Pablo Picasso diceva:
l’arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni.
Senza dubbio, aveva ragione.
È difficile spiegare cos’è l’arte, classificarla e specificarla, probabilmente perché si tratta di un altro mondo. Di un universo a sé, in cui la passione si incontra con il talento per poi mischiarsi a un’infinità di emozioni e sentimenti diversi. È problematico definire l’arte. Quello che possiamo fare è parlarne: raccontare la sua storia e la genesi delle opere più belle e celebri, ricordando i nomi delle figure più importanti.
Fin da piccoli, infatti, siamo abituati a studiare l’arte e proprio approfondendola, sono molti gli interrogativi che sorgono. Ce n’è uno, però, più particolare degli altri: come sarebbe l’arte, senza gli uomini?
Questa è la domanda di partenza del lavoro e della ricerca di Katy Hessel, una storica dell’arte che ha scritto un manuale di storia dell’arte senza mai nominare gli uomini.
Chi è Katy Hessel?
Katy Hessel è una storica dell’arte e una curatrice che nel 2015, ha deciso di aprire una pagina Instagram chiamata @thegreatwomenartists.
Il suo obiettivo non era semplicemente quello di parlare di arte: era molto di più. Si trattava, sì, di raccontare la storia dell’arte ma, questa volta, di includere in essa anche le donne.
Di non lasciarle indietro, come spesso è accaduto o, purtroppo, capita tutt’ora. Se pensiamo, infatti, ai grandi artisti ci vengono in mente solo nomi maschili: Picasso, Raffaello, Tiziano, Caravaggio. Se vogliamo discutere di arte contemporanea, nomiamo sicuramente Andy Warhol o, ancora più vicino a noi, Banksy. Ma questo non perché le donne non si siano messe in gioco in questo campo, anzi: e questo ce lo dimostra proprio Kety Hessel.
Quella che nel 2015 era una mera pagina su Instagram poi si è trasformata, diventando molto di più.
Piano piano, infatti, la sua parola ha iniziato ad essere trasmessa anche da un podcast, da vari documentari mandati in onda sulla BBC e da diverse mostre (curate da lei stessa). Contemporaneamente, la sua pagina attirava sempre più seguaci: oggi ha raggiunto i 330 mila followers.
The Story of Art (Without Men)
È nell’ottobre del 2022, però, che la Hessel raggiunge il suo punto di svolta: pubblica un libro che, a primo impatto, sembra un normalissimo manuale di arte dal titolo The Story of Art.
Tuttavia, se si aguzza lo sguardo non si fa fatica a notare che, poco più sotto, c’è scritto tra parentesi “Without men.“
L’opera, infatti, attraversa il mondo dell’arte dal 500 ai giorni nostri in modo dettagliato e approfondito, ma con un punto di vista puramente femminile: è proprio l’autrice, nell’introduzione, a spiegarcelo chiaramente.
Quando, all’inizio del 2022, ho condotto un sondaggio per YouGov per indagare sulla conoscenza di donne artiste presso il pubblico britannico i risultati hanno indicato che il 30 percento degli intervistati ne conosceva non più di 3 (l’83 percento degli intervistati nella fascia d’età tra i 18 e i 24 anni non arriva neppure a 3), e più della metò del campione affermava che a scuola non era mai stati insegnato loro nulla riguardo alle donne artiste. […]
Adottando uno stile accessibile, il mio obiettivo era allora (e lo è tutt’ora) quello di rivolgermi a chiunque mostrasse interesse, a prescindere dal livello delle sue conoscenze storico – artistiche, per le storie di queste artiste, nella maggioranza dei casi tenute nell’ombra: è la stessa cosa che ho fatto, su scala più ampia, in un podcast dallo stesso titolo che ho lanciato nel 2019.
È da qui che nasce il suo libro che, attenzione, non è un tentativo di cancellare gli uomini dall’universo artistico. Non si tratta di instituire una supremazia, di sostenere che le donne sono meglio degli uomini o di sminuire gli artisti maschili.
Quello che l’opera fa è puntare i riflettori su un lato dell’arte che è male illuminato: la Hessel ripercorre la storia e scardina alcuni ruoli dalla loro collocazione tradizione. Non si parla di Dora Maar riducendola a “l’amante di Picasso” e allo stesso modo, vengono forniti alcuni dettagli non molto conosciuti come, ad esempio, il fatto che l’innovativo orinatoio di Duchamp è un’idea partorita da una donna, la baronessa Elsa Von Freytag- Loringhoven.
Le polemiche
Come si può ben immaginare, un lavoro del genere ha attirato non poche critiche.
Probabilmente non tutti sono sensibili alla tematica affrontata dalla Hessel e non tutti sono vicini alla sua missione, motivo per il quale c’è chi ha considerato tentativo di propaganda femminista e altri, che lo hanno considerato un fallimento, affermando che non si può scrivere una storia dell’arte senza gli uomini.
Alla base di queste critiche, risiede il fatto che, per molti (forse troppi), il problema della disuguaglianza sessuale non esiste affatto.
Ora, a chi non è interessato alla questione della parità si potrebbero fare presenti vari elementi: ad esempio, una ricerca della BBC di agosto scorso che mostra l’ambiente dell’arte come uno dei luoghi di lavoro più diseguali: nell’ambito delle vendite, gli uomini riescono a superare le donne fino a dieci volte.
È dimostrato come uno spazio maggiore è dedicato agli uomini: si pensi che la Royal Academic of Arts non ha mai ospitato una mostra personale di una donna. E la National Gallery, che è nata nel lontano 1824, ha tenuto una mostra su una donna, Artemisia Gentileschi, solo nel 2020.
Questi sono dati importanti, forti. Sono dati che ci colpiscono ma, soprattutto, che ci fanno riflettere e ci portano a pensare che, forse, sotto sotto, la missione della Hessel non è così inutile. Anzi, forse ne abbiamo davvero bisogno.