Nel 1980 viene pubblicato da «Bompiani» uno dei più grandi successi letterari italiani. Il Nome della Rosa di Umberto Eco è, ancora oggi, il libro italiano più venduto di sempre. Se ne contano oltre cinquanta milioni di copie in circolazione.
Nel 1981 l’opera vince il Premio Strega, è stato tradotto in quaranta lingue diverse.
Questo è indice di un romanzo che ha lasciato una traccia indelebile nella storia della letteratura, italiana e non solo.
Come spesso succede, però, la storia di un libro non segue una storia unidirezionale.
Genesi di un Bestseller internazionale
“Il Nome della Rosa” è il primo romanzo di Umberto Eco che, già quarantaseienne, sveste i panni del critico per vestire quelli del narratore. Egli, infatti, già noto semiologo e professore all’Università di Bologna non aveva mai approcciato prima la struttura del romanzo. Questo era causa di paure per l’autore e di vergogna, per esser costretto ad attraversare il suo lato della “barricata”, da critico, per prendere spazio invece nella narrativa.
A quarantasei anni, Umberto Eco è un professore universitario, un accademico di grande rilievo, e un personaggio pubblico. Partecipa sovente al dibattito culturale e a trasmissioni televisive anche di cultura popolare, e scrive sui giornali.
All’approccio con la volontà di scrivere il suo primo romanzo, egli teme di perdere i focus sulle varie parti dell’opera.
La via d’uscita da questa strada fitta di potenziali pericoli, è sempre la passione. Il Nome della Rosa è un’opera scritta per pura passione, per il puro sentimento di donarsi ad un pubblico di lettori. Ne Il Nome della Rosa convergono infatti tutti i massimi interessi di Umberto Eco: i libri antichi, i gialli, il comico e il Medioevo.
Dopo aver scritto l’introduzione, Umberto Eco fermò il suo progetto per circa un anno. La pianificazione del romanzo procedette attraverso precise mappe e schematizzazioni riguardo le psicologie dei personaggi e alle loro azioni all’interno della storia.
Racconta, il professore di Linguistica italiana all’Università La Sapienza di Roma, Matteo Motolese, che sono stati rinvenuti disegni dai dettagli minuziosi riguardo i personaggi dell’opera, autografi di Umberto Eco.
Il Nome della Rosa
Sempre tramite le raffigurazioni grafiche svolte da Umberto Eco stesso, sembra evidente l’ispirazione ai personaggi di Arthur Conan Doyle.
I due protagonisti de Il Nome della Rosa sono infatti modellati sui due personaggi di Conan Doyle, in particolare frate Guglielmo ricorda Sherlock Holmes e il suo aiutante Adso è invece plasmato a somiglianza dell’aiutante di Sherlock Holmes, Watson.
La storia si svolge tutta in sette giorni, alla fine del 1327. In un monastero nel piemontese, la voce di Adso da Melk, novizio benedettino, “racconta” le vicissitudini dell’indagine da lui svolta al seguito del frate francescano, Guglielmo da Baskerville.
Il clima disteso dell’abbazia viene sconvolto da ripetute morti inspiegabili, sulle quali i due uomini di fede sono chiamati ad investigare.
Un incredibile successo (ma non da subito)
Vien facile pensare ad un’opera dalle cinquanta milioni di copie vendute come un’opera di incredibile successo. Così è, ma non sempre è stato così. Negli anni subito successivi alla sua pubblicazione, infatti, essa si scontrò con non pochi pareri discordanti.
Umberto Eco aveva infatti fatto parte del “Gruppo 63”, movimento letterario d’avanguardia e ne era stato figura di spicco. La trama del suo romanzo ripercorre alcuni sentieri già battuti dalla letteratura classica, i suoi personaggi, ancor più, conservano tratti molto forti di classicità. Questo era ovviamente in contrasto con l’attività del movimento, che si predisponeva di perseguire uno sperimentalismo linguistico estremo, contrapponendosi con vigore al neorealismo ormai in declino.
A causa di queste opposizioni, quindi, “Il Nome della Rosa” fu sì, un successo da subito, ma non di proporzione paragonabile a quello acquisito col tempo.
Il Nome della Rosa a fumetti, del fumettista Milo Manara
Il Nome della Rosa, dopo quarantatré anni dalla sua pubblicazione, gode ancora di ottima salute e mantiene saldamente il suo primato, di cui abbiamo detto all’inizio: è ancora il libro italiano più venduto della storia.
Come per molte grandi opere letterarie, gli adattamenti, letterari e non solo, sono numerosi. In particolare, nel 1986 ne è stato tratto un film, per la regia di Jean-Jacques Annaud, con Sean Connery che interpreta frate Guglielmo da Baskerville. Oltre alla famosa rielaborazione per il grande schermo, nel 2019 ha visto la luce una miniserie diretta da Giacomo Battiato per «Rai Fiction».
Il 2023, però, è l’anno di un riadattamento in una veste rinnovata: il noto fumettista Milo Manara si occupa di una versione de “Il Nome della Rosa” a fumetti.
Il maestro del fumetto a livello internazionale Maurilio Manara, noto specialmente per le sue opere di stampo erotico e per il suo personaggio Miele, ha collaborato nel corso della sua florida carriera con molti scrittori, sceneggiatori, fumettisti e registi tra i più conosciuti. Per alcuni esempi, si ricordano: Silverio Pisu, Enzo Biagi, Hugo Pratt, Federico Fellini, Pedro Almodóvar e Alejandro Jodorowsky.
Oltre a questi illustri nomi, l’elenco delle sue numerose collaborazioni può vantare quelle con le più grandi case editrici estere, come la francese «Larousse» e le americane «Dc Comics» e «Marvel Comics», in quest’ultima occasione, al fianco del fumettista Chris Claremont.
La straordinaria carriera di Milo Manara, nel 2023, attraversa l’opera senza-tempo di Umberto Eco. Il fumettista, infatti, dopo cinquantaquattro anni di carriera e la creazione di opere memorabili, illustrerà “Il Nome della Rosa”, in un’opera in due volumi per la «Oblomov Edizioni».
Il romanzo di Umberto Eco, così, nel 2023 potrà beneficiare di una nuova promettente vita.
A dimostrazione che le grandi Opere lasciano segni indelebili nella storia, Milo Manara ha scelto proprio “Il Nome della Rosa” di Umberto Eco per il suo più recente lavoro a fumetti.
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