Giudice, commercialista o robot? L’IA e le professioni nel futuro

La recente vicenda di ChatGPT, l’ormai famoso chatbot basato sull’intelligenza artificiale, ha posto ancor di più sotto la luce dei riflettori l’impatto che essa (IA) può avere sulla quotidianità di una persona, dalla sfera domestica fino, in particolare, alla sfera lavorativa.

Le prime prove di ciò che l’IA di ChatGPT può fare sono veramente in grado di stupire all’apparenza: è in grado di raccogliere, sintetizzare e schematizzare dati e informazioni su un numero pressoché illimitato di argomenti, sembra essere in grado anche di scrivere modelli di documenti standardizzati e può scrivere testi coerenti su argomenti anche non banali. Ovviamente tutto questo presenta dei limiti (a volte le risposte possono presentare errori evidenti e l’IA sembra possa essere ingannata), però quello che si è visto è senza dubbio incredibile.

Sembra che si sia arrivati a un punto in cui un’IA così relativamente avanzata sia diventata estremamente accessibile all’utilizzo e diffusa anche ai non esperti nel campo da fare in modo che le applicazioni nell’ambito degli affari, e in particolari dei servizi economico-legali, possano estendersi anche al di fuori delle grande imprese con un vasto budget, arrivando a toccare anche il singolo libero professionista, con potenzialità elevate per lo sviluppo di professioni come commercialisti e contabili, avvocati, o revisori.

L’IA nel campo legale

Molto spesso quando un avvocato prepara un caso una parte non trascurabile del suo tempo viene impiegata nella ricerca di documenti, sentenze e casi precedenti, leggi e riferimenti normativi. L’intelligenza artificiale è in grado di sostituire o supportare il lavoro del professionista in compiti ripetitivi e di un livello “inferiore”, lascando che il tempo e le energie professionali dell’avvocato vengano impiegate per analizzare situazioni più complesse oppure per meglio curare i rapporti con la clientela.

Nei grandi studi questa è già una realtà consolidata: secondo la Technology Survey dell’International Legal Technology Association, la totalità dei grandi studi legali con 700 o più avvocati impiega tecnologie che ricorrono all’IA. Inoltre, nei prossimi due decenni si stima che più di 100.000 professioni legali subiranno l’automatizzazione che l’intelligenza artificiale comporta. Da un lato questo significa che alcuni compiti tipici delle professioni legali diminuiranno, ma dall’altro ciò indica che, i professionisti della legge avranno più tempo per concentrarsi sui compiti più “intellettuali”, aprendosi anche a nuove possibilità di carriera.

Un aspetto particolarmente interessante dell’IA è anche la sua grande personalizzazione. Nei database legali online i termini di ricerca possono essere molto generici, riducendo certamente il lavoro di ricerca, ma fino a un certo punto. Al contrario l’intelligenza artificiale può ulteriormente dirimere la matassa apprendendo in continuazione le necessità di un avvocato e da un elenco di migliaia di casi può più facilmente selezionare i dieci più rilevanti.

Un potenziale impiego dell’intelligenza artificiale è anche nella previsione dei risultati di un caso. Uno studio legale londinese ha deciso di testare le capacità previsionali dell’IA, addestrandola utilizzando i dati di 600 casi di un anno e confrontandola con le previsioni degli esperti. L’IA è riuscita a fare previsioni più accurate dimostrando grandi potenzialità.

I robot giudici

Oltre che negli studi legali, l’intelligenza artificiale si prepara a fare un ulteriore passo nelle aule di tribunale, venendo in supporto dei vari organi del sistema giudiziario. Ovviamente la strada è ancora lunga: in fondo, procedimenti come quelli penali sono estremamente importanti, delicati e hanno serie conseguenze sulla vita delle persone. Tuttavia, in alcuni casi limitati per entità delle eventuali sanzioni la scelta di ricorrere a “giudici-robot” guidati dall’IA pare essere più praticabile.

