Scarlet è il nuovo album di Doja Cat, rilasciato il 22 settembre di quest’anno. Il disco e soprattutto la cantante sono al centro di numerosi dibattiti.
Fino a questo momento i lavori di Doja Cat erano legati al pop, con alcuni brani di sfondo hip-hop. L’immagine che Amala (vero nome di Doja Cat, nonché titolo del primo album) dava di sé, era la tipica immagine di una cantante pop di stampo contemporaneo, sia nelle musiche che nei look e nelle esibizioni live.
Questo, che per la cantante statunitense è il quarto album in studio, ha generato una cesura, un punto di rottura con la vecchia produzione, nonché una valanga di critiche divisive tra chi lo osanna e chi si allontana.
Per quale motivo tutte queste discussioni?
Doja Cat in Scarlet canta la ricchezza, il sesso e afferma la sua superiorità ergendosi sopra tutti. Il tutto è stato fatto senza freni e con una buona dose di arroganza. Nulla di strano in realtà fin qui per questa generazione di cantanti.
A sconvolgere maggiormente i fan sono stati alcuni atteggiamenti discutibili da lei tenuti anche e soprattutto nei confronti dei fan stessi. Addirittura la cantante statunitense è arrivata a criticare la sua stessa fanbase in modo molto aspro. Azione che le è costata 600 mila followers su Instagram. Inoltre si aggiunga il fatto che Doja ha completamente stravolto il suo genere e la sua immagine, creandone una molto poco pop. Tutto ciò si sostiene essere il tentativo di una mossa di marketing architettata ad hoc per far parlare di Doja, attraverso un nuovo alter ego. Una Doja Cat più esplicita che provoca e risponde senza mezzi termini.
La metamorfosi è stata sì radicale, ma comunque preparata da lungo tempo, un pezzo alla volta. Partendo dalla rasatura dei capelli, passando per l’annunciare di voler smettere con il suo pop che alcuni avevano criticato come banale, arrivando perfino a simboli satanici non poco evidenti.
Già a gennaio di quest’anno, in occasione della Fashion Week di Parigi, Doja si era presentata totalmente dipinta di rosso e ricoperta di swarovski. Ricchezza come marca di superiorità e passionalità profonda ed esplicita: questi sono i chiari messaggi che veicolano i diamanti e il colore rosso, messaggi che poi tornano sull’album.
Alcuni dissapori tra Doja e il mondo (discografico e non) della musica pop commerciale, erano già avvenuti nel corso degli anni. Emblematico fu il caso del marzo 2022: dopo essersi esibita al Lollapalooza, esibizione non andata al meglio, aveva rilasciato un tweet di sfogo. Nel post dichiarava di voler smettere con la musica, di voler scomparire e chiedeva ai fan di smettere di seguirla. Come accompagnamento al tweet, in quella stessa sera, Doja Cat cancellerà una tappa in Paraguay.
Il collegamento tra questo esempio e l’album uscito lo scorso settembre non è probabilmente così immediato. È cioè difficile poter pensare che già in quel momento Doja stesse intenzionalmente aprendo la strada verso questo cambiamento. Si può tuttavia parlare di Scarlet come una reazione a questi eventi.
L’interpretazione potrebbe essere che una Doja Cat stanca del mondo pop, con le sue regole discografiche, i suoi fan di massa, i suoi vincoli d’immagine, abbia deciso di trasformare sé stessa. Questo porterebbe a leggere la trasformazione quasi come un atto di ribellione. Tuttavia non bisogna pensare che adesso Doja voglia uscire di scena o diventare una cantante di nicchia. Il modo in cui Scarlet è stato pubblicizzato, il lavoro fatto per creare un profilo social coerente alla sua nuova immagine, il successo di alcuni brani, lasciano poco spazio a queste interpretazioni.
