Dopo Infanzia e Gioventù, Dipendenza è l’ultimo volume dell’acclamata Trilogia di Copenaghen, l’opera autobiografica della scrittrice danese Tove Ditlevsen.
Dipendenza di Tove Ditlevsen
Il 4 aprile 2023 è uscito in libreria il terzo volume della Trilogia di Copenaghen di Tove Ditlevsen, pubblicato per Fazi Editore. Nel romanzo intitolato Dipendenza, Tove è ormai un’adulta, i quartieri popolari di Infanzia sono ormai lontani. La protagonista insegue per tutta la vita la promessa della normalità, della serenità. Un insieme di relazioni effimere, complicate, di matrimoni e divorzi, incorniciano una presenza costante nella vita di Tove: la scrittura.
Per me, la scrittura è un po’ come nell’infanzia: una cosa segreta e proibita, piena di vergogna, da fare di nascosto in un angolino, quando nessuno vede.
E mi è sempre più chiaro che l’unica attività in cui sono davvero brava – l’unica che mi appassiona – è quella di formare proposizioni, comporre sintagmi o scrivere modeste quartine.
La Trilogia di Copenaghen
La Trilogia di Copenaghen è un’opera autobiografica che segue le tre fasi della vita dell’autrice Tove Ditlevsen. Inizia con il primo volume, Barndom (Infanzia), pubblicato in Danimarca nel 1967. A Infanzia segue Ungdom (Gioventù), sempre nel 1967, e infine Gift, nel 1971, tradotto in italiano con Dipendenza. La parola danese gift, infatti, significa sia matrimonio che veleno, elementi centrali del terzo romanzo di Ditlevsen.
L’autrice: Tove Ditlevsen
Tove Ditlevesen nasce a Copenaghen il 14 dicembre 1917 da una famiglia di estrazione operaia. Trascorse l’infanzia nel quartiere popolare di Vesterbro, dove inizia a dimostrare interesse per la letteratura e per la scrittura fin da bambina. Nel 1937 pubblica la sua prima poesia, Til mit døde barn, (Al mio bambino morto), sulla rivista «Vild Hvede». La prima raccolta poetica, Pigesind, viene pubblicata due anni dopo. Un’altra raccolta di poesie, Blinkende Lygter, viene pubblicata nel 1947, al cui successo seguì la commissione di un romanzo da parte della casa editrice Danish Broadcasting Corporation. Il primo romanzo fu dunque Vi Har Kun Hinanden (Abbiamo Solo l’un l’Altro), che fu trasmesso anche a puntate in radio. Il successo precoce le permise di vivere fin da giovane solamente della sua scrittura. Durante la sua vita ha infatti pubblicato diverse opere, tra cui romanzi, saggi, poesie e libri per ragazzi. Molti dei suoi libri vengono studiati nelle scuole danesi, dove Tove Ditlevsen è ormai parte del canone scolastico istituzionale.
La dipendenza da alcol e droga
Nella sfera privata, tuttavia, Tove Ditlvsen non ebbe una vita felice. A quattro matrimoni seguirono altrettanti divorzi e per tutta la vita lottò contro la dipendenza da alcol e droga. Fu ricoverata più volte in diversi ospedali psichiatrici, e l’operazione autobiografica di scrittura sembra una lucida e fredda analisi della propria vita. In Infanzia, ad esempio, Tove Ditlevsen scrive che “L’infanzia è lunga e stretta come una bara, e non si può uscirne soli”.
E ancora: “Dovunque ci si volti, si va a sbattere contro la propria infanzia e ci si fa male, perché è spigolosa e dura, e ci si ferma solo dopo esserne stati completamente lacerati”.
A causa della sua vita travagliata è considerata tuttora una della scrittrici danesi più controverse. Dopo aver sofferto di depressione, si è suicidata nel 1976, all’età di cinquantotto anni.
Tove Ditlevsen: capostipite del genere dell’autofiction
Tove Ditlevsen è ora apprezzata a livello internazionale. In molti l’hanno definita anche la “Annie Ernaux danese”, per la somiglianza di stile e per le tematiche che condivide con la scrittrice francese. Il «New York Times», invece, ha accostato la Trilogia di Copenaghen alla fortunata saga di Elena Ferrante, L’Amica Geniale. La strada di Istedgade, il quartiere popolare di Copenaghen, ricorderebbe infatti il rione napoletano descritto da Ferrante.
Secondo diversi critici, invece, Tove Ditlevsen avrebbe anticipato il genere dell’autofiction. Infanzia, infatti, è stato pubblicato nel 1967, ben cinquantasei anni fa. Ditlevsen è venuta prima di Elena Ferrante e Annie Ernaux. L’impronta autobiografica, schietta e impavida della scrittura di Tove Ditlevsen, infatti, l’ha resa capostipite di quel filone letterario che è poi fiorito in Italia e in Francia. A causa della sua vita tormentata, Tove Ditlevsen ha raggiunto il successo internazionale solo negli ultimi anni, e di riflesso di altre scrittrici contemporanee. La critica internazionale ha riscoperto la sua opera solo in tempi recenti, diversi anni dopo la sua morte. La traduzione inglese di numerosi suoi romanzi, tra cui la Trilogia di Copenaghen, l’hanno resa ad oggi una delle scrittrici danesi più celebri e apprezzate.