Sebastião Salgado e la sua Genesi
Genesi è il lavoro fotografico più recente di Sebastião Salgado e risale al 2013. Un fotoreporter che non ha bisogno di troppe presentazioni, grazie alla sua sterminata produzione fotografica e di reportage. Un uomo -ed artista– che ha esplorato i più svariati luoghi del Pianeta per esprimerne le più diverse essenze. Questo gran girovagare ha portato il fotografo Salgado a fotografie di grande impatto visivo ed umano.
L’arte di Salgado parla spesso degli ultimi. Con un occhio ben fisso sugli effetti che l’umanità ha provocato e tuttora provoca, con la sua sete economica, sull’ambiente, ha comunicato anche il dolore della nostra Terra. Dai rifugiati in Etiopia e i profughi in Ruanda, fino ai cuccioli di elefanti marini e pinguini in Georgia del sud.
La nascita, la crescita e lo sviluppo della fotografia d’arte
Per entrare ancor di più all’interno dell’universo artistico di Salgado, è necessario un excursus sulla storia della fotografia. Innanzitutto, la fotografia è comunemente ritenuta Arte solo dagli anni Ottanta/Novanta del Novecento. L’espansione sempre più rapida della fotografia necessariamente attraversa lo sviluppo delle tecnologie.
Sin dal momento della nascita della pellicola a colori, nel 1900 grazie ai fratelli Lumière, la storia della fotografia ha subìto una grande velocizzazione. Facendo un balzo in avanti con gli anni, si diffondono i primi telefoni cellulari e tablet. Con gli smartphone poi, tutti hanno potuto accedere alla fotografia. Grazie a questi dispositivi, infatti, ognuno di noi ha cominciato a fotografare, fotografare e fotografare, persino compulsivamente. Questo non ci rende ovviamente fotografi, e ancora meno, grandi fotografi.
Ciò che rende grande un fotografo è il suo Occhio. La capacità di saper guardare la realtà con uno sguardo più attento, sensibile, fissandone una minima parte che sia in grado di emozionare o di stimolare riflessioni.
Salgado e i grandi fotografi
Quando si pensa ai grandi nomi della fotografia d’arte, alcuni nomi affiorano spontanei al pensiero. Anche se non si ha dimestichezza coi nomi dei grandi fotografi, alcune precise immagini sono ben salde nella memoria comune. È infatti molto probabile che si abbia già visto una fotografia di Steve McCurry, Andreas Gursky o dello stesso Salgado.
Questi grandi artisti, ed ovviamente molti altri, grazie alla loro maestria, hanno acquisito nel tempo un grande potere. Hanno non solo la forza di comunicare un’emozione tramite un’immagine, ma anche quella di mandare un messaggio. Alcune fotografie, poi, ancor più di altre, possiedono una potenza comunicativa amplissima. Si pensi alla “Ragazza Afgana” fotografata appunto da Steve McCurry, nel 1984. Si pensi alla forza straordinaria che questa immagine ha ancora oggi, dopo quarant’anni, anche grazie alla capacità di assumere ancora più significato col passare del tempo. Non è solo un caso isolato riguardante questa opera: sono infatti moltissime le fotografie che sono rimaste, indelebili, nella memoria di tutti.
Riferendoci allo stesso Salgado, è molto probabile che sia capitato di vedere almeno una volta la sua “Blind Woman”, scattata anch’essa quasi quarant’anni fa. Tra le più recenti invece, tratta appunto da Genesi, i “Cuccioli di elefanti marini e pinguini” del più recente 2009.
Il mestiere del fotografo e la sua importanza
Molte fotografie della storia sono rimaste nella memoria comune, per la loro grande espressività e per il loro impatto sociale. Se è già un’operazione complessa quella di stimolare forte emotività tramite una fotografia, ancor più complesso è offrire a un vasto pubblico, attraverso un’immagine, un messaggio sociale potente. Questo evidenzia la grande importanza che ha il mestiere del fotografo.
Il terreno su cui si muovono abilmente i fotografi d’arte qui citati, è appunto questo. La ricerca dell’emotività che non appare mai forzata, e che deve anzi camminare accanto all’esigenza di comunicare un messaggio. Non vi deve essere mai sopraffazione di una delle due, ma l’emotività scaturisce ed attraversa la potenza del messaggio della fotografia e, viceversa, l’emotività suscitata nello spettatore contribuisce a rafforzare la potenza del messaggio.
Il maestro Salgado
In questo tipo di comunicazione, Sebastião Salgado è certamente tra i più conosciuti e riconosciuti.
Il suo linguaggio è tra i più riconoscibili. Sono spesso rappresentate situazioni di disagio, di difficoltà, di pericolo, sia delle persone che dell’ambiente. E queste rappresentazioni vengono sempre fatte tramite una lente particolare, facilmente riconducibile al fotografo stesso. È imperante infatti l’utilizzo del bianco e nero, che dona ancor più espressività ad immagini già di per sé molto incisive. Questo bianco e nero così forte, saturato (e saturante) permette al fotografo di drammatizzare una situazione già angosciosa, come nel caso delle molte fotografie di denuncia sociale, ma più in generale, di offrire all’immagine una propria poetica personale.
… col bianco e nero e tutta la gamma dei grigi posso concentrarmi sull’intensità delle persone, sui loro atteggiamenti, sui loro sguardi, senza che siano disturbati dal colore.
Un bianco e nero che scava nell’essenza dell’immagine, l’immagine che fruga nelle piaghe dell’umanità. Questo certamente uno dei propositi dell’arte fotografica di Salgado: quella di entrare nelle viscere dell’Uomo, della natura, e dell’Uomo in relazione ad essa; e dall’interno sviscerarne le diverse sfumature.
Dalla sua attenzione alle popolazioni indigene, a quelle immigrate, attraversando le loro usanze, le tradizioni, i costumi, le religioni ed i territori.
Genesi, di Sebastião Salgado
Il percorso artistico di Salgado approda alla sua Genesi, del 2013. Dopo aver esplorato i luoghi più remoti del nostro Pianeta e le sue popolazioni, la sua ultima indagine si concentra con straordinaria attualità sul mondo naturale.
In Genesi, la mia macchina fotografica ha permesso alla natura di parlarmi. E io ho avuto il privilegio di ascoltare.
In questo suo ultimo libro fotografico, Sebastião Salgado ha ridato centralità alla Natura. Centralità che spesso, nei dibattiti pubblici, è stata spostata agli effetti dell’umanità su di essa e a quanto l’Uomo, nel corso della sua storia, abbia distrutto. Lecito, ma la grandezza di un fotografo come Salgado è quella di raccontare la Bellezza da preservare, ancora prima di diffondere l’importanza di preservare un qualcosa che in precedenza non viene raccontato (la Bellezza della natura, appunto).
Grazie ai suoi viaggi per il mondo, raccontati nelle sue fotografie, Salgado ci regala degli scorci di bellezza straordinaria.
In cinque capitoli: “Sud del Pianeta”, “Aree protette”, “Africa”, “Il grande Nord”, “Amazzonia e Pantanal”, Sebastião Salgado fotografa la sua “[…]lettera d’amore al pianeta”.
FONTI: