Umberto Piersanti: una personalità interessante, seppur non molto nota, che nuota nel mondo della poesia in favore del ricordo del suo passato.
La vita di Umberto Piersanti
Della sua vita non abbiamo tantissime informazioni: sappiamo che nasce a Urbino nel 1941 e che si avvicina alla letteratura all’età di ventisei anni pubblicando La Breve Stagione. Quello è l’inizio della sua carriera ultra cinquantennale: una carriera premiata diverse volte.
Nel 1994 ha vinto il Premio Nazionale Letterario Pisa, seguito dal premio Camaiore, dal Premio Penne, dal Premio Caput Gauri, dal Premio Insula Romana. Ha ricevuto anche il Premio Mastronardi, il Piccoli, il Frascati. Nel 2016, il Ponte di Legno per la poesia e recentemente, nel 2020, è stato anche vincitore del Premio Saba.
Attualmente Umberto Piersanti insegna sociologia della letteratura nell’università della sua città, Urbino.
Opere
Umberto Piersanti è un uomo dedito alla poesia: ha pubblicato, infatti, svariate raccolte poetiche.
Il suo libro più recente è Nel Folto dei Sensieri (del 2015) anche se, nel marzo del 2022, ha deciso di riproporre una sua raccolta di poesie del 1994: I Luoghi Persi. Si tratta di un’opera particolare, singolare, a tratti anche spinosa ma sicuramente caratteristica di questo autore.
Poetica
I Luoghi Persi suonano quasi come una dichiarazione poetica, come una sorta di manifesto personale dell’autore.
“io non avevo mai capito
da dove l’anima viene tra gli spini
ma l’anima è piccola, fatta d’aria,
passa tra gli spini e non si graffia.”
Quella di Piersanti è una letteratura intima e personale, in cui ci sono dei temi predominanti: la sua città, i ricordi, il passato, la guerra. Si tratta di una sorta di ritorno alle origini, in cui il poeta tenta di far coincidere il suo passato con il suo presente. Infatti, Umberto Piersanti ha più volte spiegato la sua sofferenza nei confronti della poesia ma, soprattutto, del rapporto che al giorno d’oggi essa ha con la città:
Persino la tv ha litigato con la poesia, ormai da tanti anni. Non ci sono programmi che spiegano e propongono versi.
La novità
L’edizione del 2022 de I Luoghi Persi è un’opera già precedentemente composta e pubblicata, a cui Piersanti non rinuncia ad aggiungere una piccola e creativa modifica. Infatti, decide di annettere al corpo testuale originario altri dodici componimenti inediti.
Ciò che li rende davvero speciali è il fatto che questi dodici inediti sono ispirati all’altopiano delle Cesane, a sud di Urbino: ai sentieri, alla vegetazione, al rumore del vento tra le foglie. A quella particolare sensazione di tranquillità che solo un paesaggio naturale è in grado di donare.
Le Cesane sono un luogo perso che io narro in chiave mitica e memoriale: parlo dei ‘favagelli’, quei fiori gialli squillanti che crescono qui nel mese di febbraio, indomiti e fieri sotto la coltre innevata
Urbino
Quest’autore non si vergogna di esprimere il suo amore per Urbino: un amore sofferto, amaro, quasi non corrisposto.
In varie interviste, infatti, Piersanti ha avuto l’occasione di spiegare del distacco che, con il tempo, si è generato tra lui e la sua città natale. Un distacco che lo ha tormentato e lo ha spinto a lavorare a un raccolta che, come dicevamo in precedenza, è un ritorno al passato.
Il passato mi commuove e mi coinvolge sempre. Con la ristampa di questa raccolta di poesie vorrei dare una nuova vita a qualcosa che esisteva già, così anche i giovani potranno fare un tuffo nella memoria.
Oltre la poesia
Ma la carriera di Piersanti non è vincolata unicamente all’universo poetico: anzi, si estende fino a quello del romanzo. Nel 1994, infatti, ha pubblicato il primo: L’uomo delle Cesane. Per poi pubblicare, nel 2001, L’estate dell’Altro Millennio e Olimpo nel 2006.
Il suo ultimo romanzo risale al 2012: Cupo Tempo Gentile.
Anche in prosa, Umberto Piersanti pone l’accento su quel mondo pastorale e contadino che, ormai, non ci appartiene più. Attenzione, però: quella di Piersanti non è mai una critica alla nuova generazione o una denuncia della scomparsa dei valori passati. È più semplicemente, un viaggio.
Si tratta di un regalo che l’autore ci fa: l’opportunità di esplorare l’ambiente in cui è cresciuto e del quale è, tutt’ora, innamorato.
Io non ho mai voluto sottolineare l’inautenticità del presente, contrapponendolo a un’epoca passata come faceva Pasolini, per esempio. Per me, la civiltà contadina coincide con un passato perduto per sempre.
Una nota dolente
Nella descrizione di un mondo contadino, pastorale e quotidiano (che, quasi, ci rimanda al locus amoenius tanto caro alla letteratura classica e moderna) è presente, però, anche un capitolo più cupo: quello della guerra.
Umberto Piersanti nasce nell’Italia del ’41 e, di conseguenza, si trova a vivere sulla sua pelle la situazione bellica. Questa è un’esperienza che, inevitabilmente, lo marchia: nel 2001, il nostro autore sente la necessità di tramutarla in scrittura e per questo motivo, compone il romanzo L’Estate dell’Altro Millennio.
L’opera è ambientata nel 1943: il protagonista, Marco, ha perso la sua vita di sempre. La guerra gliel’ha strappata via, e si ritrova costretto a resistere nelle campagne insieme ad altri partigiani. Il mondo di sempre è stato distrutto e Marco è crollato con lui, chiudendosi in una silenzio rabbioso e angosciato. Ma un barlume di speranza, comunque, c’é: improvvisamente, compare una ragazza. Marco, allora, torna a respirare.