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La biografia dall’antichità al Rinascimento

La tendenza all’affabulazione è immanente alla natura umana. Fin dall’antichità, l’uomo ha sentito dentro di sé la necessità di raccontare storie e di condividere le proprie esperienze. Questa aspirazione si fa ancora più forte se l’oggetto del racconto è la propria vita, l’insieme degli eventi che l’hanno costruita e le scoperte che l’hanno impreziosita. Nasce così la biografia, un testo che ha lo scopo di ricostruire la vita di una persona (o di se stessi, nel caso dell’autobiografia), e di tramandarla agli altri. In seguito si propone un sintetico resoconto della storia della biografia nella letteratura occidentale.

L’etimologia della parola biografia

Che cos’è la biografia? Spesso, per indagare un certo campo, è necessario partire proprio dal nome. L’etimologia della parola “biografia” è greca: nasce infatti dall’unione della parola bíos (βίος), “vita” e dal verbo gráphein (γράφειν), “scrivere”. La biografia è infatti un testo, scritto con andamento saggistico o narrativo, che mostra il resoconto della vita di una persona, spesso di un personaggio famoso.

La biografia e l’individualismo

Naturalmente, la biografia assume forme e valori differenti a seconda dell’epoca e del luogo in cui viene scritta. Nell’antichità e all’inizio del Medioevo, ad esempio, la biografia ha uno scopo paradigmatico o moraleggiante, ossia quello di presentare le azioni valorose di un personaggio celebre come esempio per educare i lettori. Nel mondo greco arcaico, infatti, l’esperienza individuale non ha ancora il rilievo che assumerà in seguito. L’uomo non ha ancora la coscienza di sé stesso come individuo. Questo comporta che il genere letterario della biografia, come lo conosciamo oggi, non possa trovare terreno fertile. Dal momento che l’uomo si sente ancora parte di un gruppo più ampio (della città, della stirpe, della società), a prosperare sono l’epica, il teatro e la storiografia, generi che coinvolgono la collettività. In questo filone si sviluppano i poemi omerici, mentre maggiore tendenza all’individualismo presentano gli epinici per i vincitori di gare sportive, come quelli di Pindaro, e gli elogi funebri.

La biografia nell’antica Grecia

Esempi di biografie si rintracciano già nell’Antico Testamento, come la vita di Mosè, Giacobbe e Giuseppe. Nella letteratura e cultura greca classica, però, la coscienza storica si sviluppa solo tra V e IV secolo a. C., grazie alla quale emerge un nuovo modo, più critico e introspettivo, di analizzare il singolo personaggio: simbolo di questa nuova consapevolezza sono gli scritti di Socrate ed Euripide. Si inizia quindi a osservare l’uomo alla luce di un ideale. L’Evagora di Isocrate, ad esempio, è un encomio del monarca ideale, ricco di spunti biografici, mentre nell’Agesilao di Senofonte risulta alleggerito il tono moraleggiante rispetto allo scritto isocrateo. Anche nelle Anabasi di Senofonte compaiono spunti biografici.

Da Aristotele a Plutarco

La biografia vera e propria, tuttavia, è un prodotto della filosofia. Nasce infatti dalla concezione dell’uomo in sé e fine a se stesso, dal concetto platonico e aristotelico del bíos (βίος), ossia “il modo di vivere”. L’ideale platonico e aristotelico contempla l’uomo nella sua compiutezza, e non nel divenire, quindi il singolo può diventare esempio di uno specifico modo di vivere. Sulle orme di Aristotele si muove Aristosseno di Taranto, che crea la vera e propria biografia letteraria: scrisse infatti numerosi bíoi (βίοι), resoconti e indagini di uomini illustri nelle lettere e nella politica.

La biografia ebbe una grande prosperità nell’Epoca Alessandrina, quando numerosi eruditi iniziarono a compilare resoconti della vita di scrittori e letterati del tempo. Diogene Laerzio, ad esempio, scrisse una raccolta delle vite dei filosofi più illustri. Il più celebre è però senza dubbio Plutarco, che scrisse le Vite Parallele, un’opera in cui, oltre a quattro biografie isolate, vengono raccontate le vite di ventidue coppie di personaggi illustri, greci e romani. L’obiettivo di Plutarco è infatti quello, nel pieno dominio romano, di indagare le analogie e le differenze della Grecia e di Roma. I personaggi di Plutarco sono sì grandi eroi, protagonisti di molte imprese, ma sono anche indagati nella loro umanità e personalità.

Dall’antica Roma al Cristianesimo

Nell’antica Roma, invece, l’interesse per l’individuo è antico. Nell’età più arcaica fioriscono lodi funebri, elogi degli avi e di personaggi pubblici. Varrone, ad esempio, è autore delle Imagines, una raccolta di settecento ritratti di uomini illustri. Si segnalano inoltre la Vita di Agricola di Tacito e Le Vite dei Dodici Cesari di Svetonio, spesso romanzesche, celebrative o satiriche.

Con l’avvento del Cristianesimo, la biografia si concentra sulla figura del Cristo: i quattro Vangeli, infatti, costituiscono il racconto della vita di Gesù tramite cui diffondere la parola di Dio. Il successivo sviluppo dell’agiografia, ovvero le vite dei martiri e dei Santi, si inserisce nello stesso filone, in quanto, oltre a un carattere informativo e storico, presentano anche uno scopo edificante e moraleggiante. Anche se spesso sconfinano nella leggenda, come accade nella Legenda Aurea di Iacopo da Varazze, le agiografie hanno validità storica: ne sono un esempio le Vite dei Padri della Chiesa di San Gerolamo e le biografie raccolte dal vescovo Eusebio di Cesarea nella sua Storia Ecclesiastica.

La biografia dal Medioevo al Rinascimento

Nel medioevo prosperano le biografie di sovrani, come la Vita Karoli di Eginardo, dedicata a Carlo Magno e il panegirico di Teodorico di Ennodio. Isidoro di Siviglia scrisse inoltre la storia dei Re Goti, Vandali, Svevi. Preludono all’Umanesimo la Vita di Dante scritta da Boccaccio, le Vite degli Uomini Illustri di Petrarca, e la Vita di Cola di Rienzo. Infine, opera esemplare della biografia di Epoca Rinascimentale, il pittore e architetto Giorgio Vasari scrisse le Vite dei più Eccellenti Architetti Pittori et Scultori Italiani da Cimabue insino a’ tempi nostri. L’opera di Vasari fu infatti la prima opera moderna di storiografia artistica, e definì il canone dell’arte italiana dal Trecento al Cinquecento.


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