Migrazione, il nuovo album di Carl Brave, è disponibile già dal 9 giugno su tutte le piattaforme musicali principali. È, sulla carta, il terzo album in studio dopo Notti Brave e Coraggio. In realtà si può facilmente espandere questa discografia tenendo conto di Polaroid, album del 2017, realizzato insieme a Franco126, e l’EP Notti Brave (After).
Piccola curiosità: Carl Brave insieme al rapper Enpashishi formò un duo chiamato Wankers, che portò all’EP Where’s Joe Wanker? nel 2015. Possiamo includere nel conto anche questo lavoro.
Tornando a Migrazione, il disco è composto da ben 19 tracce, che richiedono più di un’ora di ascolto complessivo.
I singoli
La canzone forse di punta, che è già apparsa sponsorizzata su Tiktok e simili, è Lieto Fine. Uscito come singolo dal 19 maggio, il brano, come tipico di Carl Brave, racconta la quotidianità romana. Una romanità che sembra dipinta in itinere: il testo infatti passa per le strade, le curve del Gianicolo, i bar, lo stadio. Tutte queste immagini dell’Urbe che sembrano viste dal finestrino, si intrecciano con una storia d’amore di cui si cerca un lieto fine.
“Il cielo che tuona, le curve di Roma,
Tu in auto che mettevi My Sharona”.
Lieto fine non è l’unico pezzo uscito come singolo già prima dell’album; il 24 marzo uscì infatti Remember.
Uno dei testi più tristi dell’album, incentrato sulla difficoltà di abituarsi a nuove routine senza la “lei”. Molti i rimandi a piccoli dettagli di una vita passata. Due esempi sono: “butti sempre carta a sasso, carta e forbici” oppure “non ho più spinto 2 su quell’ascensore”. Un momento difficile, in cui anche il rivedere alcuni luoghi fa rivenire in mente scene tanto semplici e banali quanto essenziali. Infatti si sente la mancanza delle piccolezze, del vivere semplicemente la giornata, come può essere lo spezzare “in due le mie bacchette” al ristorante cinese.
In poche parole, Remember è la canzone di chi spera di vedere il nome di lei sullo schermo del telefono quando lo sente squillare, anche se “è solamente un altro call center”.
Le collaborazioni
Le collaborazioni in Migrazione sono molte, tra nuove e storiche. Da Noemi a Jake la Furia, attraverso Rose Villain, Dargen d’Amico, Clementino e altri ancora.
La prima, in ordine di scaletta, è quella con Rose Villain e Nayt. La canzone in questione è Rimpianti. Le tre voci si intrecciano molto bene mantenendo sempre la stessa atmosfera di una storia assolutamente imperfetta. Di questa storia, ora non rimane che brindare ai propri rimpianti.
Roma è sempre la stessa, è in duetto con Mara Sattei. Le due voci avevano già cantato insieme in Spigoli, dove appariva anche il nome di Tha Supreme (fratello della Sattei). Un ritmo più accattivante ed estivo se vogliamo. Il testo è ovviamente per Roma. O meglio, una Roma, dunque una grande città, che va avanti perfettamente anche senza loro due insieme. Insomma
“Roma è sempre la stessa, però in modo diverso,
Sono senza di te, di te, di te,”
Roma va avanti lo stesso e “le storie finiscono, con o senza di te”.
Segue poi Lisbona, cantata insieme a Bresh (di cui si era già parlato in occasione dell’uscita di Guasto d’Amore) che porta un accenno di rap nella melodia. Con Lisbona si esce un po’ altrove, sembra per un attimo di separarsi da Roma, di migrare, per l’appunto.
Turbolenze, porta un po’ di ritmica in stile Dargen d’Amico, con il quale Carl Brave duetta per questa traccia. Sensazioni rilassate date dal ritmo, a fronte di un testo che tuttavia trasmette una voglia di andare via però quasi apatica. Una canzone dove l’io sembra infastidito un po’ dal mondo in generale.
Seguono subito dopo altri due duetti: Kill Bill con Clementino e Yo-Yo insieme a Dylan. La prima prosegue con un ritmo più veloce e anche un testo meno sentimentale. Yo-Yo sperimenta dei tratti psichedelici, con strofe sussurrate. Riesce bene il feat. con Dylan (per alcuni ancora conosciuto come Pyrex).
Un altro rapper all’appello: Odio, è realizzata insieme a Jake la Furia. Tornano le scene della quotidianità e degli amici, miste ad aspetti della vita con i quali si prova una certa idiosincrasia.
“M’hai chiesto cosa provo, io provo solamente odio”
Penultima collaborazione è quella con Noemi. Niente da fare, i due funzionano. Dopo le molte hit fatte insieme, la coppia romana torna con Tabasco. Brano dove l’amore viene rovesciato in chiave negativa, evidenziando i lati più oscuri che scaturiscono da una storia. Tabasco è percepibile come un litigio in crescendo che dà proprio la sensazione di affanno. Una canzone che sa di radio.
A chiudere i featuring, Scarabocchi, con Sean Michael, vero nome di Pretty Solero, con il quale Carl Brave aveva già collaborato in canzoni come E10. La città è placida e tranquilla e nel “Dormiveglia nella notte” il “pensare a te fa quasi acidità”.
Il tema della malinconia
Migrazione, come si è capito, è nel complesso un album fortemente malinconico. Biscotti, la prima traccia, già predispone mentalmente a questo tipo di ascolto.
Dopo questa canzone e Lieto Fine (che è la seconda) si arriva a un apice di malinconia, che è quasi mestizia, con Forse. Un pezzo di quasi quattro minuti di solo chitarra e un sottile Carl Brave. Una storia d’amore raccontata in analessi (flashback) che parte dal primo incontro fino al “non ti vedo più qui intorno”. Nonostante tutto, si ribadisce che lei è “un chiodo fisso che s’è arrugginito”.
È la canzone delle incertezze struggenti, dei “forse”, appunto.
“Mi hai sciolto come un marshmallow che gira sopra un falò.
Sai mantenere un segreto? Io credo di no”.
Il brano Già lo sai, non è forse adatto ai deboli di cuore. L’apertura è data da quello che pare un messaggio vocale di una lei che mentre piange, singhiozza delle scuse per il non riuscire a spiegare delle “cose”.
Il viaggio e la migrazione
Migrazione, come nome dell’album, non torna esplicitamente in nessun titolo, tuttavia l’album rispecchia perfettamente questo spazio liminale, di passaggio, che si può avvertire nelle varie tracce. Le storie d’amore dei vari brani sono tutte rappresentate o nel momento effettivo della rottura e della crisi, o subito dopo, da appena terminate.
Tra immagine viste in tram, in auto, tra le curve. Tra canzoni che esprimono la voglia di lasciare indietro il passato senza dimenticarlo. È un album che fa pensare anche al viaggio, anche se la parola “migrazione” restituisce quell’idea di ciclicità e di inevitabilità del percorso. Come se, in fondo, tutto ciò fosse inevitabile.
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