La monaca di Monza alias Suor Virginia Maria alias Marianna de Leyva è l’ultimo spettacolo in scena al Pacta Salone Milano. Per i centocinquanta anni dalla morte di Alessandro Manzoni, il teatro della periferia sud Milano sceglie di approfondire uno dei personaggi più romantici e intriganti dei Promessi Sposi: Gertrude o, più comunemente, la Monaca di Monza. Lo spettacolo fa parte del palinsesto “Manzoni 150” ideato dal Comune di Milano e di “Donne teatro diritti“, una rassegna che Pacta dedica ai temi della femminilità e dell’emancipazione femminile. La Monaca di Monza è infatti al centro di questa rappresentazione in quanto donna, privata delle vesti religiose e dell’alone mitologico da cui è stata nel tempo rivestita. Lo spettacolo affronta da una parte il personaggio storico-letterario, dall’altra approfondisce tematiche legate più in generale all’universo femminile.
L’intero spettacolo si svolge all’interno di una cella monastica, coerentemente con la realtà storica. I documenti evidenziano infatti come la monaca, per punizione, fosse stata rinchiusa a vita all’interno di una minuscola cella. Lo spettacolo è un processo, un’indagine osservata dalla prospettiva di un uomo, probabilmente un cardinale, o Il cardinale Federico Borromeo. Quest’ultimo, presumibilmente in una fase finale della sua vita, la interroga sul passato con l’obiettivo di far riemergere i particolari più intimi dalla sua coscienza. Si tratta dunque di un monologo interiore, continuamente spezzato da una voce maschile. Tale voce, se da una parte scandisce il ritmo della rappresentazione, dall’altra assume la prospettiva di uno sguardo fuori campo, freddo e giudicante.
La Monaca di Monza: in scena l’universo femminile
Così, al di là delle specificità del personaggio, la Monaca di Monza diventa emblema di tutte le monache di clausura vissute tra il 1600 e il 1800. Il processo non è più soltanto un’indagine svolta sui conti dello specifico personaggio storico, ma rappresenta un’indagine inquisitoria svolta da sguardo maschile sull’universo femminile. La Monaca di Monza non viene più giudicata in quanto colpevole di reato, ma in quanto essere femminile, scrutata nell’intimità dell’anima e nel profondo della coscienza. Per questo lo spettacolo del Pacta è duplicemente interessante. Da una parte, rende onore a uno dei più grandi personaggi della letteratura di tutti i tempi, scegliendo di non soffermarsi sulla superficie. Dall’altra, porta in scena i temi dell’emancipazione e della libertà femminile.
La scenografia è essenziale, minimalista. Lo spazio della scena è infatti occupato solamente dai due personaggi, che spesso lo percorrono formando delle diagonali. Interessante il gioco di luci e suoni sfruttato all’inizio dello spettacolo, in apertura del sipario. Già dalle prime immagini si può notare l’estrema femminilità della protagonista, più volte ribadita durante la narrazione. I suoi abiti, monastici, evocano prima di tutto il suo essere donna. Già dai costumi, si può comprendere come lo spettacolo voglia indagare in profondità, scavare per trovare le chiavi della coscienza del personaggio.
Lo spettacolo ideato dal Pacta mescola realtà e finzione, unendo gli atti del processo ai numerosi riferimenti letterati esistenti. Attraverso una narrazione evocativa e incalzante, l’interrogatorio vuole proprio mettere in luce i dettagli più salienti della vita della monaca. Come già accennato da Alessandro Manzoni, Suor Virginia Maria (Gertrude) è un’eroina contemporanea perfettamente conforme al pensiero romantico ottocentesco. Lo spettacolo riproduce una protagonista che aderisce perfettamente a questo ideale. La Monaca di Monza è una vittima eroica, alla ricerca di una salvezza che, pur non ottenuta in vita, può permanere in eterno. Il suo obiettivo è la rivalsa nei confronti dei poteri forti, della società e della giustizia. Dal minuscolo buco della sua cella, può sognare e immaginare un mondo di libertà lontano, incredibilmente utopico.
La società non offre giustizia. Così, Suor Virginia Maria, è costretta a trovarla in se stessa. Lo spirito eroico e combattivo rende la Monaca di Monza emblema di opposizione, portavoce di una contestazione contro quei poteri forti che esercitano continue ingiustizie nei confronti dei più deboli. Con La monaca di Monza alias Suor Virginia Maria alias Marianna de Leyva il Pacta offre uno spunto di riflessione, una prospettiva alternativa su un frammento di storia tanto conosciuto, quanto spesso trascurato. Sulle orme di Suor Virginia Maria, il pubblico è invitato a percorrere una strada che attraversa le molteplici sfaccettature dell’universo femminile, per provare a comprenderle, prima di condannarle.
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FONTI
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CREDITS
copertina di Pacta