Al Piccolo Teatro torna, attesissima, Emma Dante, per un tutto esaurito nella splendida cornice dello Studio Melato. La regista, ampiamente acclamata dal pubblico meneghino per La Scortecata, decide questa volta di confrontarsi nuovamente con il novellista napoletano Giambattista Basile per portare in scena Pupo di zucchero – la festa dei morti, una favola nera imbevuta della tradizione popolare napoletana. Il 2 Novembre è la festa dei morti e, secondo la tradizione di alcuni paesi meridionali, si organizzano banchetti ricchi di dolci per ringraziare i parenti defunti dei regali portati dal regno dei morti. Si tratta dunque di una giornata in cui la morte si incontra con la vita, i due regni comunicano e i vivi entrano in stretto contatto con i cari morti. Da qui Emma Dante trae ispirazione per imbastire il suo pupo di zucchero, un dolce confezionato appositamente per la celebrazione del 2 Novembre.
Pupo di zucchero è una novella tratta da “Lo cunto de li cunti”, una raccolta di 50 fiabe in lingua napoletana scritte da Giambattista Basile. La regista, per il suo spettacolo, sceglie di mescolare la fiaba originale alla tradizione napoletana, dando vita a uno spettacolo autentico che offre in un lampo uno spaccato di vita quotidiana. Si tratta di un pastiche di generi: dal comico, al grottesco, si passa poi al dramma e infine alla tragedia. Al centro della scena vi è il protagonista assoluto della novella: un uomo rimasto solo che, nel preparare il celebre dolce, evoca i ricordi della propria famiglia ormai defunta. Così, a uno a uno, i personaggi popolano la scena, come marionette mosse dai fili del ricordo. Come veloci flashback, sulla scena si sviluppano vicende passate e tutti i personaggi rivivono il loro eterno istante di gloria, prima di tornare nel regno dei morti.
Pupo di zucchero: scenografia e personaggi
Nella sua semplicità, la scenografia è imponente, soprattutto sul finale dello spettacolo. Infatti, l’utilizzo di manichini dalle fattezze umane evoca un clima estremamente macabro, a tratti inquietante, perfettamente coerente con lo stile della favola nera di Basile. La leggerezza iniziale dello spettacolo viene infatti abbandonata, per lasciare spazio a un clima tetro, che apre le porte a un finale tutt’altro che roseo. Eccezion fatta per il finale, la scenografia di Pupo di zucchero è perlopiù caratterizzata dalla presenza di abiti vistosi e ricchi di significato.
Un gioco sapiente di abiti consente ai personaggi di presentarsi sulla scena in doppia veste: a volte sono i morti che incontrano il protagonista (unico sopravvissuto), altre volte sono i personaggi veri e propri che rivivono la loro vita passata. Il codice che consente di distinguere nettamente i due mondi – il regno dei vivi e quello dei morti – è, come anticipato, quello degli abiti. I personaggi, infatti, sono i morti quando indossano un’abito nero e sono i vivi quando indossano abiti colorati.
La netta divisione di colori è una chiave di lettura importante dello spettacolo. Contemporaneamente, costituisce un valido aiuto per il pubblico, in grado così di districarsi nell’aggrovigliata, seppur breve, narrazione. Emma Dante opera una scelta piuttosto estrema poiché sceglie di mescolare i piani temporali, al punto da trasformare l’intero spettacolo in un frammento confuso di ricordi. Il tempo del ricordo si mescola con il tempo della vita dei personaggi; i morti entrano in contatto con i vivi, tanto da rendere indistinguibile la loro natura.
Pupo di zucchero: la commedia popolare della tradizione napoletana
La popolarità del testo scelto da Emma Dante è perfettamente in linea allo stile di recitazione dei personaggi. Pupo di zucchero viene infatti rappresentato come una commedia popolare, tanto che lo stile della recitazione presenta diversi elementi tratti dalla commedia dell’arte. Ciò è evidente soprattutto in uno dei personaggi morti evocati dal ricordo, che incarna perfettamente le caratteristiche estetiche e caratteriali di uno Zanni. Infatti, la scena in cui il personaggio subentra a imbastire il pupo di zucchero ricorda molto l’Arlecchino alle prese con le prelibatezze della tavola o, più in generale, il comportamento di uno Zanni affamato.
Insomma, con Pupo di zucchero Emma Dante conferma la sua estrema abilità nel portare in scena testi teatrali imbevuti di popolarità, con l’ausilio di attori sopraffini. Osservare un suo spettacolo, non significa soltanto prendere parte a un’opera teatrale, ma assistere a una vera e propria celebrazione artistica, in cui corpo, voce e spirito di tutti gli attori si uniscono per dare vita al fuggevole momento di magia.
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