Lo spreco alimentare è uno dei problemi più urgenti diffusi nella società contemporanea, poiché riguarda sia l’ambiente, sia la distribuzione equa delle risorse nel mondo.

Cos’è lo spreco alimentare?

Il termine “spreco alimentare” si riferisce a tutto quel cibo che ancora commestibile viene buttato via oppure viene dimenticato nel frigorifero finché scade. Tuttavia, lo spreco alimentare include anche la sovrapproduzione alimentare, soprattutto nell’industria degli allevamenti intensivi. 

Perché è importante parlarne?

Ogni anno più di un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato. In Italia questo fenomeno vale una perdita che ammonta al valore di ben 9 miliardi di euro all’anno.

Per produrre cibo, è necessario utilizzare risorse. Quando queste risorse vengono impiegate nella produzione di cibo che alla fine verrà sprecato, si verificano degli sprechi ingiustificati. Ad esempio, circa il 70% dell’acqua dolce nel mondo viene utilizzata per l’irrigazione dei campi, e circa il 25% di essa viene impiegata per coltivare cibo che finirà per essere gettato. Uno dei principali fattori che contribuisce al water footprint (impronta idrica) della produzione alimentare umana è proprio lo spreco di alimenti come carne, cereali e frutta.

Lo spreco di cibo negli ambienti domestici

Molte persone non sono consapevoli di quanto cibo buttano ogni giorno e spesso non prestano attenzione al modo in cui gestiscono il cibo nella propria casa. Ci sono molte ragioni per cui siamo portati a sprecare cibo: dalla mancanza di tempo per cucinare e consumare gli alimenti prima che scadano, alla mancanza di conoscenze su come conservare correttamente gli alimenti o utilizzare gli avanzi in modo creativo.

Verdure e pasta appoggiate su un tavolo. Proteggere le risorse alimentari e dire no allo spreco è parte della lotta contro il cambiamento climatico.

Il caso “Italia” dell’Osservatorio Waste Watcher International mostra che lo spreco alimentare a livello nazionale è superiore dell’8% rispetto al 2023. Inoltre il  tasso di spreco alimentare è più elevato nelle città e nei grandi comuni (+8%) e inferiore nei piccoli centri. Le famiglie senza figli sprecano di più (+3%), così come i consumatori a basso potere d’acquisto (+17%). Il Sud registra un tasso di spreco maggiore rispetto alla media nazionale (+4%), mentre al Nord si spreca meno (-6%). Un dato interessante mostra come siano i consumatori meno abbienti, che secondo i dati Istat rappresentano oltre il 10% della popolazione italiana, a sprecare di più. Questo comportamento potrebbe derivare dalla scelta di cibi di qualità inferiore e più soggetti a deterioramento, che finiscono quindi più facilmente nella spazzatura.

Il valore medio stimato delle emissioni di CO2 associate allo spreco di cibo nelle famiglie è di circa 470 kg di CO2 all’anno per persona. Questo equivale a guidare un’auto per circa 1.500 km o a emettere l’equivalente di circa 250 palloncini di elio.

Ridurre lo spreco di cibo nelle famiglie è un modo efficace per ridurre le emissioni di CO2 e contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico. Piccoli gesti come pianificare i pasti, conservare correttamente gli alimenti e consumarli prima che scadano possono fare la differenza!

Lo spreco di alimenti nei supermercati

Secondo dati recenti dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), ogni anno nel mondo vengono sprecate circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, di cui una parte significativa proviene dai supermercati. Il motivo principale di questo spreco è legato alla politica commerciale adottata da essi.

Nella maggior parte dei casi si preferisce esporre una quantità maggiore di prodotti sovrastimando i valori della domanda, al fine di attrarre i consumatori. L’acquisto eccessivo di prodotti, condizionato dall’offerta dei supermercati, porta spesso le persone a buttare via i cibi perché non li consumano o perché li preparano in eccesso.