È il caso, per esempio, dell’Estonia, un paese all’avanguardia nel campo della digitalizzazione dei servizi pubblici e governativi (c.d. “e-government” o “amministrazione digitale”). Alcuni anni fa il Ministero della Giustizia estone ha avviato un progetto per la risoluzione automatica di cause di importo relativamente modesto: entrambe le parti sottopongono la documentazione all’IA, che emetterà una sentenza, appellabile, tuttavia, presso un giudice umano.

Ovviamente le implicazioni di questa pratica sono enormi. Il lavoro del giudice è molto complesso, e esso deve avere non solo una grande conoscenza delle normative in vari campi, ma anche la forma mentis adeguata per interpretarle e applicarle ai singoli casi. Da un altro punto di vista, si può notare come un risolutore automatico per alcune controversie di ridotto impatto economico possa velocizzare il procedimento, liberando i tribunali da una burocrazia che può anche ostruire la giustizia in alcuni casi e, come nel caso precedentemente citato, liberare il tempo dei giudici per cause molto più importanti e che richiedono competenze molto più sofisticate per le quali l’intelligenza artificiale non basta o potrebbe risultare dannosa se lasciata operare senza un’adeguata sorveglianza.

I commercialisti e l’AI

Anche la professione contabile (in Italia incarnata principalmente dalla famosa figura del “commercialista”) si appresta a subire gli effetti di questa potenziale rivoluzione.

La grande capacità di elaborare dati e l’enorme potenza di calcolo dell’intelligenza artificiale, assolutamente imparagonabile con quella umana, consentirà ai contabili di analizzare enormi moli di dati aziendali per più imprese in un lasso di tempo molto più ridotto. Il rapporto dell’ICAEW sull’IA e il futuro della professione prevede che l’intelligenza artificiale sarà in grado di fornire calcoli più complessi e dettagliati in un lasso di tempo inferiore. Il contabile migliorerà inoltre le sue capacità di automatizzazione dei processi contabili, di individuare eventuali frodi e falsificazioni nei libri aziendali e di analizzare meglio dati non organizzati e strutturati.

L’IA consentirebbe, grazie alla sua già citata alta personalizzazione, di analizzare più velocemente enormi moli di dati da più prospettive a seconda del tipo di analisi richiesta e dello scopo che essa si prefigge.

Recentemente Domenico Posca, presidente nazionale dell’Unione Italiana Commercialisti, ha invitato i suoi colleghi al congresso nazionale dell’unione a non temere l’intelligenza artificiali, poiché rappresenta una grande risorsa per la professione e, siccome impatterà sempre di più la vita quotidiana dei cittadini, è necessario aggiornarsi e essere pronti a utilizzarla anche in una professione così importante nella vita economica delle persone. Altro aspetto evidenziato al convegno dal presidente è la necessità di una regolamentazione a livello sia nazionale che internazionale per impedire gli abusi di questo nuovo strumento.

Nuove prospettive

Come quando si affacciano nuove tecnologie all’orizzonte, anche in questo caso le potenzialità dell’intelligenza artificiale possono portare a una grande rivoluzione all’interno della moderna quotidianità dell’essere umano. Le possibilità che le nuove IA presentano all’orizzonte sembrano adesso sterminate, alimentando in questo campo un clima di positività che, per certi aspetti, si scontra con la negatività che si respira nel nostro paese e nel mondo rispetto al futuro del pianeta Terra.

E’ opportuno ricordare, tuttavia, che per il momento l’intelligenza artificiale ha ancora molto bisogno della guida dell’uomo e, anche in futuro (si spera), con esso è in grado di esprimere al massimo tutte le sue potenzialità. Lo scopo non dovrebbe essere quello di subappaltare tutto il lavoro e la fatica a delle sofisticatissime macchine, ma di collaborare con esse e di utilizzarle per agevolare la nostra quotidianità. Pensare che l’uomo possa in futuro fare a meno della sua testa e del suo pensiero creativo è un errore; almeno per adesso l’intelligenza artificiale è un utile strumento, ma non sostituisce la capacità critica umana, che dobbiamo tenerci ancor più stretta proprio in questo periodo.

   

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