (Fëdor Dostoevskij), per la Sonja di Guerra e Pace (Lev Tolstoj) e per la Sonja/Selin di Elif Batuman.

Ancora un libro

A predire il deludente esito dell’amore di Selin per Ivan, anche un testo dal titolo Nina in Siberia, la cui lettura viene somministrata agli studenti del corso perché si esercitino sui fondamenti di grammatica della lingua russa.

Sapientemente giocato da Batuman nel romanzo tramite con la figura retorica della messa in abisso, il testo racconta la storia di Nina e Ivan. Questi, uno scienziato, sparisce lasciando a Nina un messaggio in cui le dice di essersi trasferito in Siberia, ma di amarla ancora. Nina si metterà sulle tracce dell’amato, per poi scoprire che lui intratteneva una relazione con un’altra donna.

Proprio con la lettura di Nina in Siberia inizia lo scambio di mail tra Selin e Ivan: la prima scrive al secondo una mail in cui, ricalcando il messaggio dell’Ivan letterario, gli comunica per gioco che intende trasferirsi in Siberia. Il giovane matematico risponderà a tono, predicendo a Selin gli sviluppi narrativi del libro che stavano leggendo a lezione.

Anche Selin, infine, intraprenderà un viaggio alla scoperta di Ivan e della sua terra natale, l’Ungheria, dove avrà luogo il confronto finale tra i due e il sogno d’amore della protagonista verrà definitivamente infranto.

 

L’arrivo della tecnologia

L’importanza che la tecnologia riveste all’interno del romanzo è testimoniata dalla gerarchia delle informazioni che Selin fornisce al lettore.

L’incipit del romanzo, nonché la prima cosa che la protagonista racconta di sé, è infatti:

Finché non cominciai l’università non sapevo cosa fosse la posta elettronica.

A turbare particolarmente Selin il fatto che i flussi comunicativi avvenuti via mail rimangano registrati a imperitura memoria e in qualche modo, restituiti al mittente, secondo la dinamica tipica del thread, per cui ciascun messaggio contiene il precedente.

La tecnologia digitale si inserisce nel romanzo come un elemento di complicazione delle relazioni interpersonali, che la protagonista già considera difficili e incomprensibili.

E se è vero che il medium è il messaggio, per citare il celebre sociologo Marshall McLuhan, le difficoltà di comprensione e l’incomunicabilità esperite dalla protagonista prescindono dal contenuto dei messaggi oscuri di Ivan e sono, almeno in parte, imputabili al mezzo.

Non è un caso, infatti, che buona parte della relazione tra Selin e Ivan abbia luogo online. Nonostante entrambi capiscano poco di quello che l’altro scrive, i due giovani temono e rifuggono il confronto di persona, hanno paura della “banalità delle conversazioni“.

Un ruolo duplice

La comunicazione mediata dal computer allontana Selin e Ivan e li condanna all’incomprensione reciproca, ma allo stesso tempo, il medium digitale serve a Selin per avvicinarsi al ragazzo. Selin è incuriosita da Ivan, vuole parlargli ma non sa come. Troppo impacciata per approcciarlo a lezione, trova il contatto di Ivan per caso, digitando il cognome di lui nella casella della posta elettronica. La conversazione via mail sedurrà Selin e la costringerà a una costante ricerca di senso negli scambi di mail con l’amato.

La protagonista metterà poi in atto anche una serie di stratagemmi per sentirsi vicina a Ivan.

Significativo, ad esempio, il racconto della prima volta in cui Selin utilizza il comando finger del sistema operativo Unix. Il comando permetteva di vedere quando l’altra persona era stata online l’ultima volta. Selin definisce  “vergognoso” il fatto che finger permetta di spiare l’altro, ma usa ugualmente il comando per controllare Ivan, e conclude che saperlo online le dà “un senso di pace”.

La tecnologia digitale finisce per rivelarsi disfunzionale, e così l’ultimo confronto tra Selin e Ivan si svolge in presenza. Selin trascorre l’estate in Ungheria e passa del tempo con il ragazzo. Durante una notte a casa di Ivan, i due giovani chiariranno le reciproche intenzioni e i pregressi della loro relazione. Anche fuori dalla rete, però, constateranno la difficoltà di trovarsi (spesso anche fisicamente) e sperimenteranno un senso di incompiutezza.

Sarebbe riduttivo definire L’Idiota un romanzo sulle esperienze e i turbamenti della giovane età. Si tratta di un romanzo densissimo che, partendo dal quotidiano (a cui però non si limita), riflette su temi esistenziali con lo sguardo tipico di chi ha diciotto anni: sincero e ancora fiducioso che esistano delle risposte alle nostre domande.

CREDITI

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