Un altro fattore protagonista di tale fenomeno è la durata del tempo che gli alimenti passano all’interno dei mezzi di trasporto, poiché evidentemente i cibi possono deteriorarsi durante il tragitto. Considerando la quantità enorme di CO2 prodotta dai mezzi di trasporto che  permettono di spostare grandi quantità di cibo da una regione all’altra e persino da un continente all’altro, è veramente importante ridurre lo spreco di cibo, che non fa altro che incrementare la produzione di CO2 notevolmente. Inoltre, la conservazione nei magazzini dei supermercati aumenta il livello dello spreco per diverse ragioni:

  1. Temperatura inadeguata: se la temperatura nel magazzino non è mantenuta correttamente, il cibo può deteriorarsi più rapidamente a causa della crescita batterica;
  2. Umido e condensa: l’umidità e la condensa possono causare la formazione di muffe e batteri sul cibo, accelerando il processo di deterioramento.
  3. Inadempienza alle normative igienico-sanitarie: se i magazzini non rispettano le norme igieniche e sanitarie, il cibo può essere contaminato da agenti patogeni che contribuiscono al suo deterioramento.

In sintesi, è importante implementare politiche di riduzione degli sprechi nei supermercati. Per raggiungere risultati significativi bisogna promuovere comportamenti responsabili come acquistare solo ciò di cui si ha effettivamente bisogno e utilizzare prodotti prossimi alla scadenza in tempi brevi.  Fortunatamente, alcuni supermercati offrono sconti sugli alimenti prossimi alla scadenza o che stanno per terminare per incentivare i clienti ad acquistarli. Infine, sarebbe opportuno implementare tecnologie innovative per monitorare la freschezza e il consumo dei prodotti, in modo da ridurre al minimo i rischi di sprechi.

Lo spreco alimentare in ristoranti & bar

Spesso il personale dei ristoranti butta via i cibi perché i clienti lasciano avanzi nei piatti o perché li preparano in eccesso. Questo comporta una perdita economica per i proprietari dei ristoranti, ma anche un impatto ambientale negativo a causa dell’emissione di gas serra derivante dal cibo in decomposizione. Per ridurre lo spreco alimentare nei ristoranti, è importante adottare pratiche sostenibili come pianificare accuratamente le quantità di cibo da preparare, utilizzare ingredienti freschi e di stagione, promuovere il riutilizzo degli avanzi e donare il cibo in eccedenza a organizzazioni benefiche locali. Inoltre, sensibilizzare il personale e i clienti sull’importanza di ridurre lo spreco alimentare può contribuire a creare una cultura del rispetto per il cibo e per l’ambiente.

Grafico sulla CO2 prodotta da diversi alimenti per la loro produzione
Emissioni di CO2 per prodotto alimentare, in kg equivalenti

Una delle soluzioni migliori è la donazione dei cibi in eccesso alle famiglie meno abbienti e alle associazioni benefiche. Questo passo in avanti viene già messo in atto da qualche anno da associazioni come Too Good To Go e SpesaSospesa.org. Grazie a queste iniziative, tanti consumatori salvano un numero elevato di pasti (44 milioni nel 2022 solo con Too Good to Go) comprandoli a prezzo ridotto ed evitando così l’emissione di gas serra che deriverebbe dalla decomposizione di tali alimenti, nonché lo “spreco” del gas serra precedentemente emesso per la loro produzione. 

Lo spreco di risorse negli allevamenti intensivi

L‘allevamento intensivo ha permesso agli allevatori di aumentare la produzione di carne a costi inferiori, grazie all’uso di antibiotici e allo spazio ridotto per gli animali. Tuttavia, questa pratica contribuisce in modo significativo ai cambiamenti climatici, alla deforestazione e alla scarsità di risorse naturali. La produzione di massa di carne ha anche un impatto negativo sull’ambiente, con la maggior parte dei terreni utilizzati per coltivare mangimi per il bestiame anziché per coltivazioni destinate al consumo umano. Questo porta alla deforestazione e alla perdita di biodiversità.

