Tinder, Hinge, Bumble: le app di incontri sembrano essere una delle forme (forse la più diffusa) dell’amore al giorno d’oggi. Il loro utilizzo implica la selezione dei corpi in base a precise caratteristiche e la scelta, lo swipe a destra, di quello che si desidera. Come in un negozio, le relazione umane vengono ridotte ad una mera esposizione fisica e all’acquisto del “prodotto” desiderato: l’ultima forma di capitalizzazione dell’amore.
Le app di incontri
Si chiamano app di dating online. Sono applicazioni, scaricabili su telefono o computer, che permettono l’incontro con altre persone, interessate a intraprendere una relazione sessuale o amorosa. La più famosa è Tinder, creata nel 2012 e diffusa in tutto il mondo. Dopo di lei, tante altre applicazioni simili sono apparse sul mercato. Alcune sono maggiormente diffuse in specifiche zone del mondo, mentre altre sono progettate per specifici “target”. Come riporta Statista, in uno studio del 2022, la seconda app più diffusa al mondo è Badoo, creata nel 2006. Al terzo posto si trova invece Bumble, tendenzialmente preferita dalle donne: è infatti solo la parte femminile che può fare il primo passo e decidere di scrivere alla controparte maschile. Altre applicazioni hanno invece caratteristiche specifiche che si adattano ad un particolare pubblico. Sempre del 2012 è per esempio Hinge, app di incontri che incoraggia un tipo di relazione più duraturo, mentre Grindr è dedicata a incontri queer.
L’utilizzo delle app di incontri divide la popolazione in due. Se da una parte resiste ancora un grande gruppo di scettici, che considera queste applicazioni come un disperato tentativo di innamorarsi, dall’altra parte il loro utilizzo sta aumentando. Negli Stati Uniti le dating apps sono molto diffuse. «Il Sole 24 Ore» riporta che oltre il 30% degli utenti statunitensi di internet tra i 19 e 29 anni utilizza attualmente siti o app di appuntamenti, mentre il 31% ammette di averlo già fatto in precedenza. Anche in Europa il loro utilizzo è molto frequente. In Italia, per esempio, il 28% degli intervistati ha dichiarato di aver usato almeno una volta nella vita un’app di incontri.
L’amore liquido
I siti di incontri, nonostante le loro differenze, hanno tutti un funzionamento molto simile. L’utente che decide di scaricare l’applicazione crea un profilo composto di foto e di brevi informazioni su se stesso (sesso, età, interessi, nazionalità, lingue parlate…). È il suo biglietto da visita, visibile agli altri. A questo punto, il nuovo utilizzatore è chiamato a fare una serie di scelte e, in base a queste, l’app decide quali profili mostrargli e quali no. Le impostazioni permettono infatti di filtrare gli altri utenti in base al sesso, all’età o ad altre caratteristiche religiose, etniche, politiche, geografiche e sociali. In questo modo, quindi, l’applicazione smonta letteralmente le persone esistenti dietro i profili e le divide e ricompone in base a particolari caratteristiche, scelte dall’utente. Se un user presenta sufficienti caratteristiche desiderate, allora il suo profilo viene mostrato al nuovo utilizzatore, che esprime il suo giudizio: swipe (letteralmente “scorrere”) left nel caso di giudizio negativo, swipe right nel caso di interesse.
Basate su questo funzionamento, è chiaro che le dating apps mettono l’utente davanti a una vetrina di caratteristiche, soprattutto fisiche, da selezionare. Nella società moderna, in costante cambiamento, ci si può chiedere quindi se anche l’amore stia andando di pari passo. È possibile che l’amore moderno (inteso nel suo più significato più ampio, che include relazioni sessuali e romantiche) si sia disumanizzato?
L’esposizione di sé: il corpo nelle dating apps
È molto interessante analizzare anche il fenomeno dell’esposizione di sé all’interno delle dating apps. La scelta di un utente che decide d’iscriversi a una delle applicazioni di incontri è quella di mostrarsi e lasciarsi giudicare da un ampio pubblico che, nella maggior parte, è a lui sconosciuto. Nonostante siano presenti anche alcuni dettagli legati alla personalità e agli interessi del soggetto, è chiaro che il protagonista di queste piattaforme sia il corpo nella sua massima esposizione. Il corpo si fa portavoce di messaggi. Tramite il modo in cui decide di mostrarsi, ha infatti la capacità di veicolare uno o più elementi a sua scelta al pubblico che lo guarda. Sulla base delle foto selezionate, l’utente può mettere l’accento sul suo status sociale, sulla sua forma fisica, sulla sua ricchezza. Il corpo gioca qui un ruolo di schermo: permette infatti di mostrare agli altri utenti quello che si vuole e di nascondere tutto il resto.
L’altra faccia dell’esposizione massima del corpo è il giudizio altrui. Nonostante questo possa essere negativo, la possibilità di mostrarsi agli altri e, quindi, di ottenere anche diversi riscontri positivi affascina molto gli utenti. È il piacere dell’approvazione da parte di altre persone, il piacere delle conferme. Questo fenomeno, nella società moderna, ha visto la possibilità di ampliarsi su larga scala, tramite i social network e, ancora di più, tramite le app di incontri. Una grande visibilità (ancora più se pilotata) riesce infatti a regalare riscontri che, nella vita di tutti i giorni, non si avrebbero.
Fonti
Z. Bauman, D. Lyon, Sesto Potere. La sorveglianza nella modernità liquida, Bari: Laterza, 2015
Z. Bauman, Amore Liquido: Sulla Fragilità dei Legami Affettivi, Bari: Laterza, 2003