Nella mitologia greca, Orfeo, innamorato profondamente della ninfa Euridice, scende negli Inferi per riaverla. Allo stesso modo Enea compie la sua catabasi per riabbracciare il padre Anchise e conoscere il futuro che lo attende. E non dimentichiamoci del nostro caro Dante, scelto da Dio per sostenere il viaggio ultraterreno e salvare, in questo modo, l’umanità.
Insomma, nella storia letteraria non mancano le figure che hanno attraversato l’inferno.
Oggi, però, conosciamo una persona in carne ed ossa che ha dovuto affrontare questo viaggio: Irene Vella.
Irene Vella
Irene Vella è una giornalista, scrittrice per Feltrinelli ed editorialista Dilei. È sposata ed è la mamma di due bambini, Donatella e Gabriele. Nel 2018, al marito viene diagnosticata per la seconda volta la sindrome di Berger: una patologia renale caratterizzata dall’eccessivo deposito di immunoglobuline all’interno del glomeruli renali. Per Irene è un colpo durissimo: precedentemente, gli aveva donato un rene per aiutarlo. Neanche questo aveva funzionato e lei si sente completamente destabilizzata.
Da qui in poi, la situazione inizia a degenerare: in quei tempi, Irene era inviata per il Veneto a Mattino 5, ma era un impegno che richiedeva un tipo di disponibilità e flessibilità che lei non riusciva più a garantire. Lascia il lavoro all’età di 48 anni e si sente terribilmente in colpa: ha paura. Ha paura di aver perso un’occasione, del futuro, di quello che succederà: si sente come Dante quando è perso nella selva oscura e non sa dove andare.
Luigi si riammalò, la situazione degenerava verso la dialisi. E io non me ne facevo una ragione, mi dicevo: “Ma come, il mio rene, il mio dono… Perché è compromesso anche lui?”. Ero stata la sua cura per tanti anni, ora ero tornata di nuovo inutile. Senza lavoro, senza un senso, senza più nulla. Io nel frattempo mi sentivo morire dentro, ma non potevo parlarne con lui, per non accrescere il suo senso di colpa.
E piano piano, innocentemente, Irene inizia a mangiare: si rifugia nel cibo, per soffocare la sua sofferenza, per nascondersi dalla paura, per cercare almeno un piccolo momento di serenità.
Io non mangiavo per fame, né mangiavo per noia. Mangiavo dolore. Volevo soffocare il pianto con il cibo. Volevo vincere la guerra e alla fine ho perso me stessa. E sono scesa all’inferno. L’inferno dell’obesità. Ho cominciato a prendere peso sistematicamente: mi vedevo cambiare, ma non riuscivo più a mettermi a dieta. La testa era completamente disconnessa, io ero altra da me stessa. Così siamo già al 2020…
Così facendo, entra in una stanza buia dalla quale sarà difficile uscire.
Appena prima dello scoppio della pandemia, andai in visita da un dietologo del CNR di Pisa, il quale mi somministrò una terapia di dieta chetogenica, ammonendomi: “Irene, se nemmeno con questa riesce a dimagrire, l’unica soluzione sarà la chirurgia bariatrica”.
La chirurgia bariatrica è uno degli interventi mirati alla riduzione del peso corporeo per coloro che soffrono di obesità patologica. Per Irene, quando neanche la dieta chetogenica si dimostra efficace, la chirurgia bariatrica sembra essere l’unica ancora di salvezza.
Irene conosce il dottor Sergio Carandina che da quel momento in poi la accompagna proprio come Virgilio fece con Dante, ed inizia a fare tutti i test necessari per capire se fosse possibile sottoporsi all’operazione.
In questo modo, scopre di rientrare nei casi di obesità patologica e di soffrire di apnee notturne molto frequenti e alcune anche della durata di minuti interi.
Si sottopone, dunque, alle sleeve gastrectomy: un intervento che si ottiene tagliando una parte dello stomaco, in modo tale da ridurre la capacità dello stomaco ed indurre un precoce senso di sazietà.
Come ha sottolineato anche Irene, non è una soluzione semplice:
è un percorso di grande sofferenza, in cui ti devi preparare anche psicologicamente. Un mese prima ti devi sottoporre a una dieta semiliquida e poi liquida, yogurt e brodino
La rinascita
Dopo l’operazione, con tanta fatica e con molto impegno, Irene ora è tornata al suo peso forma: ha compiuto una vera e propria rinascita.
Si è dimostrata una donna con un coraggio e una forza ammirevoli.
Galileo Galilei disse <<dietro ogni problema c’è un’opportunità>>: Irene la sua opportunità l’ha trovata. Da questa battaglia, infatti, non solo ne è uscita vittoriosa, ma ne è uscita anche con un tesoro: il suo nuovo libro.
Un Chilo alla Volta: Viaggio di Andata e Ritorno dalla Prigione dell’Obesità è il titolo del suo romanzo, un commovente memoir del suo inferno.
Irene, infatti, si è messa a nudo e ci ha raccontato che cosa vuol dire ingrassare così tanto, guardarsi allo specchio e non riconoscersi, perché l’obesità è una malattia invalidante che, purtroppo, viene ancora sottovalutata.
In una società che impone costantemente dei canoni di bellezza, in un mondo in cui si ricerca ossessivamente la perfezione, in una collettività in perenne competizione, Irene ha smesso di rimanere in silenzio.
Irene, con questo libro, si è alzata in piedi e ha urlato a tutti la sua esperienza, abbattendo gli stereotipi e ignorando i commenti di chi la prendeva in giro.
La conduttrice televisiva Stefania Orlando ha definito Un Chilo alla Volta:
Un libro da tenere sul comodino e da leggere tutte le volte che non ci sentiamo mai abbastanza.
Il romanzo, infatti, infonde speranza, fa emozionare ma, soprattutto, sensibilizza perché, come ha detto la stessa Irene:
la nostra società è spesso grassofobica, in grado di farti sentire sbagliata anche quando non lo sei.
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