L’impronta carbonica complessiva dello spreco alimentare nella fase agricola, che avviene a causa dei fattori climatici e dalla diffusione dei parassiti, è di 2.2 gigatonnellate di CO2,che rappresentano circa il 4% di tutte le emissioni di gas serra antropiche e il 16% delle emissioni agricole totali. Questa quantità equivale alla somma delle emissioni causate dal 75% delle auto guidate negli Stati Uniti e in Europa durante un anno.

Secondo lo studio del WWF, l’allevamento e l’agricoltura sono responsabili del 30% di tutte le emissioni di gas serra di origine antropica e dell’80% della deforestazione. La produzione alimentare di massa comporta infatti il disboscamento di vaste aree di terreno, contribuendo alla perdita di biodiversità e al degrado del suolo.

Per di più, la carne e i prodotti animali richiedono un alto consumo di acqua, che dipende soprattutto dalla produzione dalle colture utilizzate come mangime per nutrire gli animali. Lo spreco idrico, quindi, non interessa solo la produzione di carne, ma anche quella di latticini.

Un ulteriore elemento di spreco in questo settore è rappresentato dalla mortalità elevata degli animali negli allevamenti, come nel caso del pollo broiler. Questo ibrido, ottenuto e allevato per il consumo di carne, presenta problemi di salute legati alla sua genetica, come l’incapacità di reggersi sulle zampe. Inoltre, in generale i bassi standard di vita degli animali, gli incidenti e i problemi di benessere contribuiscono agli sprechi di animali negli allevamenti. Infine, in questo contesto i focolai di malattie come l’influenza aviaria hanno causato livelli catastrofici di avicoli morti.

Ogni anno si sprecano quindi 1,2 miliardi di tonnellate di cibo ancora prima che che i prodotti alimentari lascino le aziende degli allevamenti intensivi. Mentre 931 milioni di tonnellate sono causati dalla vendita al dettaglio, dai servizi di ristorazione e dalle famiglie. Questa quantità sarebbe sufficiente per sfamare quattro volte gli 870 milioni di persone denutrite nel mondo.

Conseguenze di pratiche alimentari sostenibili

In un contesto in cui Too Good To Go e SpesaSospesa.org stanno ottenendo successo e crescendo costantemente, emerge la necessità di un migliore coordinamento e raccolta dei dati a livello nazionale per affrontare efficacemente il problema dello spreco alimentare. Questa problematica non può essere risolta solamente attraverso singoli progetti isolati o iniziative locali, poiché è strettamente legata al calo del potere d’acquisto e ad altre questioni più complesse, ma va affrontata da un punto di vista sistemico.

La riduzione dello spreco alimentare comporterebbe diversi benefici, inclusi:

1. Risparmio economico: riducendo lo spreco alimentare, si evita di acquistare cibo in eccesso che poi finisce per essere gettato. Ciò significa risparmiare denaro sulle spese alimentari;

2. Minore impatto ambientale: lo spreco alimentare contribuisce all’emissione di gas serra, al consumo di acqua e alla deforestazione. Riducendo lo spreco alimentare si contribuisce a ridurre l’impatto ambientale;

3. Maggiore sicurezza alimentare: riducendo lo spreco alimentare si può garantire l’utilizzo del cibo disponibile in modo più efficiente, garantendo una maggiore sicurezza alimentare per tutti;

4. Benefici sociali: riducendo lo spreco alimentare si può aiutare a fornire cibo a persone bisognose e combattere la fame a livello globale.

In sintesi, ridurre lo spreco alimentare è importante per preservare risorse naturali, proteggere l’ambiente e garantire la sicurezza alimentare per tutti.

FONTI

essereanimali.com

sprecozero.it
naturasi.com
CREDITI IMMAGINI
pixabay.com