Dunque è evidente che le critiche e i dibattiti non nascano tanto dai testi espliciti (cosa che ormai è pane quotidiano di tutti i rapper, seppure spesso continui a fare polemica quando a farlo è una donna) ma piuttosto dalla sua nuova immagine e dai suoi atteggiamenti volutamente portati all’estremo. Per questo molti dei suoi fan sono arrivati a commentare i suoi post dandole della folle, se non di una che avrebbe venduto l’anima al diavolo.
L’album
Scarlet è un album nel quale il cambiamento è evidente in ogni aspetto. Dai titoli, ai testi, alle musiche e ai videoclip. Tutto parla in modo duro, ora con presunzione, ora con un vero e proprio satanismo, specialmente nelle immagini. Il video ufficiale di Paint the town red ad esempio, è colmo di simboli esoterici come il pentacolo, figure cornute alla stregua di Lucifero, bulbi oculari che pendono dall’alto, la Morte, ecc.
È possibile vedere in Scarlet (si noti infatti il titolo) un rimando all’opera La Lettera Scarlatta (The Scarlet Letter). In questa, che è una delle più importanti opere della letterature statunitense, la protagonista è accusata di adulterio. Il romanzo è ambientato nella Boston del 1642, un ambiente fortemente puritano. La protagonista viene messa al patibolo e riconosciuta da tutti tramite una “A” rosso scarlatto, costretta a indossare come marchio d’infamia.
Se dunque in quel caso basta una lettera per accendere le lingue di tutti, Doja, senza curarsene, avverte di dipingere tutta la città di rosso. Esaustiva.
“I don’t care I paint the town red”.
Il verso in questione è parte del ritornello di Paint the town red. Il brano è uscito come singolo già prima dell’album, riscuotendo un enorme successo e scalando tutte le classifiche. Al pari di questa canzone, nella storia musicale di Doja, soltanto Say so, hit del 2019. Mettendo a confronto i due testi sembra parlare di brani di due cantanti diversi.
Il primo è l’essenza della sicurezza, della voglia di fama e del non curarsi della gelosia che gli altri hanno nei suoi confronti. Say so è piuttosto una canzonetta su una storia d’amore tanto orecchiabile quanto leggera. È la classica canzone da radio che piace a tutti e sicuramente non ha troppe pretese poetiche.
Tornando al disco, Scarlet conta ben 17 canzoni. Demons, Wet Vagina, Gun, Fuck the girls, sono alcune di quelle tracce che lasciano parlare già dai titoli.
Nel complesso è un album che abbandona il pop per arrivare all’hip-hop. In questo senso può essere tranquillamente visto come un normalissimo album con testi espliciti, come tipico del genere. È tuttavia comprensibile che i sostenitori più affezionati si siano risentiti o che semplicemente non siano più attratti da questo tipo di musica e di immagine. Nonostante ciò l’album sta riscuotendo ottimi numeri, andando oltre la comunity dei fan di Doja.
Cambiamento permanente o temporaneo?
Questa è allora una semplice mossa di marketing per far parlare di sé? O forse è un cambiamento fortemente voluto da Doja che realmente non si interessa più di nessuno come sembra voglia comunicare?
Per capire è necessario aspettare nuove produzioni. Il fulcro principale sarà la coerenza di questa nuova Doja. Sarà un alter ego legato solamente a Scarlet oppure un cambiamento duraturo, se non definitivo?
Nel primo caso si potrà allora parlare più facilmente di alter ego come mossa di marketing da giudicare nel bene o nel male. Data però la nettezza della trasformazione, sarebbe molto azzardato limitarla a un semplice album. Perdere followers sui social e nella realtà solo per pubblicizzare l’uscita di un album forse non è tra le migliori scelte.
Se invece, come più immaginabile, il cambiamento sarà permanente, allora è pensabile che effettivamente Amala Dlamini abbia voluto cambiare identità al suo personaggio di Doja Cat, in modo sì discutibile ma anche sicuramente coraggioso. In questo secondo caso non sarebbe un cambiamento fatto per marketing, sarebbe il marketing il tramite utile per giustificare un cambiamento e per tenere la nuova Doja Cat sull’onda della fama.
FONTI
Cosmopolitan.com
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