Il confine dell’opera. Quando un’opera può definirsi compiuta?
Nella storia della letteratura, come nella vita, di cui la letteratura è specchio, non sempre fila tutto liscio. Non sempre un’opera segue l’iter tradizionale di scrittura e pubblicazione. Sono infatti numerosissimi i casi di opere pubblicate postume, non integre, o senza l’autorizzazione dell’autore. E molte di queste sono dei veri e propri capolavori della letteratura mondiale di tutti i tempi. Dunque, come stabilire qual è il confine dell’opera? Qual è il valore dell’autore, e quale quello dell’editore? Nonostante i numerosi sforzi della critica e della filologia, queste domande rischiano di restare senza risposte certe. Nell’articolo si presentano cinque autori e il loro esempio letterario.
Il confine dell’opera di Virgilio
Apparentemente, l’autore di un’opera gioca un ruolo fondamentale nel definire i confini della stessa: è lui che decide quando questa inizia, quando finisce e quando pubblicarla. Eppure a chi verrebbe in mente di non considerare l’Eneide, una delle opere fondative della cultura occidentale, un capolavoro letterario? Il poema latino infatti costituisce forse l’esempio più eclatante di opera pubblicata senza il consenso dell’autore. Virgilio lavorò alla sua stesura negli ultimi dieci anni della sua vita, senza però mai raggiungere la piena soddisfazione. Ammalatosi, pregò l’amico Vario Rufo di bruciare il poema se non fosse tornato dalla Grecia. Quando questo si rifiutò, Virgilio chiese il manoscritto per bruciarlo di persona, ma nessuno volle obbedirgli. L’Eneide era infatti già conosciuta nell’ambiente letterario: Properzio ne aveva dato l’annuncio e Tito Livio, Ovidio e Tibullo ne avevano tratto dei motivi per le loro opere. Anche se contro il consenso dell’autore, l’Eneide si diffuse, scavalcando i secoli e diventando uno dei capolavori della letteratura mondiale.
L’esempio di Ernest Hemingway: “Festa mobile”
Un’altra celebre opera pubblicata postuma, quindi incompiuta e senza il definitivo consenso dell’autore, è Festa Mobile di Ernest Hemingway. Il libro fu pubblicato postumo nel 1964, tre anni dopo il suicidio dell’autore. Hemingway scrisse Festa Mobile negli ultimi anni della sua vita, dopo aver ritrovato, nel 1956, due piccoli bauli pieni di appunti raccolti a Parigi. Hemingway era stato nella capitale francese nel 1928 e soggiornava all’Hotel Ritz. Festa Mobile raccoglie così i ricordi del suo soggiorno parigino, diventando un simbolo letterario della cosiddetta generazione perduta, un gruppo di intellettuali (perlopiù americani) riunitisi a Parigi negli anni Venti attorno alla casa di Gertrude Stein. Dopo la morte di Hemingway, la quarta moglie, Mary Welsh, mise insieme il libro e lo diede alle stampe. Il lavoro fu oggetto di molte critiche, per i numerosi tagli da lei operati e per l’ordine dei capitoli, invertito, a quanto pare, rispetto al manoscritto originale.
Due versioni de “Il Partigiano Johnny”
Un caso altrettanto particolare che fi riflettere sul tema del confine dell’opera, riguarda Il Partigiano Johnny di Beppe Fenoglio. Il romanzo fu pubblicato nel 1968 da Einaudi, cinque anni dopo la morte improvvisa del suo autore, partigiano scomparso a quarant’anni per un cancro ai bronchi. L’iter filologico ed editoriale del romanzo è piuttosto complesso: il romanzo dato alle stampe, infatti, è una miscela di due diverse versioni di Fenoglio. La prima versione, più vecchia, era priva della parte iniziale e ricca di anglicismi e neologismi. La seconda invece era più completa, ma ancora nella forma di una bozza. Gli editor di Einaudi ricostruirono il romanzo pescando ora da una versione ora dall’altra, approdando a un risultato che forse l’autore non avrebbe approvato.
Il confine dell’opera e i problemi della censura
Spostandosi in area sovietica, non si può non citare Il Maestro e Margherita, capolavoro dello scrittore Michail Afanas’evič Bulgakov. Il romanzo, grandiosa satira dell’Unione Sovietica, fu più volte colpito dalla censura. Lo stesso Bulgakov, nel 1930, ne bruciò la prima stesura per timore delle ritorsioni. Iniziò a riscrivere il romanzo dal 1931 e vi lavorò fino al 1940, anno della sua morte. Il Maestro e Margherita fu completato dalla moglie, ma rimase inedito fino al 1966, quando infine venne pubblicato in una versione ampiamente rimaneggiata. La versione originale, tuttavia, iniziò a diffondersi illegalmente in Russia, per poi venire pubblicata a Francoforte nel 1967 e diventare una delle opere più originali e amate della letteratura.
L’esempio di Raymond Carver e Gordon Lish
Nemmeno i racconti possono sottrarsi a questo genere di eventualità. È il caso della raccolta di racconti di Raymond Carver, Di Cosa Parliamo Quando Parliamo d’Amore. La raccolta, inizialmente, non arrivò al pubblico nella sua forma originale, come l’autore l’aveva progettata. Nel 1967 Carver conobbe Gordon Lish, l’editor che lo rese famoso in tutto il mondo. Il loro rapporto, uno dei più controversi nella storia dell’editoria, era inizialmente di amicizia. Lish infatti aiutò Carver, afflitto da problemi economici e di alcolismo, a dedicarsi completamente alla scrittura. Tuttavia, il lavoro di editing di Lish sull’opera di Carver fu talmente invasivo da stravolgerla completamente. Solamente in seguito, Carver mise da parte i suggerimenti del suo editor e trovò maggior spazio per la propria espressione, pubblicando, nel 1983, Cattedrale, opera candidata anche al Premio Pulitzer.
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